multinazional-companyGarantire che tra le autorità degli Stati dell’Unione europea sia attuato lo scambio automatico delle informazioni fiscali che riguardano le grandi multinazionali e vietare gli accordi economici nazionali che le favoriscono, al fine di assicurare la trasparenza e la leale concorrenza nel mercato unico. È questo il contenuto della proposta della Commissione Europea di modifica della direttiva per lo scambio automatico delle informazioni in materia fiscale sulle società approvata dal Parlamento Europeo, che ha l’obiettivo primario di contrastare la pianificazione fiscale aggressiva messa in atto dalle grandi multinazionali.

 

La proposta della Commissione europea – La proposta nasce dalla necessità di garantire al mercato unico europeo un sistema di tassazione degli utili d’impresa  equo, efficiente e favorevole alla crescita, che faccia proprio il principio per cui tutte le società dovrebbero pagare le imposte nel Paese in cui gli utili sono realizzati, contro le pratiche di profit shifting. La pianificazione fiscale aggressiva impedisce il realizzo di tale principio, a danno della maggior parte delle imprese, soprattutto di piccole e medie dimensione, che subiscono un notevole svantaggio competitivo. Al pari di altri organismi internazionali, anche la Commissione europea ha esplicitamente dichiarato il proprio impegno per la lotta all’elusione fiscale e alla pianificazione fiscale aggressiva, sia a livello europeo che mondiale, attraverso l’attuazione di varie iniziative. Tra queste, particolarmente rilevante è l’attuazione dell’Action 13 del Piano d’azione BEPSdell’OCSE, finalizzato a combattere i fenomeni di base erosion e di profit shifting: da qui la proposta di imporre a soggetti di rilevanti dimensione operanti nel Territorio dell’Unione obblighi speciali di trasparenza.

 

L’ambito di applicazione – L’ambito di applicazione della proposta riguarda esclusivamente i gruppi multinazionali stabiliti nel territorio dell’Unione con ricavi consolidati di gruppo superiori a 750 milioni di euro, che saranno obbligati a presentare -allo Stato membro in cui l’entità madre principale del gruppo è residente ai fini fiscali- una rendicontazione Paese per Paese, cd. country-by-country report. La comunicazione dovrà contenere solo le informazioni necessarie e sufficienti a conseguire gli obiettivi della proposta, ossia: la natura dell’attività, il numero di persone impiegate, il fatturato netto, l’utile al lordo delle imposte, l’importo delle imposte sul reddito dovuta nel paese in ragione degli utili realizzati nell’esercizio corrente, i pagamenti effettuati all’amministrazione finanziaria del Paese nel corso dell’esercizio e l’ammontare degli utili non distribuiti. Le informazioni così ottenute dallo Stato dovrebbero essere pertanto condivise con gli altri Stati membri in cui la multinazionale opera, al fine di esigere spiegazioni a livello di gruppo nell’ipotesi in cui siano rilevate forti discrepanze tra l’ammontare delle imposte maturate e quanto effettivamente versato e verificare l’esistenza di pratiche potenzialmente dannose per il fisco nazionale.

 

I dati pubblicati dall’Ocse – La Commissione europea ha reso noto che, secondo le stime dell’OCSE, soltanto il 10-15% delle multinazionali (il cui fatturato rappresenta circa il 90% del fatturato mondiale di tutte le multinazionali) ricadrebbe nell’ambito applicativo della proposta, e rimarrebbero escluse le imprese di piccole e medie dimensioni, che rappresentano il 95% di tutte le imprese localizzate nell’UE.

 

Il voto favorevole del Parlamento – La proposta della Commissione è stata accolta a larga maggioranza dal Parlamento come “un passo positivo nella lotta contro la pianificazione fiscale aggressiva delle imprese”, ha dichiarato il deputato relatore Dariusz Rosati. Questi ha inoltre sottolineato che la Commissione dovrebbe essere considerata essa stessa parte del processo dello scambio di informazioni, così da avere libero accesso alle informazioni condivise tra le autorità fiscali nazionali e garantire, da un lato, che l’azione delle multinazionali sia conforme alle regole e, dall’altro, che le pratiche fiscali dei singoli Stati membri rispettino le norme comunitarie in materia di aiuti di Stato. Tale proposta andrebbe a vantaggio delle piccole e medie imprese che operano esclusivamente in un solo Paese, che oggi devono subire lo svantaggio competitivo derivante dalle loro ridotte dimensioni o dall’assenza di scambi commerciali con gli altri Stati. La direttiva dovrà prevedere scadenze di 12 mesi dalla chiusura dell’esercizio per la rendicontazione e di ulteriori 3 mesi per lo scambio di informazioni: al fine di garantire il rispetto di tali obblighi il Parlamento dovrà chiedere agli stati membri di introdurre specifiche sanzioni nei confronti delle multinazionali inadempienti.