Per chi dichiara falsamente di non possedere la televisione solo per non pagare il canone Rai scattano sanzioni penali due volte più gravi di chi, per non pagare l’Irpef e l’Iva, dichiara il falso nella propria dichiarazione dei redditi. Nel primo caso, infatti, è prevista la reclusione fino a 6 anni, nel secondo caso, invece, il tetto è di 3 anni soltanto.
Per chi dichiara il falso la condanna va da 8 mesi a 4 anni di carcere per il reato di “Falsità materiale commessa dal privato”. La stessa sanzione è prevista, aldilà dei casi di autocertificazione falsa, per tutti gli evasori del canone Rai 2016 ovvero per tutti coloro che sarebbero tenuti al pagamento ma non versano il tributo corrispondente.
Chi non ha il televisore, ad esempio, e vuole “scansare” la gabella televisiva – da luglio inserita nella bolletta della luce – avrà poco più di un mese per spedire un modulo all’Agenzia delle Entrate. Il limite è al 30 aprile se vuole usare la raccomandata ricevuta di ritorno. Attenzione a fare i furbi.
Il Canone sarà una voce della bolletta elettrica. Dunque lo pagherà il componente della famiglia (supponiamo il padre) che ha intestata l’utenza della luce e risiede dove gli arriva la bolletta elettrica. L’imposta tv si paga una sola volta e non sarà versata per le seconde case sfitte dove la corrente è allacciata.
Ad aggravare la situazione si è aggiunta anche l’ultima legge di Stabilità che, nel tentativo di stanare gli evasori, ha abolito la possibilità, per il contribuente oggetto di accertamento fiscale per mancato pagamento del canone, di fare ricorso al giudice: questo perché – recita la legge di Stabilità 2016 – l’unico modo per superare la presunzione di detenzione dell’apparecchio televisivo, presunzione collegata all’intestazione di un contratto della luce – è quello di inviare l’autocertificazione all’Agenzia delle Entrate.
La Legge di Stabilità, infatti, con le nuove norme previste per il versamento del canone della Rai (a tutti gli effetti un’imposta, tanto che la prescrizione, ovvero il periodo oltre il quale scade la possibilità di perseguire gli evasori, decade dopo addirittura dieci anni) cita un Dpr del 2000 (il numero 445) che a sua volta rimanda all’articolo 482 del Codice Penale sulla “Falsità materiale commessa dal privato”.