Il Parlamento ha iniziato oggi, con un leggero ritardo, il lungo percorso che porterà all’approvazione definitiva della legge di bilancio 2025 entro Natale: si parte con la firma di Mattarella sul testo al vaglio delle camere.
Per chi non lo sapesse, la cosiddetta “Manovra” è lo strumento previsto dall’Articolo 81 della Costituzione italiana attraverso il quale il Governo, con un documento contabile di tipo preventivo, comunica al Parlamento le spese pubbliche e le entrate previste per l’anno successivo in base alle leggi vigenti (a differenza del rendiconto consuntivo, che è invece un documento contabile nel quale sono elencate le entrate e le spese che si sono realizzate nell’anno finanziario a cui il bilancio si riferisce).
Legge di Bilancio 2025, Mattarella firma il testo: ora si va alla Camera
La firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, apposta sulla manovra di bilancio 2025 oggi, rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso legislativo. Questo atto formale, che segue l’approvazione del Consiglio dei Ministri, conferma la conformità del testo ai requisiti costituzionali e dà il via all’iter parlamentare che porterà all’approvazione definitiva. La sua importanza risiede nel ruolo di garante dell’equilibrio istituzionale che il Presidente svolge, assicurando che il disegno di legge rispetti i principi fondamentali della Costituzione prima di essere discusso e votato dal Parlamento.
Il testo adesso è stato dunque presentato alla Camera e prevede un corposo pacchetto di 144 articoli. Tra le principali novità figurano interventi fiscali, come la riduzione del cuneo fiscale e la riorganizzazione delle detrazioni, oltre a misure sulle pensioni e un piano di revisione della spesa pubblica.
Il governo ha orientato la manovra, dal valore complessivo di circa 30 miliardi di euro, verso il sostegno ai redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, in particolare quelli appartenenti alle fasce medio-basse.
Qui di seguito il riepilogo completo di tutte le misure che verranno analizzate dai lavori parlamentari.
Taglio del cuneo fiscale e riduzione delle aliquote Irpef
Uno degli interventi più significativi è la proroga per cinque anni del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro. Il cuneo fiscale rappresenta la differenza tra il costo totale sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta percepita dal lavoratore. La riduzione del cuneo mira a ridurre il carico contributivo e fiscale, aumentando così il netto in busta paga. Questo intervento, insieme alla riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre scaglioni, consentirà un risparmio fiscale per i lavoratori dipendenti, specialmente quelli con redditi medio-bassi, contribuendo a stimolare i consumi interni. Tuttavia, l’impatto economico complessivo di queste misure è notevole: si stima che costeranno allo Stato circa 15 miliardi di euro, il che rende necessario trovare risorse alternative per compensare tale spesa.
Riduzione della spesa pubblica e contributi da banche e assicurazioni
Per finanziare queste misure fiscali, il governo prevede una riduzione della spesa pubblica, concentrandosi su un taglio medio del 5% nei bilanci dei ministeri. Questo permetterà un risparmio di oltre 2 miliardi di euro. Anche il settore bancario e assicurativo sarà chiamato a contribuire, con un prelievo stimato di 3,5 miliardi. Questi settori sono stati scelti in quanto hanno registrato significativi profitti negli ultimi anni e il governo ha ritenuto giusto che diano un contributo maggiore alla collettività in questa fase di contenimento della spesa pubblica. Infine, la revisione delle “tax expenditures” – ovvero le agevolazioni fiscali – dovrebbe portare ulteriori risorse per un totale di circa 1 miliardo di euro. Questa operazione consisterà principalmente nell’eliminazione di alcune esenzioni fiscali considerate non più necessarie o troppo onerose.
Limiti ai compensi dei dirigenti pubblici
Una delle norme più dibattute riguarda la regolamentazione dei compensi per i dirigenti degli enti pubblici e delle fondazioni che ricevono fondi statali. A partire dal 2025, le retribuzioni di questi dirigenti non potranno superare il 50% dello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione. Questa misura è stata pensata per contenere i costi legati agli alti salari nel settore pubblico e per garantire una maggiore equità, riducendo le eccessive disparità salariali. In pratica, si tratta di un tetto agli stipendi che colpirà una ristretta fascia di dirigenti, ma il cui impatto simbolico e pratico è notevole, soprattutto in termini di contenimento della spesa pubblica.
Incrementi delle pensioni minime
Per quanto riguarda il capitolo pensionistico, il governo ha previsto un aumento degli assegni minimi per i pensionati con redditi più bassi. Nel 2025, le pensioni minime vedranno un incremento del 2,2%, seguito da un ulteriore aumento dell’1,3% nel 2026. Questo intervento si inserisce nella scia dell’aumento temporaneo del 2,7% che era stato introdotto dalla legge di bilancio del 2024. Anche se gli incrementi sono modesti, rappresentano un passo significativo verso il miglioramento delle condizioni economiche per una fascia vulnerabile della popolazione, quella dei pensionati a basso reddito. L’aumento delle pensioni minime è anche un tentativo di contrastare l’inflazione, che ha eroso il potere d’acquisto negli ultimi anni.
Detrazioni per spese sanitarie e mutui
Il testo della manovra prevede una tutela specifica per le detrazioni legate alle spese sanitarie e ai mutui. Queste due voci sono infatti escluse dalla revisione delle detrazioni fiscali. Le spese sanitarie continueranno a essere detraibili, garantendo un sollievo economico per molte famiglie, soprattutto quelle che devono sostenere costi elevati per cure mediche. Lo stesso vale per gli interessi sui mutui contratti fino al 31 dicembre 2024, che resteranno soggetti alle attuali agevolazioni. La misura ha un impatto positivo su numerosi contribuenti, che continueranno a beneficiare di queste detrazioni senza subire alcun taglio.
Novità per il Superenalotto
Un’altra novità riguarda l’introduzione di un’estrazione settimanale aggiuntiva per i giochi del Lotto e del Superenalotto, prevista per ogni venerdì a partire dal 2025. L’obiettivo di questa misura è aumentare gli introiti fiscali derivanti dai giochi, senza gravare direttamente sui contribuenti. In caso di coincidenza con una festività nazionale, l’estrazione sarà posticipata o anticipata per garantire la continuità del concorso. Questa novità punta a sfruttare il crescente interesse per i giochi a premi, con l’intento di generare ulteriori entrate per lo Stato.
Fondo per le emergenze nazionali
Il Fondo per le emergenze nazionali sarà incrementato di 50 milioni di euro all’anno a partire dal 2025. Questo aumento delle risorse destinate alle emergenze permette al governo di disporre di fondi più consistenti per far fronte a situazioni critiche come calamità naturali, eventi imprevisti o crisi sanitarie. L’incremento del fondo rappresenta un segnale di maggiore attenzione verso la protezione civile e la gestione delle emergenze, con l’obiettivo di garantire una pronta risposta in caso di necessità.
Tempistiche e relatori della manovra
Il calendario dell’esame parlamentare della manovra prevede che l’iter inizi ufficialmente alla Camera con le audizioni in commissione Bilancio, programmate per il 28 ottobre. Le proposte di emendamento dovranno essere presentate tra l’8 e il 10 novembre, mentre il testo finale sarà discusso entro Natale.
La manovra sarà seguita da tre relatori di maggioranza:
- Ylenja Lucaselli per Fratelli d’Italia
- Mauro D’Attis per Forza Italia
- e Silvana Comaroli per la Lega.
Questo iter fa parte di una prassi che prevede l’alternanza tra Camera e Senato nella discussione delle leggi di bilancio, con l’obiettivo di garantire un esame equilibrato e condiviso tra i due rami del Parlamento.