def 2017 infografiche mef appIl percorso della manovra infiamma lo scontro di fine legislatura. Padoan: “La manovra è il giusto equilibrio tra politiche di bilancio e per il futuro”. D’Alema: “Se il governo vuole avere i nostri voti sulla manovra da che cosa deve fare”. Si dimette il viceministro Bubbico.


 

Il percorso della manovra e infiamma lo scontro di fine legislatura. Nel governo si manifesta cauto ottimismo sull’obiettivo finale: il premier Paolo Gentiloni incassa il voto sulla variazione dei saldi che è “l’ultimo – viene spiegato – a richiedere la maggioranza assoluta” in questa legislatura. Sulla manovra, se anche si voterà con fiducia, basterà la maggioranza semplice. Ma la partita, che si giocherà misura su misura, si fa adesso più difficile anche per il fattore campagna elettorale. L’incidente è dietro l’angolo. E a sinistra agita le acque una spaccatura tra Mdp e un pezzo di Campo progressista. Mdp voterà lo sforamento del deficit “per evitare che arrivi la troika” ma non la parte del documento che anticipa gli interventi della Legge di Bilancio. E il vice ministro agli interni Filippo Bubbico, che condivide questa linea, si dimette dall’incarico. Il governo cerca di ricompattare la maggioranza, proponendo un percorso comune, ma le distanze rimangono.

 

Padoan porta in parlamento maggiori dettagli sulla manovra da 19,6 miliardi e getta acqua sul fuoco dopo le tensioni nate con Mdp sulle misure da inserire. Questo però non basta a convincere fino in fondo l’ala scissionista. Su una linea morbida solo Bruno Tabacci, di Centro Democratico e ora nel Campo Progressista con Pisapia, che annuncia un voto a favore. Prima di esprimersi, Mdp aspettava di ascoltare il ministro dell’Economia illustrare in Parlamento i contenuti della manovra. Il ministro ha snocciolato le cifre. La manovra prevede 19,6 miliardi di interventi e saranno coperti, oltre con una minore riduzione del deficit, anche da 3,5 miliardi di tagli (spending rewiew) anche con 5 miliardi di lotta all’evasione, capitolo che conterrà una probabile riapertura della rottamazione delle cartelle e forse anche la web tax europea. La gran parte 15,7 miliardi serve per sminare gli aumenti Iva e rimane poco per il resto. Nel capitolo Competitività e innovazione – nel quale sono appostati gli sconti per i giovani neo assunti – ci sono 338 milioni nel 2018 ma la cifra sale a 2,1 miliardi quando si aggiungo anche gli incentivi per le imprese, come i superammortamenti che si scaricano nell’anno successivo.

 

Politicamente, comunque, Padoan tende la mano a tutte le componenti di governo per delineare “un percorso comune” su alcuni temi chiave – investimenti, lavoro, lotta alla povertà e salute – in gran parte sollecitati dai bersaniani. Nella consapevolezza però, ha puntualizzato il ministro, della necessità di trovare sempre “il giusto equilibrio tra politiche di bilancio e per il futuro”. Le risorse sono infatti limitate e gli interventi dovranno essere selettivi. Difficile quindi prevedere ad esempio l’eliminazione del superticket sanitario, punto su cui Padoan, a domande specifiche, ha evitato di rispondere. Nel complesso, però, ha assicurato, gli stanziamenti per la sanità aumenteranno, così come nella legge di bilancio aumenterà l’attenzione del governo per la lotta alla povertà e il lavoro giovanile. Il milione di posti in più raggiunto rispetto al punto più basso toccato a settembre 2013 non è infatti ancora soddisfacente per il ministro, che ha invitato a non compiacersi dei risultati.

 

Per convincere il Parlamento, Padoan ha quindi puntato ancora più in alto. La politica macroeconomica illustrata nella Nota al Def garantisce una correzione inferiore a quanto richiesto dall’Ue e a quanto previsto solo pochi mesi fa, e apre spazi di deficit per quasi 11 miliardi che serviranno a evitare gli aumenti di Iva e accise previsti dalle clausole di salvaguardia. Votare no a quei numeri significherebbe quindi votare una maggiore austerity, con l’avvertimento però che una “eccessiva restrizione” sul fronte dell’aggiustamento dei conti pubblici metterebbe “a rischio la ripresa e la coesione sociale del Paese”. Proprio i maggiori margini, secondo Finocchiaro, dovrebbero convincere non solo “i colleghi di maggioranza di Mdp”, ma anche le opposizioni a dare il proprio assenso al nuovo quadro di finanza pubblica. Un richiamo a cui Pierluigi Bersani risponde positivamente sul fronte dei conti, tenendosi però le mani libere in vista della manovra.

 

“Noi ci sentiamo vincolati alla responsabilità verso l’Italia, cioè non rischieremo di far arrivare la troika. Per il resto – ha chiarito – ci comporteremo in proporzione alle risposte che avremo”. Ma i distinguo si erano già iniziati a vedere nelle Commissioni, in particolare al Senato, dove si annida il vero rischio per il governo. Manuel Gotor ha già detto no in Commissione Cultura per l’assenza di fondi per la scuola. E in Aula gli esponenti di Mdp e Campo progressista si accingono a votare la variazione dei saldi con il rinvio del pareggio di bilancio, che richiede la maggioranza qualificata, ma a non partecipare al voto sulla Nota in sé. “La relazione di Padoan – ha detto il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza – è stata insufficiente. I gruppi di Mdp all’unanimità hanno scelto di non votare la relazione sul Def e invece per responsabilità verso il Paese di votare a favore dello scostamento di bilancio”.