Finanza delle Province e delle Città Metropolitane: disponibile il documento depositato dalla magistratura contabile nell’audizione alla Commissione Bicamerale per il federalismo fiscale del 23 febbraio 2017.
La Corte dei conti ha avuto modo in varie occasioni di esprimere le proprie valutazioni riguardo al progetto legislativo di riordino delle “Città metropolitane, Province, unioni e fusioni di Comuni”, poi divenuto legge 7 aprile 2014, n. 56, che ha ridisegnato confini e competenze dell’amministrazione locale.
In particolare la Sezione delle autonomie, per la parte di sua competenza, è stata sentita in due distinte audizioni: la prima presso la Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati il 6 novembre 2013 (A.C. 1542); la seconda presso la Commissione Affari costituzionali del Senato il 16 gennaio 2014 (A.S. 1212). In tali occasioni la Corte si è soffermata su taluni ipotizzabili effetti della normativa, segnalando, tra l’altro, la necessità di un attento e continuo monitoraggio:
1) del rispetto dei termini previsti per gli adempimenti esecutivi della riforma;
2) dell’effettivo concretizzarsi dei potenziali risparmi attesi;
3) degli eventuali costi aggiuntivi emergenti, ai fini di una tempestiva ed adeguata copertura.
In un momento successivo, a poco più di un anno dall’entrata in vigore della n. 56/2014, nella Relazione al Parlamento su “Il riordino delle Province – Aspetti ordinamentali e riflessi finanziari” (deliberazione n. 17/SEZAUT/2015/FRG del 30 aprile 2015), questa medesima Sezione ha trattato specificamente della situazione delle Province, segnalando, tra l’altro, i ritardi e le difficoltà che il progetto di riorganizzazione dell’amministrazione locale, delineato dalla legge, ha incontrato nella fase attuativa, in particolare per quanto riguarda il riordino delle funzioni delegate o trasferite alle Province.
Nel referto si è anche proceduto ad una valutazione della situazione della finanza provinciale, rilevando: una costante tensione sulle entrate, determinata dalla progressiva contrazione di quelle derivate, solo parzialmente compensate dal potenziamento delle entrate proprie; vistosi ritardi nell’erogazione dei trasferimenti erariali e regionali e, soprattutto, le conseguenze delle reiterate manovre sul Fondo sperimentale di riequilibrio, che hanno, di fatto, annullato la capacità programmatoria delle Province; il consistente utilizzo di entrate a carattere straordinario per il finanziamento di spesa corrente, anche ripetitiva, cui le Province hanno fatto ricorso per fronteggiare la riduzione dei trasferimenti, nonché l’applicazione, talora integrale, dell’avanzo di amministrazione – peraltro influenzato dall’elevata mole di residui attivi – per il conseguimento dell’equilibrio di parte corrente.