grecia-crisiIl neo ministro delle Finanze della Grecia, Euclid Tsakalotos, ha inviato una lettera con la richiesta di un programma di assistenza finanziaria di tre anni per far fronte agli obblighi del debito e assicurare la stabilità. Tsipras all’Europarlamento: “via baby pensioni e misure fisco, ma tagliate il debito”.

 

La strada è stretta, il tempo per percorrerla è poco, ma la Grecia può ancora farcela e i segnali arrivati lasciano ben sperare, almeno per il momento. Mentre Tsipras era impegnato a convincere i politici dell’Europarlamento delle sue buone intenzioni, il suo ministro dell’Economia faceva partire ufficialmente la richiesta di aiuti al fondo salva-Stati Esm. Richiesta accolta dopo qualche ora dal presidente dell’Eurogruppo e del board dell’Esm, Jeroen Dijsselbloem. L’Europa vuole fare la sua parte fino in fondo e, purché si rispettino le procedure comuni sigillate nei Trattati, continuerà ad ascoltare ed assistere la Grecia fino a domenica. Anche la Bce resta sulla stessa linea, confermando la liquidità d’emergenza (Ela) alle banche, che comunque restano chiuse fino a venerdì. Ma non basta chiedere gli aiuti all’Esm – ancorché con toni molto più pacati di prima – per ottenerli.

 

Quello che interessa all’Eurozona è conoscere il prezzo che il Governo Tsipras è disposto a pagare per ottenere il sostegno. Un prezzo anche politico, come ha fatto capire al premier la mattinata passata al Parlamento europeo. Il referendum non ha cambiato le carte in tavola, anzi, ha innervosito i partner che non ci stanno ad assegnare ad Atene il titolo di democrazia ‘ più democratica’ delle altre solo perché ha consultato i cittadini su scelte che competevano al Governo. Le condizioni per ottenere gli aiuti non saranno quindi più morbide. Tsipras lo sa, e per questo già agli eurodeputati ha annunciato le prime misure: “ci sono distorsioni del passato che devono essere superate, come la questione delle pensioni. Vogliamo abolire le pensioni baby in un Paese che si trova in una situazione disastrosa”, ha spiegato Tsipras, ribadendo di voler fare le riforme, “ma vogliamo tenerci il criterio di scelta su come suddividere il peso”. La lettera arrivata all’Esm è firmata dal ministro Euclid Tsakalotos e chiede un programma di assistenza finanziaria di tre anni per far fronte agli obblighi del debito e assicurare la stabilità, ma senza fare cifre degli aiuti necessari. Li farà forse in un secondo momento, e in ogni caso non è la Grecia a decidere la somma ma il direttore generale dell’Esm, Klaus Regling.

 

La lettera contiene i primi impegni, a dimostrazione della determinazione del Governo: misure su pensioni e fisco saranno varate già lunedì. Mentre la richiesta di rendere il debito più sostenibile è stata molto ammorbidita. Per oggi inoltre, i greci si sono impegnati a consegnare anche la lista dettagliata delle riforme, che sarà valutata dall’ x troika venerdì. Anche l’Eurogruppo si muove: gli sherpa dei ministri hanno esaminato la lettera greca, e dato luce verde al presidente Dijsselbloem affinché attivasse la procedura. Le prossime tappe prevedono che Commissione Ue e Bce preparino una valutazione delle necessità finanziarie di Atene, ed assieme all’Fmi facciano una valutazione della sostenibilità del debito. Tutto finirà sul tavolo dell’Eurogruppo sabato, che prepara il summit di domenica. Una corsa contro il tempo, che si può vincere solo se Atene rispetterà i tempi che l’Ue le ha dettato.

 

“Per superare l’attuale crisi, che non è solo greca ma coinvolge tutta l’Europa e ci interroga profondamente sulla stessa idea di Europa, bisogna accendere due motori: quello economico-finanziario e, soprattutto, quello politico, al fine di trovare un accordo soddisfacente che è ancora possibile. Se la Grecia dovesse uscire dall’euro crescerebbe l’instabilità finanziaria per tutti i paesi e i rischi connessi alla nuova condizione si pagherebbero con tassi d’interesse sui debiti sovrani strutturalmente molto più alti di quelli attuali. L’eventuale ‘Grexit’ inciderà negativamente sul clima di fiducia delle famiglie e delle imprese, riducendo la domanda interna europea, e potrebbero diminuire fortemente gli investimenti esteri nei paesi più deboli dell’area dell’euro. Uno scenario che rischierebbe di compromettere definitivamente la timida ripresa che si sta registrando nella nostra economia”: è quanto ha dichiarato il presidente di Rete Imprese Italia e Confcommercio, Carlo Sangalli, sulla crisi greca a margine dell’Assemblea dell’Abi.