manovra-economica-2019-deficitManovra Economica 2019, un “segnale” del governo a Bruxelles: deficit al 2,4% solo dal prossimo anno?


Vertice a Palazzo Chigi. Nei due esercizi successivi l’asticella scenderà: nel 2020 al 2,2%, per essere ridotta fino al 2% nel 2021. Calerà pure il debito, distanze sul reddito di cittadinanza. Def non ancora pronto. Oggi nuova riunione per mettere a punto le tabelle.

 

L’asticella del rapporto deficit-Pil resta al 2,4% e il governo, su questo, “non arretra di un centimetro” ma “punta a una diminuzione del debito negli anni successivi grazie alla crescita che ci sara’ e ai tagli agli sprechi”. A tirare le somme al termine del vertice di maggioranza sulla manovra e’ il vicepremier Luigi Di Maio che anticipa anche che altri “dettagli saranno ulteriormente definiti nel corso di un vertice sulla Nota di aggiornamento del Def, documento che contiene le nuove stime di crescita e gli obiettivi di bilancio, che proprio oggi dovrebbe essere trasmesso alle Camere.

 

Confermiamo il programma delle riforme annunciate che partiranno gia’ nel 2019”, ha detto il premier Giuseppe Conte, che ha ribadito l’impegno dell’esecutivo per “accelerare la discesa del rapporto debito/Pil in modo consistente nell’arco del triennio”.

 

Confcommercio: “bene il disinnesco delle clausole di salvaguardia”

 

“Bene aver disinnescato le clausole di salvaguardia perché in una fase di rallentamento dell’economia gli aumenti dell’Iva avrebbero prodotto un’ulteriore diminuzione dei consumi. Questa scelta si deve accompagnare con il superamento dell’ipotesi, contenuta in alcune bozze dei documenti programmatici, circa la rimodulazione delle aliquote Iva come strumento per il finanziamento della flat tax”. E’ il commento di Confcommercio al varo del Def da parte del Consiglio dei Ministri.

 

“Quanto al ricorso al deficit – continua Confcommercio – attendiamo di potere esaminare con attenzione i testi approvati dal Consiglio dei Ministri. Perché si tratta di capire come questo deficit si tradurrà in investimenti e in spinta alla crescita. Una crescita necessaria tanto per la sostenibilità del debito, quanto per la coesione sociale e territoriale del Paese”.