La Commissione ha messo a punto un progetto per un loro coinvolgimento diretto nell’attività di interdizione
I primi due Stati ad essere coinvolti nell’avvio dei negoziati finalizzati a verificare l’esistenza di punti di incontro sono la Norvegia e la Russia. Ma perché iniziare proprio da questi due Stati? La Norvegia e la Russia, sebbene non siano ancora Stati appartenenti all’Unione europea, hanno già preso parte a controlli multilaterali o hanno partecipato attivamente, in qualità di osservatori, alle riunioni organizzate nell’ambito di Eurofisc, il programma di controlli e monitoraggio, che prevede il coinvolgimento diretto di tutti gli Stati membri e l’affidamento del coordinamento centrale a un singolo Stato.
A tutt’oggi colloqui esplorativi sono stati avviati oltre che con la Norvegia e la Russia anche con Canada, Turchia e Cina ma la Norvegia e la Russia hanno già indicato che sono pronte ad avviare negoziati ufficiali.
Perché il coinvolgimento dei Paesi terzi
L’esperienza degli Stati comunitari ha dimostrato che i meccanismi di frode dell’Iva spesso sono istituiti con controparti localizzate in Paesi terzi che non appartengono all’Unione europea. Inoltre, il rischio di frode o di evasione dell’imposta è ritenuto particolarmente elevato nelle attività di e-commerce, dal momento che, rispetto alle transazioni tradizionali, assume un ruolo di rilievo determinare il luogo della prestazione dei servizi nell’individuazione dei fornitori e dei clienti.
Le motivazioni alla base dell’intesa
Secondo la Commissione, il mercato unico sulla libera circolazione di beni e servizi tra gli Stati membri, istituito nel 1993 con l’abolizione dei controlli fiscali alle frontiere interne dell’UE, e il processo di globalizzazione dell’economia richiedono un sistema dell’Iva che non sia soltanto in grado di adattarsi ai cambiamenti economici ma anche di sviluppare un meccanismo di intelligence che permetta di contrastare in modo efficace i fenomeni fraudolenti. Aspetti questi che, grazie alle nuove tecnologie, diventano sempre più difficili da controllare se non facendo leva sulla collaborazione tra le Amministrazioni, europee e non. Un ruolo centrale nelle strategie di ampliamento delle attività di investigazione e dl contrasto ha lo scambio internazionale delle informazioni che alimenta le banche dati dell’accertamento di tutte le Amministrazioni tributarie coinvolte nel processo di interdizione degli illeciti.
La necessità di un accordo permanente con l’Unione europea
I funzionari delle Amministrazioni finanziarie dei Paesi Ue che collaborano con le Amministrazioni fiscali dei Paesi terzi hanno, a più riprese, segnalato la necessità di pervenire in tempi brevi a un accordo permanente anche con questi Stati sulla cooperazione amministrativa in materia di Iva. L’obiettivo è poter utilizzare, senza limitazioni di sorta, gli strumenti di cui attualmente dispongono gli Stati membri dell’Unione europea. Scambiare le informazioni e accedere alle banche dati anche con i Paesi non Ue consentirebbe di valutare in modo più efficace le origini e gli effetti delle frodi ma anche i nuovi potenziali rischi. Con un accordo stabile con i Paesi terzi, anche la cooperazione diventerebbe su base permanente.
Gli interventi da parte della Commissione
Rafforzare il sistema Iva contro la frode è uno degli obiettivi chiave della riforma del sistema impositivo da parte della Commissione europea così come il piano d’azione per rafforzare la lotta alle frodi e all’evasione fiscale, presentato il 6 dicembre 2012. In particolare tra le azioni da intraprendere a medio termine (entro quest’anno) vi è quella di ottenere l’autorizzazione del Consiglio ad avviare negoziati con i Paesi terzi per accordi bilaterali sulla cooperazione amministrativa nel settore dell’Iva dato che spesso gli specialisti delle frodi sfruttano l’assenza di una effettiva cooperazione tra le Amministrazioni tributarie.