Vita dura per le multinazionali che eludono le tasse. Mercoledì scorso il Parlamento europeo ha approvato una proposta della Commissione per una direttiva comunitaria anti-evasione fiscale nell’Ue che preveda limiti più rigorosi alle detrazioni per i pagamenti degli interessi e norme più severe sui redditi esteri, con un’aliquota minima d’imposta al 15%. Una direttiva che riflette il piano d’azione OCSE per limitare l’erosione della base imponibile e lo spostamento degli utili, secondo le raccomandazioni fatte dall’Europarlamento negli ultimi mesi del 2015, e che arriva a seguito di alcuni scandali (come Lux Leaks ePanama Papers) che hanno provocato una forte indignazione dell’opinione pubblica.
Cosa prevede la risoluzione
La risoluzione è stata approvata con 486 voti favorevoli, 88 contrari e 103 astensioni. Il testo prevede che le imposte siano pagate nel luogo in cui vengono realizzati i profitti e misure giuridicamente vincolanti per bloccare i metodi più̀ comunemente utilizzati dalle aziende per evadere il fisco. Inoltre, il Parlamento ha proposto una definizione di termini come “stabile organizzazione”, “paradisi fiscali”, “sostanza economica minima”, “prezzi di cessione”, “canoni”, “sistemi di patent box”, “società fittizie” e altri, che finora sono stati suscettibili di diverse interpretazioni. “È inconcepibile chiedere sempre maggiori sforzi da parte dei lavoratori, dei pensionati e delle piccole e medie imprese, mentre allo stesso tempo i ricchi e le multinazionali evadono le tasse”, ha dichiarato il relatore della risoluzione, Hugues Bayet. “Oggi la lotta contro l’evasione fiscale è diventata un tema urgente e prioritario. Si tratta di una sfida importante, non solo per riconquistare la fiducia dei nostri cittadini, ma anche per il futuro del progetto europeo”, ha concluso.
Le altre novità in cantiere
Tra i temi al centro del dibattito ci sono anche l’aumento della trasparenza per i fondi fiduciari e per le fondazioni, regole comuni sui benefici fiscali dei sistemi di patent box (le agevolazioni previste per i redditi derivanti dalla proprietà̀ intellettuale) e una lista nera europea dei paradisi fiscali, con sanzioni contro le giurisdizioni che decidono di non collaborare. In particolare, il Parlamento ha raccomandato di dedurre gli oneri finanziari eccedenti nell’esercizio fiscale in cui sono sostenuti solo fino al 20% degli utili del contribuente o fino a un importo di 2.000.000 di euro, se superiore; di proibire la creazione di società fittizie o società di comodo; di introdurre rapidamente una base imponibile consolidata comune per le società (CCCTB). I fari dell’Europarlamento sono inoltre puntati sulla cosiddetta “clausola di switch-over” per le entrate finanziarie tassate in un Paese esterno all’Ue e in seguito trasferite in uno Stato membro. Questi redditi esteri sono, infatti, spesso esenti da tassazione, per evitare che subiscano una doppia imposizione. I deputati di Strasburgo vorrebbero quindi fissare un tasso minimo d’imposta del 15%, in modo che, ad esempio, se i redditi esteri sono soggetti a un’aliquota inferiore al di fuori dall’Unione, la differenza dovrà essere pagata al fisco del Paese Ue interessato. Sul fronte della semplificazione, invece, il Parlamento auspica l’introduzione di un metodo comune di calcolo dei tassi di imposta sulle società efficace in ciascuno Stato membro, in modo da consentire il confronto tra i Paesi dell’Ue, e di un meccanismo di risoluzione delle controversie con norme più chiare e tempi più stretti, già entro gennaio 2017, oltre alla creazione di un codice di identificazione fiscale europeo (CIF) armonizzato e comune come base per un effettivo scambio di informazioni tra le Amministrazioni fiscali degli Stati membri.