Il fulmine a ciel sereno è arrivato mercoledì mattina quando sul sito del dipartimento finanza locale del Ministero dell’Interno è stato pubblicato l’aggiornamento del riparto del Fondo di solidarietà comunale per il 2014.

Ai responsabili finanziari e ai revisori comunali è bastato un attimo per rendersi conto che nel prospetto delle risorse di riferimento per la determinazione del Fondo era comparsa una nuova voce «Riduzione per effetti verifica Imu D (dati DF del 11/09/2014)» con accanto un segno meno, variabile da comune a comune, ma che non ha lasciato immune nessun municipio. A Roma il taglio è stato di 15 milioni di euro, a Milano di 7, a Torino di 4. Nei municipi medio-grandi la decurtazione sfiora in molti casi i 100 mila euro.

Quanto basta per far sballare i conti. I tagli ammontano in totale a 172 milioni e stanno gettando nel panico i comuni soprattutto perché ufficializzati a due settimane di distanza dalla scadenza del termine per l’approvazione del bilancio preventivo (30 settembre).

Ora toccherà rifare i conti, riapprovare i bilanci (per chi farà in tempo) o approvare una delibera di assestamento successiva. Nel frattempo revisori e ragionieri locali sono sul piede di guerra e c’è anche chi è arrivato a minacciare le dimissioni non volendo assumersi la responsabilità di un bilancio non più veritiero.

Anche perché in molti casi si tratta di comuni che hanno già spinto al massimo la leva fiscale e quindi ora non sanno come compensare le decurtazioni applicate dal Viminale. Ma perché questi tagli e perché proprio adesso? Si tratta delle compensazioni originate dalla revisione del gettito Imu sui fabbricati produttivi di categoria D che dal 2013 spetta allo stato fino alla concorrenza dell’aliquota base del 7,6 per mille. L’anno scorso non ci sono stati conguagli, ma quest’anno Mef e Mininterno hanno deciso di recuperare questo credito al bilancio dello stato. Fin qui tutto legittimo, ma i comuni contestano la tempistica.

«Si tratta di un inaccettabile intervento estemporaneo che rifl ette la volontà di operare la riduzione sulla base di norme che, seppur previste, comportano in questa fase dell’anno gravissime ripercussioni sulla gestione fi nanziaria dei comuni che hanno già deliberato, o stanno per deliberare, il bilancio di previsione», ha protestato l’Anci.

L’associazione guidata da Piero Fassino nega, come sostenuto dal Viminale, che sui tagli fosse stato raggiunto l’accordo nella Conferenza stato-città dell’11 settembre (il Mef, ribatte l’Anci, aveva solo prospettato questa intenzione) e ha chiesto al governo un immediato dietrofront. L’assegno di 49 milioni, in arrivo quale bonus per il passaggio del catasto ai comuni, addolcirà i tagli, ma non basterà a chiudere questi improvvisi buchi che stanno mettendo a rischio la stabilità finanziaria dei comuni.

 

 

FONTE: IFEL – Fondazione ANCI

 

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