dissesto econmicoLe indicazioni dell’ultima relazione del ministro dell’Interno sull’attività delle commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamenti di tipo mafioso.


Una gestione non oculata dell’ente locale da parte degli amministratori, alla quale segua la dichiarazione di dissesto finanziario, comporta una serie di effetti sicuramente “negativi” per la popolazione. Infatti, oltre alle evidenti ricadute in termini di limitati margini di spesa – con prevedibili riflessi sulla quantità e qualità dei servizi offerti alla cittadinanza – è previsto che aliquote e tariffe di base delle imposte e tasse locali (ad eccezione della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) siano fissate, da parte dei consigli degli enti in dissesto, nella misura massima consentita, con ulteriore aggravio per i cittadini contribuenti.

 

L’operato delle diverse gestioni commissariali, con particolare attenzione ai profili riguardanti:

 

I) l’attività regolamentare;

 

II) le iniziative dirette al miglioramento delle condizioni finanziarie dei comuni;

 

III) gli interventi di riorganizzazione dell’apparato burocratico;

 

IV) le iniziative dirette al miglioramento dei servizi, principalmente in ambito sociale e ambientale;

 

V) gli interventi nel settore edilizio ed urbanistico;

 

VI) i rapporti con la cittadinanza;

 

VII) l’utilizzazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose e le misure per il ripristino della legalità.

 

Riguardo al biennio in esame è stata inoltre effettuata una verifica dello stato di salute economico-finanziaria dei comuni sciolti, all’esito della quale emerge come gli enti che, oltre a presentare situazioni di diffuso disordine amministrativo e/o grave stato di degrado amministrativo – che li rendono permeabili ad ingerenze esterne e, spesso, asserviti alle pressioni inquinanti delle organizzazioni criminali operanti sul territorio – versano altresì in condizioni di deficit finanziario che acuiscono ancor più i rischi di vulnerabilità rispetto ai tentativi di infiltrazione mafiosa.

 

Ancora, le stesse commissioni d’indagine hanno evidenziato che, in diversi casi, gli squilibri finanziari sono, almeno parzialmente, dovuti ad anomalie e/o irregolarità in materia di imposizione e riscossione tributaria, spesso concretizzatesi in mancati introiti per i comuni. L’analisi dei provvedimenti di scioglimento adottati ha infatti messo in luce che una percentuale superiore ad un quarto (il 26,6%) dei comuni sciolti per condizionamento di tipo mafioso versa in condizioni di deficit finanziario e, quindi, ha dichiarato il dissesto o si è avvalsa della procedura di riequilibrio finanziario.

 

In allegato il testo completo della relazione.