L’emergenza sanitaria ha messo a dura prova le partite iva del nostro Paese ed anche le tasche di 5 deputati.
Ebbene si, durante il lockdown 5 deputati hanno fatto richiesta per ricevere il bonus partita iva di €600,00 per i mesi di marzo e aprile a sostegno di partite Iva, autonomi e Co.co.co.
Ed ora si apre lo scontro tra il diritto alla privacy, dietro il quale sembra difendersi l’Inps, e gli obblighi di Trasparenza dettati con forza dall’Anac.
L’art.26 del Decreto legislativo 33/2013 indica “la disciplina riguardate il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”.
Quì la trasparenza prevale sulla privacy perchè trattasi di fondi pubblici erogati tramite contributi, sovvenzioni, sussidi o qualsivoglia vantaggio economico pubblico.
Qualsiasi amministrazione pubblica, ivi compresi gli enti pubblici non economici, come ad esempio l’Inps, sono tenute alla diffusione di tali dati.
I regolamenti interni sono surclassati dalla normativa nazionale a riguardo.
Ancora la delibera 59 del 15 luglio 2013 stabilisce che è esclusa la pubblicazione dei dati personali dei soggetti beneficiari di sussidi pubblici se da tali informazioni sia possibile desumere elementi legati allo stato di salute o alla situazione socio-economica dei richiedenti.
Tali condizioni non ricorrono nel caso in esame.
Ma il diritto alla privacy nel nostro ordinamento ha una forte valenza e le forze politiche sono tutte in agitazione per il problema etico e morale posto in essere.
Ma il braccio di ferro tra trasparenza e privacy è ancora aperto.
Nessuno dei parlamentari che ha beneficiato del sostegno economico si è ancora autodenunciato. Sembra che solo tre abbiano realmente ricevuto il sussidio.
Lo scontro politico è molto forte ed il capogruppo del M5s Vito Crimi ha inviato una mail a tutti i deputati del Movimento per chiedere loro di inviare una lettera all’Inps per “comunicare al sig. Crimi Vito Claudio, nato a Palermo il 26 aprile 1972, se il sottoscritto abbia richiesto la c.d. indennità covid-19 (bonus 600 euro) prevista dal decreto “cura Italia” prima e dal decreto “Rilancio” successivamente e se sia stata effettivamente erogata.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
#Io voglio la trasparenza quando si erogano fondi pubblici