La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con la sentenza 11853 del 2 maggio 2024, ha chiarito l’aspetto riguardante l’esenzione della tassa sui rifiuti (TARSU) per le autorità portuali.
La decisione sancisce che i comuni non possono gestire la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nelle zone sotto l’autorità portuale, mentre in tutti gli altri porti, essi mantengono questa responsabilità in regime di privativa (vale a dire il onopolio legale riservato allo stato o a un ente pubblico o a un loro concessionario, oppure accordato a privati). Inoltre, la sentenza stabilisce che la TARSU si applica anche agli specchi d’acqua, non solo alle superfici solide.
Cosa si intende per “autorità portuale”?
Per “autorità portuale” si intende un ente pubblico incaricato della gestione, regolamentazione e supervisione dei porti e delle attività portuali all’interno di una determinata area geografica. Le autorità portuali sono responsabili di varie funzioni chiave, tra cui:
- pianificazione e sviluppo: pianificano e gestiscono lo sviluppo delle infrastrutture portuali, come moli, banchine e terminali, per assicurare che il porto possa soddisfare le esigenze del commercio marittimo e degli altri utenti.
- regolamentazione: emanano e fanno rispettare regolamenti relativi alla sicurezza, all’ambiente e alle operazioni portuali per garantire che tutte le attività si svolgano in modo sicuro e sostenibile.
- gestione delle operazioni portuali: coordinano e sovrintendono le operazioni quotidiane all’interno del porto, inclusi il movimento delle navi, il carico e lo scarico delle merci, e la manutenzione delle strutture portuali.
- concessioni e licenze: rilasciano concessioni e licenze per l’utilizzo delle aree portuali a operatori privati, aziende di logistica, compagnie di navigazione e altri soggetti coinvolti nelle attività portuali.
- servizi portuali: forniscono o regolano vari servizi portuali, come pilotaggio, rimorchio, ormeggio, e possono gestire direttamente alcuni terminal o affidarne la gestione a terzi.
- promozione e competitività: promuovono il porto a livello nazionale e internazionale per attrarre traffico marittimo e investimenti, cercando di migliorare la competitività del porto rispetto ad altri scali.
In Italia, le autorità portuali sono state recentemente riorganizzate e in molti casi sostituite dalle “Autorità di Sistema Portuale” (AdSP), che gestiscono più porti in una determinata regione o sistema portuale. Questa riforma, introdotta dal decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 169, ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la coordinazione nella gestione delle infrastrutture portuali a livello nazionale.
Il caso esaminato
Nel caso specifico, una società aveva sollevato un’obiezione riguardante un avviso di accertamento della tassa sui rifiuti (TARSU) emesso dall’Unione dei Comuni dell’Alto Cilento per un periodo di cinque anni, dal 2007 al 2012. Questo avviso era relativo alla concessione ottenuta dalla società per un pontile galleggiante situato nel porto turistico di Agropoli, in provincia di Salerno.
L’Unione dei Comuni dell’Alto Cilento aveva emesso l’avviso di accertamento affermando che la società era tenuta al pagamento della TARSU per l’utilizzo del pontile galleggiante, considerando che tale attività rientrava tra quelle soggette alla tassa in base alla normativa vigente.
La questione è stata portata davanti alla Commissione tributaria regionale della Campania, che ha esaminato il ricorso presentato. Tuttavia, la Commissione tributaria regionale ha deciso di respingere il ricorso e di confermare la validità della tassa imposta dall’Unione dei Comuni dell’Alto Cilento.
Esenzione sulla tassa rifiuti per le autorità portuali: la decisione della Corte di Cassazione
La sentenza, ai fini del nostro approfondimento, distingue chiaramente tra le competenze delle autorità portuali e quelle dei comuni.
Il punto cruciale di questa sentenza riguarda il fatto che, in base alla normativa, se un’area è sotto l’autorità portuale, i comuni non hanno competenza per la gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in quella zona.
In pratica, all’interno dell’area portuale, dove l’Autorità Portuale è responsabile della gestione delle attività, la questione dei rifiuti va oltre la mera pulizia del porto. L‘Autorità Portuale ha il compito non solo di garantire la pulizia dell’area, ma anche di gestire l’intero processo di raccolta e trasporto dei rifiuti fino alla loro destinazione finale, che è la discarica, come previsto dalla normativa di riferimento ai sensi del D.Lgs. 15 novembre 1993, n. 507.
Questa responsabilità si estende a tutto il ciclo di gestione dei rifiuti: pertanto, i comuni non hanno alcuna autorità su questo tema all’interno dell’area portuale. Di conseguenza, non possono imporre tasse per lo smaltimento dei rifiuti urbani in queste zone. Questo potere impositivo spetta esclusivamente all’ente responsabile della gestione effettiva del servizio, ossia l’Autorità Portuale.
Ovviamente questo non vale per tutti i porti: nelle località infatti dove non è istituita un’autorità portuale, i comuni mantengono la responsabilità della gestione dei rifiuti, inclusa l’applicazione della TARSU.
Nessuna esenzione per i concessionari di aree demaniali
La Corte ha sottolineato che la TARSU è invece dovuta per le aree demaniali destinate agli ormeggi. I concessionari di tali aree sono tenuti al pagamento della tassa poiché sono considerati detentori di superfici che producono rifiuti urbani. Anche se le aree sono formalmente di proprietà demaniale, il concessionario è responsabile del tributo in quanto utilizza queste superfici.
Inoltre, la Corte ha stabilito che la TARSU si applica agli specchi d’acqua già dal 2012, anno in cui questa categoria è stata esplicitamente inclusa nel regolamento, e che non sussista una distinzione tra queste zone e le cosiddette “aree della terraferma”.
Il testo della Sentenza della Cassazione
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it