FMISecondo il Il Fondo monetario internazionale il Pil italiano crescerà dello 0,9% quest’anno e dell’1% nel 2017, in entrambi i casi lo 0,1% in meno rispetto alla previsione precedente.

 

Il Fondo monetario internazionale ha rivisto leggermente al ribasso le sue stime di crescita per l’Italia. Per il 2016 è previsto un aumento del Pil dello 0,9% e nel 2017 dell’1% dopo il +0,8% del 2015 e il -0,3% del 2014. In ambo i casi si tratta di una limatura dello 0,1% rispetto ai calcoli realizzati lo scorso aprile. E’ quanto emerge dall’aggiornamento del World Economic Outlook, il rapporto sulle previsioni dell’economia globale redatto dall’istituto di Washington.

 

Le cifre riguardanti il nostro Paese riflettono quanto contenuto nell’analisi annuale Articolo IV pubblicata la settimana scorsa. Esso conteneva un’aggiunta alle elaborazioni dello staff dell’Fmi fatte prima del referendum sulla Brexit. Per tenere conto dell’effetto dell’esito del voto che c’è stato il 23 giugno scorso nel Regno Unito, l’Fmi la settimana scorsa aveva anticipato che il Pil italiano sarebbe cresciuto quest’anno “di poco meno dell’1%” e per il 2017 “di circa l’1%”.

 

Secondo gli economisti di Washington, «si fa grande affidamento sulle ritenute sul reddito da lavoro» ed anche se «il gap Iva si è ridotto negli ultimi anni, con una percentuale del 30%, risulta ancora essere tra i più alti in Europa». Il risultato è che «l’efficienza Iva è tra le più basse in Europa e la gestione dell’imposta è debole». Più in dettaglio, «le modalità di presentazione delle dichiarazioni Iva, del pagamento e della rendicontazione della stessa, limitano profondamente la possibilità di esercitare un controllo su tale imposta – ed indirettamente sulle altre imposte. L’assenza di una dichiarazione periodica costituisce una delle maggiori lacune; – insiste il Fondo monetario.

 

Il Pil globale crescerà nel 2016 del 3,1%, 0,1 punti percentuali in meno rispetto alla stima di aprile. Nel 2017 la crescita accelererà al +3,4%, ancora 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti previsioni. La Brexit si traduce in “un sostanziale aumento dell’incertezza economica, politica e istituzionale” con conseguenze negative soprattutto in Ue.