bilancio consolidatoFinalmente è arrivata l’intesa sulla ripartizione dei fondi previsti dalla Legge di Bilancio per Regioni, Province e Comuni.

 


 

La Conferenza Unificata di ieri, dopo ben quattro tentativi, ha dato il via libera al Dpcm che ripartisce i fondi stanziati dalla Legge di Bilancio (commi 433 e seguenti della Legge n. 232/2016) a favore degli enti territoriali.

 

La dotazione è stata disposta su due fondi con caratteristiche diverse: solo un miliardo, infatti, dispone di una copertura piena ed è stato interamente assegnato agli enti di area vasta (650 milioni alle Province, 250 milioni alle cCttà metropolitane, più 10 milioni aggiunti in extremis a favore degli enti di area vasta della Sardegna) con l’obiettivo di sterilizzare una parte dei pesanti tagli previsti a loro carico dalle scorse manovre. Regioni e Comuni, invece, si sono divisi i restanti due miliardi.

 

“Ci sono luci e ombre” commenta il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro.

 

“E’ positivo che la manovra non preveda tagli nei trasferimenti, come già nel 2016, e che si recuperino progressivamente risorse su cui l’Anci ha dato battaglia, come i 300 milioni di ristoro per la penalizzazione ingiustificata subita dai Comuni a seguito dell’errata quantificazione, da parte del Mef, delle risorse dovute nel passaggio tra Ici e Imu. È invece preoccupante la continua riduzione della compensazione relativa alla cambiamento di regime fiscale tra Imu e Tasi che interessa 1.800 Comuni, quantificata in 300 milioni, un importo ancora largamente inferiore sia a quanto gli enti devono recuperare (480 milioni secondo le stime), sia rispetto al riconoscimento del 2016 (390 milioni). Ed è insoddisfacente il riconoscimento di 300 milioni in 30 anni per saldare il debito che lo Stato ha nei confronti dei Comuni per le spese di funzionamento degli uffici giudiziari, che, grazie a una nostra battaglia, sono ora in capo a Roma e non più agli enti locali. Quel debito, riconosciuto anche dal ministero della Giustizia, ammonta a 650 milioni fino al 2015. L’offerta di 300 milioni in 30 anni per chiudere il contenzioso davanti ai giudici amministrativi è una proposta debole, destinata a essere rispedita al mittente”.

 

L’Anci vince una importante battaglia per le città metropolitane. Gli enti di secondo livello delle regioni a statuto speciale si vedono assegnati 70 milioni nel caso della Sicilia e 30 (a regime) nel caso della Sardegna. Viene inoltre sterilizzato il taglio per tutte le città metropolitane a partire dal 2017. Si compensa anche il mancato gettito sui terreni agricoli, per l’esenzione introdotta e poi ripristinata: ai Comuni interessati, che sono soprattutto quelli più piccoli, vengono assegnati 58 milioni in dieci anni.

 

“Il riparto del fondone – conclude Decaro – era un passaggio importante in attuazione della Legge di Bilancio 2017. Ora occorre accelerare nella predisposizione del decreto enti locali che deve ratificare alcuni passaggi essenziali: l’attuazione del fondo di solidarietà già deciso a gennaio, le misure per facilitare gli equilibri finanziari delle città metropolitane, l’innalzamento del turn over, la possibilità di assumere figure infungibili, il completamento della revisione delle discipline per gli enti locali in crisi finanziaria e per l’affidamento del servizio di tesoreria”.

 

L’associazione dei Comuni esprime poi il timore che l’accordo tra governo e Regioni sul taglio di 380 milioni, comporti una riduzione delle risorse destinate alla spesa sociale: “Sarebbe un taglio diretto alle politiche dei Comuni destinate alle fasce più deboli della popolazione”. Leggi le dichiarazioni del vicepresidente Anci Roberto Pella, intervenuto in rappresentanza dell’Anci alla Conferenza Unificata