manovra-economica-def-2019-eurogruppoManovra Economica e DEF per il 2019. Oggi riunione dell’Eurogruppo in Lussemburgo: primo faccia a faccia fra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e i partner europei. Il governo dovrà spiegare i numeri del Documento di Economia e Finanza e illustrare le misure da inserire nella Legge di Bilancio.


Dopo la ‘notte del 2,4%’, le voci di dimissioni e il richiamo alla Costituzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la riunione di oggi dell’Eurogruppo in Lussemburgo sarà il primo faccia a faccia fra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e i partner europei. Un incontro in cui il titolare di via XX Settembre dovrà cominciare a spiegare i numeri del Documento di Economia e Finanza e a illustrare le misure che il Governo intende mettere nella Legge di Bilancio in grado di sostenerli.

 

Compito non facile per chi sperava di sedersi ai tavoli europei per far accettare un rapporto deficit/pil non superiore all’1,6% e che invece dovrà convincere i ministri finanziari degli altri paesi che lo sforamento al 2,4% sarà compensato da una maggiore crescita e da quella che il vicepremier Luigi Di Maio ha definito “il più grande piano di investimenti della storia italiana”. Soprattutto alla luce delle prime generiche reazioni dei 2 ‘guardiani europei dei conti pubblici’, i commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis che, pur rispettando la consuetudine di premettere che giudizi ne daranno solo di fronte a carte formali, già hanno richiamato al rispetto delle regole.

 

Dombrovskis, in particolare, mercoledì scorso è apparso molto rigido: “la Legge di Bilancio italiana – aveva detto – dovrà essere ben al di sotto del 2% nel rapporto fra pil e debito, se Roma vuol rispettare l’impegno a ridurre il deficit strutturale”. Il dibattito sul tetto del deficit però rischia di far passare in secondo piano il vero indicatore che la Commissione europea andrà a guardare quando dovrà valutare la manovra italiana, e cioè il deficit strutturale.

 

E’ sul saldo strutturale infatti che Bruxelles ha chiesto uno sforzo, o correzione, di almeno lo 0,3% per rispettare pienamente le regole. All’ultimo Ecofin informale a Vienna, sebbene non siano stati messi numeri nero su bianco, a Tria è stato recapitato un messaggio conciliante che andava incontro all’Italia il più  possibile: anche uno sforzo minimo, ad esempio di 0,1%, potrebbe portare ad un rispetto accettabile delle regole. Fino a che livello possa salire il deficit nominale, rispettando allo stesso tempo quella riduzione richiesta del deficit strutturale, è difficile dirlo senza conoscere la composizione della spesa che sarà nella prossima manovra. Perché, per definizione, il deficit strutturale dipende dalla spesa corrente, quello nominale anche dalle una tantum.

 

Alzare il deficit nominale, in misura limitata come Bruxelles aveva fatto capire, non sarebbe quindi vietato a prescindere, ma con limiti ben al di sotto di quelli annunciati dal Governo. Bisognerebbe però allo stesso tempo trovare il modo di fare quegli interventi strutturali che facciano scendere il debito. Entrate una tantum, ad esempio, non sarebbero accettate dalla Commissione. Questa, per citare l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, la “strada stretta” che Tria dovrà percorrere.

 

Manovra: i numeri delle misure

 

Alzare l’asticella del deficit fino al 2,4% del Pil nella Nota di aggiornamento al Def libererà circa 27 miliardi di euro per la manovra (partendo dal dato tendenziale dello 0,8% inserito nel Def di aprile) e consentirà di portare a casa gran parte delle misure annunciate nel contratto di governo, a partire dalla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva che pesano per 12,5 miliardi sul bilancio del prossimo anno.

 

Il reddito di cittadinanza vale invece 10 miliardi, poco più di quanto dovrebbe richiedere la revisione della legge Fornero  con l’introduzione di quota 100 per andare in pensione, quotata al momento dalla Lega tra i 6 e gli 8 miliardi. La flat tax sugli autonomi dovrebbe invece valere 1,5 miliardi (proiettati però in gran parte nel 2020), così come lo stanziamento a favore dei risparmiatori colpiti dai crac bancari. Secondo Luigi diMaio, alle coperture in deficit dovrebbero anche affiancarsi tagli di spesa, con una “riorganizzazione della spesa pubblica improduttiva”.

 

Ecco schematicamente il valore a spanne delle misure annunciate da Lega e Movimento 5 Stelle come punti cardine della prossima legge di bilancio.

 

CLAUSOLE IVA                    12,5 miliardi

 

PENSIONI A QUOTA 100             6-8 miliardi

 

REDDITO di CITTADINANZA           10 miliardi

 

FLAT TAX PER AUTONOMI            1,5 miliardi

 

RISPARMIATORI BANCHE             1,5 miliardi

 

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TOTALE                          33,5 miliardi

 

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IN DEFICIT                      27,2 miliardi