I ritocchi Iva e le nuove tasse sono una componente centrale del pacchetto di salvataggio predisposto a Bruxelles. Una serie di aumenti corposi delle tasse è entrata in vigore da questa estate. Tra le novità l’aumento di punto di aumento percentuale dell’imposta sul valore aggiunto e del 10% per i servizi resi tramite i canali della pay-tv. Inoltre alberghi e mezzi di comunicazione dovranno tirar fuori più soldi, il 3% in più, rispetto a quanto richiesto loro lo scorso anno, dato che l’imposta sulle società è salita al 29%. Le nuove tasse introdotte in Grecia sono una componente centrale del pacchetto di salvataggio predisposto a Bruxelles: in pratica, i creditori della Grecia considerano necessario un aumento delle entrate fiscali per poter riattivare la macchina economica, ferma ai box da almeno 6 anni. Il risultato ottenuto sembra però distante dalle attese, anzi, la direzione in cu si spinge l’economia è d’un ennesimo trend negativo perché imponendo gli aumenti dell’Iva e dell’imposta sui profitti alle imprese già in difficoltà, il rischio è di provocare un danno ancora peggiore alle imprese locali che potrebbero invece dare impulso alla crescita economica.
La situazione nel resto dell’Europa – All’interno del piano d’azione sull’Iva rilasciato ad aprile, si stima che il deficit di raccolta per questa imposta sia pari a circa 170 miliardi di euro l’anno, in pratica il 15,2% del gettito previsto andrebbe perduto. A partire dal 2015, le imprese che vendono prodotti e servizi per via elettronica attraverso le frontiere dell’UE devono pagare l’Iva nel Paese di acquisto. Anche se c’è un sistema “one-stop shopping” per il pagamento della tassa in tutta l’Ue, i commercianti però devono ancora mantenere le informazioni su ogni transazione, segnalarlo e tenere traccia delle aliquote Iva in diversi Paesi. Per questo l’Ue promette “una proposta legislativa per modernizzare e semplificare l’Iva per il “cross-border e-commerce” per la fine di quest’anno e un “pacchetto di semplificazione Iva” per le piccole imprese l’anno prossimo.
Le proposte elaborate dall’Ocse – Le imposte sulle società sono più difficili da modificare, da aggiornare, da modernizzare. L’Ocse ha elaborato alcune proposte sulla fiscalità nell’era digitale a partire dal 2013. Alla fine dell’anno passato ha pubblicato un Rapporto per rendere pubblica la discussione sulle diverse opzioni allo studio che, al momento, sono soltanto ipotesi di lavoro. Tra le proposte formulate da diversi think tank, europei e non, poi vi è anche quella di tassare le entrate lorde delle società che operano su internet nel Paese in cui si realizzano. D’altronde, quest’ultima opzione è probabilmente più praticabile. Le imposte sul reddito delle società sono infatti le più facili da livellare verso il basso attraverso l’utilizzo dei prezzi di trasferimento, i prestiti intra-aziendali e le royalties sulla proprietà intellettuale.
Tassare l’imponibile lordo del gigante che opera su internet – L’idea potrebbe essere quella di una sorta di tassa sulle entrate lorde, che costringerebbe i giganti high-tech degli Stati Uniti a condividere le tasse anche con la Grecia. Uno strumento non rivoluzionario, sotto il profilo della strumentazione fiscale, ma efficace sul versante della mera contabilità di gettito. Eppure, nonostante si tratti di una misura non estrema, decine di Paesi avrebbero bisogno di concordare modifiche specifiche per centinaia di accordi sulla doppia imposizione. Successivamente, modalità di monitoraggio delle transazioni e la tassazione stessa dovranno essere sviluppate, così come accade già per l’Iva.