legge-di-bilancio-2018-duello-m5s-legaI leader di Lega e M5S affilano le armi in vista del vertice sulla legge di bilancio, si giurano lealtà ma, indirettamente, si dettano reciprocamente le condizioni sulle due “misure bandiera”, reddito di cittadinanza e flat tax.


Sarà la settimana chiave per la manovra e per sciogliere i nodi della ricostruzione del Ponte Morandi. Una settimana decisiva per dimostrare che il governo può andare oltre le tensioni interne. Matteo Salvini e Luigi Di Maio affilano le armi in vista del vertice sulla legge di bilancio, si giurano lealtà ma, indirettamente, si dettano reciprocamente le condizioni sulle due “misure bandiera”, reddito di cittadinanza e flat tax, e si preparano all’ultimo pressing sul ministro dell’Economia Giovanni Tria.

 

Già oggi il premier Giuseppe Conte potrebbe convocare il vertice decisivo sulla Manovra. Mentre martedì, con l’arrivo a Palazzo Chigi del governatore della Liguria Giovanni Toti e del sindaco di Genova Marco Bucci sarà la giornata “X” per un accordo, quello sul commissario alla ricostruzione, sul quale Lega e M5S sono ancora lontani. Salvini e Di Maio provano a smussare le tensioni sia tra gli alleati sia con il premier.

 

“Con Conte e con Di Maio mi messaggio tutti i giorni, sono persone ragionevoli e andremo avanti 5 anni”, sottolinea il leader della Lega dal salotto di Barbara D’Urso.

 

E, nel giorno dell’incontro ad Arcore con Berlusconi, Salvini mette in chiaro un punto con FI: “L’alleanza con il M5S la rifarei domani mattina”. A centinaia di chilometri di distanza, da Nola, Di Maio gli fa eco. “Non ci sono tensioni sulla manovra c’è un dibattito franco”, spiega il leader pentastellato.

 

I due alleati, però, pongono delle condizioni per l’accordo: Di Maio “chiama” una flat tax che aiuti soprattutto il ceto medio, Salvini chiede un reddito di cittadinanza “a tempo” e che evapori se chi lo percepisce non cerca lavoro. Sono, di fatto, messaggi a distanza prima dell’incontro che dovrebbe mettere nero su bianco i “desiderata” di M5S e Lega, più che mai decisi a pigiare il piede sull’acceleratore sulle loro misure più elettorali.

 

Misure il cui iter, tuttavia, sarà tutto in salita.

 

Sul ddl anticorruzione, ad esempio, permane più di una perplessità tra i leghisti, mentre già nei giorni scorsi, in Transatlantico, diversi parlamentari M5S accennavano al rischio che il Movimento si spacchi sulla legittima difesa, su cui Salvini non vorrà certamente fare passi indietro.

 

Si viaggia sul filo, insomma, e anche il rapporto tra i due alleati e il titolare del Mef resta a rischio scossoni. Emerge ad esempio il malumore sia nella Lega che nel M5S sul fatto che Tria, nel luglio scorso, abbia indicato Domenico Fanizza all’executive board del Fmi.

 

Una scelta, lamentano M5S e Lega, fatta a loro insaputa, anche se fonti del Tesoro precisano che tale nomina rientra nelle prerogative del ministro dell’ Economia senza che ci sia alcuna consultazione prevista. Nel menù della prossima settimana ci saranno anche importanti nomine: da quelle dei servizi a quella della presidenza Consob, sulla quale il presidente Sergio Mattarella ha peraltro l’ultima parola.

 

Tutti temi sui quali i ministri M5S potrebbero fare il punto in una delle riunioni notturne che, solitamente il martedì, Di Maio organizza con i suoi per tracciare lo schema con cui affrontare l’alleato. Cercando di smussare i punti di attrito ma tenendo duro sulle misure “bandiera”, a partire dal reddito di cittadinanza