Indici-Sintetici-di-Affidabilita-FiscaleDal 2017 nuovi indici per valutare l’affidabilità fiscale dei contribuenti chi ottiene punteggi elevati eviterà gli accertamenti e potrà avere rimborsi in tempi più rapidi il provvedimento.


 

I contribuenti interessati non li avevano mai particolarmente amati: già aboliti con una legge dello scorso anno, gli studi di settore vanno definitivamente in soffitta grazie ad un emendamento alla “manovrina” che disciplina in modo dettagliato gli strumenti destinati a sostituire gli studi, ovvero gli indicatori sintetici di affidabilità fiscale (Isa). Per i circa 3 milioni e mezzo di contribuenti coinvolti il cambio di impostazione, che scatterà già per l’anno d’imposta 2017, dovrebbe risultare abbastanza netto.

 

Finora l’amministrazione fiscale cercava di determinare i ricavi attesi per una certa attività economica (in base a parametri quale la sua posizione, il modello organizzativo, la situazione generale e così via) e utilizzando i risultati poteva anche procedere ad accertamenti, presumendo quindi che l’interessato avesse versato meno di quanto dovuto. D’ora in poi invece le stesse procedure di calcolo, in forma più raffinata, dovrebbero servire a dare una sorta di pagella ai contribuenti, con il sottinteso che questi siano interessati a migliorare la propria votazione. Chi ottiene punteggi alti avrà una serie di benefici: esonero dalla necessità di farsi apporre il visto di conformità al momento di farsi compensare i crediti o ottenere rimborsi, esclusione dagli accertamenti basati sulla presunzione semplice, anticipazione di un anno dei termini di decadenza per gli accertamenti. Insomma chi è affidabile sarà “disturbato” meno dal fisco e in generale avrà vita più facile nei rapporti con l’amministrazione.

 

Meccanismi di questo tipo per la verità erano stati introdotti da qualche anno anche per gli studi di settore, ma ora dovrebbero diventare il punto essenziale del nuovo modello. L’idea è passare da una logica punitiva, o comunque di deterrenza, ad una premiale, nell’ambito di un complessivo approccio del fisco orientato alla collaborazione con il contribuente. Concretamente, gli indici si articolano su una scala che va *** da 1 a 10, proprio come una pagella scolastica: nel dettaglio dovranno essere approvati ogni anno con un decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze. Le procedure per gli studi di settore sono gestite da una società pubblica di proprietà del ministero dell’Economia e della Banca d’Italia, la Sose, che ora si occuperà anche degli indici di affidabilità usando una metodologia che nel frattempo è stata migliorata. In particolare, invece dei soli ricavi con i nuovi indicatori saranno stimati anche il valore aggiunto e il reddito d’impresa, le valutazioni saranno più accurate grazie ad una maggiore mole di informazioni utilizzate, i modelli utilizzati permetteranno di tener conto dell’andamento ciclico dell’economia eliminando quindi la necessità di predisporre appositi correttivi ex post.

 

Quest’ultimo era uno dei punti delicati emersi negli anni della recessione: una crisi eccezionale che abbattendo ricavi e redditi dei contribuenti poteva paradossalmente farli apparire non più in linea e quindi potenzialmente segnalarli come sospetti evasori. Si comincerà dunque quest’anno. L’Agenzia delle Entrate, che lavora da tempo al progetto ha avviato la sperimentazione dei nuovi indici in otto settori economici: commercio all’ingrosso di macchine utensili, commercio al dettaglio di abbigliamento e calzature, amministrazione di condomini, studi di ingegneria, fabbricazione di calzature, produzione e corn m ercio al dettaglio di prodotti di panetteria, riparazione di auto e moto, servizi di ristorazione commerciale.