Ministro Angelino Alfano, cresce la domanda di sicurezza, mentre il governo (attraverso il commissario Cottarelli) intende dare una sforbiciata alle forze dell’ordine.
«Con i sindacati delle forze dell’ordine sono stato chiaro: sulla sicurezza non arretrerò di un millimetro. Non sono previsti tagli, anzi procederemo alla riorganizzazione dei servizi per dare maggiore efficienza al sistemasicurezza», risponde il ministro dell’Interno che annuncia anche a breve una visita in Veneto per affrontare il problema della sicurezza.
Accorpamento delle cinque polizie esistenti?
«Non si intende tagliare personale ne arretrare sul piano sicurezza. È chiaro che starò dalla parte dei cittadini e di chi in divisa si batte per garantire le città sicure. Poi, se in 10 chilometri ci sono tre commissariati, magari per uno non rinnoveremo l’affitto, ma gli uomini saranno distribuiti sul territorio».
Però i sindacati di polizia non le credono e sono sul piede di guerra.
«Noi attendiamo da tutti gli interessati delle opinioni sul piano di razionalizzazione e non abbiamo assunto alcuna decisione definitiva».
Politicamente va segnalata la sfiducia nei suoi confronti annunciata dal segretario della Lega, Matteo Salvini.
«Credo che siano dichiarazioni elettorali. Io sono il ministro dell’Interno che ha riportato il segno più sugli stanziamenti alle forze dell’ordine. A detta dei sindacati, la botta più dura alla sicurezza è stata data dal decreto legge del 2010, quando ministro dell’interno non ero io…».
Era il leghista Roberto Maroni.
«Lo hanno detto i sindacati di polizia. In concreto, nella Legge di Stabilità 2014 abbiamo previsto 700 milioni in più per le forze dell’ordine, un’eccezione al blocco del turnover del 55% e l’impiego di tutto il ‘fondo unico giustizia’ di pertinenza del ministero da destinare ai ‘poliziotti di trincea’, non certo per dirigenti o alti gradi».
I comuni di Padova, Treviso, Venezia hanno firmato un patto contro l’accattonaggio. Lei approva la discesa in campo degli enti locali?
«Abbiamo in corso di definizione specifici patti per la sicurezza urbana con i comuni, per modelli di sicurezza integrata con lo Stato. Credo molto nella sicurezza sussidiaria. E comunque, molto presto verrò in Veneto…».
Verrà in Veneto, chi incontrerà?
«Tutti i prefetti della regione per fare con loro il punto sulla sicurezza».
Il semplice foglio di via, ammesso che si riesca a metterlo in pratica, non serve più. Anche perché molti destinatari sono diventati cittadini europei, come i ‘barbanera’ (vengono dai monti della Romania) che hanno invaso Mestre: vengono cacciati e poi ritornano. E tornano d’attualità i comitati cittadini. Quello ‘Mestre Off Limits’ ha preparato un progetto di legge che intende consegnare a lei dove in pratica si prevede il ‘reato di degrado’.
«Il foglio di via obbligatorio necessita di presupposti di legge, come la pericolosità per la sicurezza pubblica. Alcuni strumenti hanno segnato limiti di efficacia: per alcuni, si prevede l’attivazione di un procedimento penale che difficilmente arriverà a definizione; altri, come quelli adottati per i romeni dediti all’accattonaggio, creano problemi di notifica oppure il problema del ritorno in Italia dopo aver ‘scontato’ l’allontanamento».
Soluzioni?
«Intanto puntare su ipotesi di riforma della normativa. Poi, abbiamo predisposto un servizio straordinario di controllo del territorio allo scopo di prevenzione. Riferendosi ai ‘barbanera’ si parla di 50-60 unità, e quando sarò in Veneto predisporrò un piano specifico e mirato di servizi che abbiano la dimensione ‘tagliata’ su misura del territorio».
Allarme anche a Padova. Le spaccate ai negozi sono in pesante aumento, anche sei in una notte. L’associazione dei commercianti ha inviato una lettera al suo ministero, chiedendo di non tagliare altri fondi per la sicurezza, porre mano con urgenza al codice penale e di procedura, inasprendoli per «evitare la beffa di trovarsi di fronte criminali abituali a piede libero il giorno immediatamente successivo al furto, allo scippo o alla ‘spaccata’»; dotare la città di forze sufficienti al fine di scongiurare una progressione «con esiti imprevedibili».
«Da gennaio, sono attivi dei servizi, con l’aiuto del reparto prevenzione crimine, che si sono protratti nelle ore notturne in tutta la rete viaria di Padova, garantendo in ogni quadrante, la presenza di almeno due equipaggi. E da quel mese c’è stato un decremento dei furti e dei reati in genere. Il che ha portato all’arresto di un gruppo di romeni e altre due persone, un nordafricano e un italiano, responsabili di quasi tutti i reati commessi in gennaio nel centro storico».
Da segnalare anche le tensioni contro le grandi opere. Quattro imprese venete che lavorano ai cantieri dell’alta velocità in Val di Susa hanno subito attentati incendiari.
«Sono stato in Val di Susa per sostenere le forze dell’ordine. Quando le grandi opere sono state decise, vanno realizzate. Non si può intimidire lo Stato, che è più forte di chi vuole impedire le applicazioni delle sue decisioni. Ho promosso una normativa che equipara l’accesso ai cantieri Tav a quello a zone militari, inasprendo le pene. Per le aziende colpite, sono previsti tutele e risarcimenti».
Nella competizione aperta nel centrodestra, Ncd sta cercando di insediarsi nel ceto medio produttivo e scalzare Forza Italia?
«Noi siamo stati e saremo gli avvocati del ceto medio, che ha retto alla crisi rimanendone, però, impoverito. Dobbiamo ricominciare di lì. Per questo chiederemo che i benefici fiscali riguardino anche le partite Iva che abbiano un reddito entro i 25mila euro, che non abbiano dipendenti».
Udc e Popolari per l’Italia si sono alleati per le europee. E Ncd cosa fa? Non sarebbe logico che ci fosse una federazione tra le tre sigle?
«Ncd ha avviato la fase costituente e il simbolo sarà in campo. Con chi sta al governo pensando al futuro successo del centrodestra e ad un’area alternativa al centrosinistra, avremo un raccordo più stretto ma è prematuro dire se ci sono le condizioni per correre insieme. Non abbiamo alcuna preoccupazione per la soglia di sbarramento del 4%».
FONTE: Ministero dell’interno
AUTORE: Giorgio Gasco