Sono 4,2 milioni, per un totale di oltre 13 milioni di persone, le famiglie che hanno richiesto il nuovo Isee, il 21% della popolazione residente, passando dal 18% nel Centro Nord al 28% nel Mezzogiorno.
E’ stato pubblicato oggi dal Ministero del Lavoro il rapporto annuale Isee 2015, il documento nel quale si evidenzia l’andamento della presentazione delle domande per l’accesso alle prestazioni socio-sanitarie legate al reddito del nucleo familiare. Complessivamente sono 4,2 milioni, per un totale di oltre 13 milioni di persone, le famiglie che hanno richiesto il nuovo Isee, il 21% della popolazione residente, passando dal 18% nel Centro Nord al 28% nel Mezzogiorno. Circa metà delle DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre poco più di una su cinque da universitari e una ogni 5,5 da nuclei con persone con disabilità. I nuclei che non appartengono ad alcuno dei gruppi sopra indicati (single, coppie senza figli, nuclei con figli maggiorenni non universitari, anziani autosufficienti, ecc.) sono meno di uno su quattro. Solo un nucleo ogni duecento presenta le tre caratteristiche qui esaminate congiuntamente e cioè la contemporanea presenza di almeno un minorenne, un universitario e una persona con disabilità. Tra i nuclei con persone disabili, uno ogni 4,5 è un nucleo in cui vi è anche un minorenne e uno ogni 10 in cui vi è anche un universitario. Tra i nuclei con universitari, uno su tre presenta tra i componenti anche un minorenne.
Il rapporto stressa in particolare le differenze rispetto alle dichiarazioni ante 2014, prima della Riforma dell’indicatore Isee, che vede una forte crescita del patrimonio mobiliare dichiarato dai contribuenti (cioè conti correnti e libretti di deposito) del nucleo familiare rispetto al passato. Già dopo l’annuncio della riforma, si legge nel rapporto, nel triennio 2012 – 14, si era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa l’80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari finanziari all’Agenzia delle entrate per la lotta all’evasione potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma l’effettiva implementazione delle nuove regole ha risultati eclatanti in termini di emersione.
Nel 2015 si osserva, rispetto al 2014, un abbattimento dell’80% delle DSU con patrimonio nullo (dal 66,8 al 14,1% ). Allo stesso tempo il valore medio è più che doppio (da 6.700 a 14.700 euro) e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte superiore (da 2.000 a oltre 13.000 euro). Gli andamenti già rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma addirittura più accentuati: nell’ultimo trimestre dell’anno, la quota di DSU con patrimonio mobiliare nullo era dell’8% a fronte del 24% nel primo trimestre, tre volte tanto . Il trend è ancora più evidente se si osserva – continua il rapporto – il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi un nucleo familiare su due a gennaio a uno su dodici negli ultimi mesi dell’anno. Ciò è dovuto anche ad una diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte citata presenza di nuclei familiari con universitari – con ISEE molto più alto della media – a partire da settembre ), ma non v’è dubbio che l’annuncio dell’attivazione di incroci tra banche dati (nella prima parte dell’anno), oltre all’esplicitazione delle omissioni rilevate in sede di attestazione (nella seconda parte dell’anno) abbiano indotto una maggiore fedeltà nei comportamenti.
Anche la distribuzione territoriale della ‘popolazione Isee’ denota una forte inversione di tendenza: fatta eccezione per le Provincie autonome di Trento e Bolzano, infatti, in tutte le altre Regioni la popolazione costituisce almeno un settimo e non più un terzo del totale. “E’ un segno tangibile di un utilizzo più appropriato dello strumento, che andrebbe utilizzato solo a fronte della effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate: non si registrano più anomalie quali quelle di regioni in cui, in presenza di una offerta di servizi molto bassa, oltre il 60 % della popolazione era coperto da Isee”, si legge ancora nel Rapporto che annota come siano state migliorate e velocizzate le procedure di rilascio dell’attestato; dai 14 giorni del passato si è passati in dicembre a 3 giorni.
“Notevole” anche, si legge ancora, la semplificazione amministrativa: “l’aver previsto una validità nell’anno civile anziché nell’anno solare, ha ridotto sensibilmente la ripetizione della Dsu da parte dello stesso nucleo familiare in corso d’anno; per coloro che presentano la Dsu nel primo semestre, le ripetizioni nel secondo semestre sono passate dal 18% al 5,5%”.
Il nuovo indicatore economico di equivalenza
Il nuovo ISEE è entrato effettivamente in vigore il 1 ° gennaio 2015 dopo un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi tre governi. Tra le novità più importanti c’è la certificazione dei redditi: vengono incrociati i dati degli archivi lnps e dell’Agenzia delle Entrate, e una rimodulazione rispetto alla situazione reddituale con l’inclusione di redditi o trattamenti esenti. E’ stata introdotta nel calcolo del valore della casa una riduzione pari all’eventuale mutuo ancora in essere, mentre per chi è in affitto è stato aumentato l’importo massimo deducibile. Come noto, nel 2016 la disciplina riformata dell’ISEE è stata nuovamente modificata con riferimento ai nuclei familiari con persone con disabilità. Infatti, a seguito delle sentenze del Consiglio di Stato, che hanno definitivamente chiarito che nella nozione di «reddito disponibile» non potevano essere inclusi i trattamenti percepiti in ragione della condizione di disabilità, con la conversione del decreto – legge 29 marzo 2016, n. 42, è stato corrispondentemente modificato l’ISEE delle persone con disabilità, recuperando alcune caratteristiche della previgente disciplina.