defIl nuovo documento di economia e Finanza approvato dal Cdm porta in dote alla legge di Stabilità 13 miliardi da spendere. L’ obiettivo é ottenere un altro margine dello 0,4%, puntando su un ulteriore 0,1% concesso sulle nuove riforme e su uno 0,3% da ricavare sugli investimenti. Renzi: “C’è svolta ora acceleriamo”.

 

Il nuovo Def porta in dote alla legge di stabilità 13 miliardi da spendere. A patto, ovviamente che l’ Unione europea dia il suo disco verde. L’ Italia punta così – lo dice espressamente il ministro Pier Carlo Padoan nell’ introduzione al documento – ad ” attenuare” il consolidamento fiscale, con l’ obiettivo di ” rafforzare il contributo alla crescita” e migliorare l’ occupazione ” ad un ritmo più sostenuto”. Il deficit, che scende rispetto al 2,6% del 2015, sale però in confronto ai precedenti impegni per il 2016. Il quadro programmatico lo segna al 2,2%, in pratica 0,8 punti di Pil in più rispetto al quadro tendenziale, che indicherebbe invece un indebitamento netto rispetto al Pil dell’ 1,4%.

 

Tradotto in euro si tratta di poco meno di 13 miliardi in più, da utilizzare, insieme a spending review e a entrate una tantum, come potrebbero essere quelle delle voluntary disclosure, per il taglio delle tasse sulla prima casa, per il disinnesco delle clausole di salvaguardia e per le misure a favore della crescita a cui il governo tende. La chiave di quei miliardi passa però proprio per Bruxelles.

 

L’ Italia ha già ottenuto dalla Commissione Ue il via libera ad uno 0,4% di deficit in più ottenuto grazie alle riforme messe in campo fino alla primavera. Ora l’ obiettivo é ottenere un altro margine dello 0,4%, puntando su un ulteriore 0,1% concesso sulle nuove riforme (come quella del credito ad esempio) e su uno 0,3% da ricavare sugli investimenti. In base alla comunicazione sulla flessibilità di gennaio scorso, i soldi spesi per investimenti infrastrutturali (scuole comprese) cofinanziati dall’ Ue possono essere infatti scorporati dal calcolo del deficit. Ma, se arriva l’ ok, l’ Italia potrebbe far correre il deficit anche oltre.

 

Anche se nelle stime della Nota C di aggiornamento del Def ancora non compare, Roma chiederà un altro 0,2% in più per la “circostanza eccezionale” legata all’ emergenza emigrazione. E se la proposta fosse accolta l’ indebitamento salirebbe ulteriormente al 2,4%, con altri 3 miliardi circa a disposizione. L’ altro dato rilevante é quello del debito. Il rapporto con il Pil diminuirà dopo anni di crescita, ma meno di quanto previsto ad aprile. Il governo rivendica una tendenza al ribasso che non si vedeva da 8 anni a questa parte (” rispettiamo la regola del debito”, ha spiegato Padoan), ma la velocità di aggiustamento sarà inferiore.

 

Tanto che il pareggio di bilancio é stato rimandato ancora una volta di un anno, al 2018. Uno slittamento che secondo il Tesoro non rappresenta un problema, visto che quello che conta é l’ andamento verso il basso, ma dovrà comunque essere valutata in sede Ue. Come carte da giocare, il governo ha dalla sua: un’ inflazione più bassa di quanto auspicabile, che pesa sui conti pubblici perchè‚ il rapporto deficit/Pil e debito/Pil si calcola sul Pil nominale e non su quello reale (non a caso nonostante il rialzo del Pil 2015, il deficit rimane allo stesso livello); un possibile e temuto indebolimento dell’ economia internazionale; ma anche, e soprattutto, la volontà comunque di premere sull’ acceleratore della crescita interna per dimostrare che l’ Italia può camminare sulle proprie gambe.