L’evasione fiscale rappresenta una delle cause, anche se non è la sola, della crisi ellenica. All’amministrazione fiscale del Paese sono dedicati i paragrafi più caldi dell’ultima indagine dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sullo stato del Paese culla della democrazia che conferma le preoccupazioni degli analisti. Per l’Ocse, in Grecia Governo e Parlamento devono prendere in seria considerazione un’ulteriore riforma della macchina amministrativa fiscale (dopo quella realizzata nel 2012), dotandola di strumenti incisivi e maggiore autonomia. L’indagine suggerisce di concedere all’Agenzia delle Entrate greca una maggiore flessibilità nella gestione delle risorse umane e un’effettiva autonomia di bilancio. Entrambe le misure sono indicate come necessarie per aumentare l’efficacia dell’azione del Fisco, specie nel campo della lotta all’evasione.
Il Fisco uno degli argomenti più scottanti
Nell’edizione 2016 del Rapporto, inoltre, il Fisco si conferma uno degli argomenti caldi. Uno dei passaggi chiave, infatti, è dedicato alla necessità di riformare il sistema fiscale, dotando di maggiore autonomia l’Agenzia delle Entrate ellenica. Prendendo in considerazione il solo settore dell’Iva, l’Ocse sottolinea che la Grecia ha uno dei tax gap più alti mai misurati a livello internazionale, tanto che anche solo riuscire a dimezzarlo assicurerebbe risorse pari all’1,8% del Pil. Secondo stime della Commissione europea, inoltre, in Grecia più di un terzo del potenziale gettito Iva viene perso a causa di frodi, evasione ed elusione. La riduzione di questo gap produrrebbe un significativo aumento delle risorse utilizzabili dallo Stato nei vari settori delle politiche pubbliche. Last but not least, l’Organizzazione con sede a Parigi critica l’ipotesi di fare nuovamente ricorso ai condoni fiscali. A giudizio del board di esperti, queste pratiche dovrebbero essere evitate, perché il vantaggio derivante dal gettito fiscale che ne deriverebbe nel breve termine sarebbe significativamente superato dal danno prodotto a più livelli nel medio termine. La mancata costruzione di una corretta cultura in termini di compliance ed equa contribuzione, insomma, non ha prezzo.
Crescita economica, finanze e sicurezza sociale
Da quando è iniziata la crisi, la povertà è aumentata e colpisce ormai un terzo della popolazione. La conclusione dell’Economic Survey dedicato alla Grecia è diretta a tutti gli attori in campo: combattere l’indigenza e le disuguaglianze deve diventare la priorità. Promuovere la crescita economica e gli investimenti per creare posti di lavoro, migliorare la stabilità delle finanze pubbliche e realizzare efficaci reti di sicurezza sociale. Secondo l’Ocse sono questi gli obiettivi “minimi” per permettere ad Atene di sanare le ferite profonde inferte dalla crisi economica globale alla società greca.
Affrontare i problemi strutturali è la chiave di volta
Un debito pubblico che non accenna a diminuire, enormi disuguaglianze, problemi relativi alla distribuzione e alla concentrazione del reddito nel Paese e una posizione geografica strategica per quanto riguarda il dramma relativo alla gestione dei flussi migratori sulla rotta balcanica. Il mix che contraddistingue la Grecia del 2016 è esplosivo. Se si vuole intervenire alla radice dei problemi, bisogna agire e agire subito. L’Ocse lancia il primo grido d’allarme sulla questione del debito, rimarcando che il successo (o il fallimento) dei negoziati per affrontarne la sostenibilità saranno fondamentali. Ma il Paese non sarebbe al sicuro nemmeno se il debito pubblico fosse domato una volta per tutte. La crisi dei rifugiati, per esempio, è uno dei fattori di rischio potenzialmente in grado di destabilizzare l’economia greca, in particolare se i fondi dell’Unione europea dovessero rivelarsi insufficienti per gestire la situazione, da tempo acuita dai drammatici avvenimenti della guerra in Siria. In base a stime non ancora definitive, il costo dell’afflusso di profughi nel corso del 2015 è stato valutato intorno allo 0,4% del Pil nazionale.
Per curare le cause del malessere sociale, però, i governanti non possono aspettare i fondi europei. La proposta di introdurre il reddito minimo garantito per le famiglie più povere a partire dal 2017 è un primo passo, ma non basta. Nelle lista di interventi che il rapporto dell’Ocse consegna alla Grecia, rientrano anche i non più procrastinabili programmi di edilizia sociale, necessari sia per risolvere il problema dei senza tetto che per calmierare il mercato immobiliare. L’adozione di queste politiche dovrebbe comportare una spesa pubblica stimata nell’ordine dell’1,5% del Pil. Per evitare che le misure proposte restino ostaggio dei vincoli di bilancio, l’Economic Survey propone una serie di raccomandazioni anche nell’ambito dell’individuazione delle risorse necessarie al varo dell’ambizioso programma. Tra i vari consigli contenuti nel rapporto, spicca per necessità e urgenza la riforma del sistema di riscossione delle imposte, storico punto dolente dell’amministrazione fiscale ellenica.