20120217-regioni-italianeLa Corte dei conti si sofferma diffusamente sull’indebitamento regionale, una vera palla al piede per gli enti territoriali, nel rapporto sull’esercizio finanziario delle Regioni nel 2015, appena consegnato al Parlamento dalla sezione delle autonomie della magistratura contabile.


 

Dopo le straordinarie misure di sostegno alla liquidità varate nel 2013 con il d.l. n. 35 per accelerare il pagamento dei debiti scaduti ed il successivo calo fisiologico delle entrate nel 2014, il comparto delle Regioni e Province autonome ritrova nel 2015 un livello complessivo di risorse paragonabile a quello raggiunto nel 2013. Questo recupero delle entrate favorisce soprattutto le Regioni a statuto speciale, che nel raffronto con i dati del 2012 registrano una crescita del 21,4%, a fronte di un incremento delle entrate delle Regioni a statuto ordinario pari solo all’1,8%.

 

Il miglior differenziale di crescita delle prime appare riconducibile alla maggior tenuta del sistema fiscale ed a più consistenti trasferimenti correnti, cresciuti, mediamente, di oltre il 10% l’anno. A ciò si aggiungono una capacità programmatoria decisamente superiore (con indici di attendibilità delle previsioni in via di progressivo miglioramento) ma anche i riflessi di natura contabile dovuti al cambiamento dei criteri di imputazione in bilancio per adeguarsi alla ormai prossima entrata a regime dei principi contabili armonizzati di cui al d.lgs. n. 118/2011.

 

Per le Regioni che nel 2015 hanno applicato i nuovi principi dell’armonizzazione, non risultano particolari alterazioni dell’assetto delle risorse finanziarie disponibili né significativi effetti sul volume dei nuovi accertamenti. Apprezzabili sono, tuttavia, gli effetti del riaccertamento straordinario dei residui, alle cui operazioni hanno partecipato 13 Regioni. Dal loro esito emerge che le cancellazioni definitive dei residui attivi privi di un’obbligazione giuridica sottostante e le reimputazioni ad esercizi futuri di quelli non ancora scaduti hanno prodotto un ridimensionamento della massa dei residui attivi di circa 24,3 miliardi (-24,2%).

 

Le Regioni che risultano aver risentito maggiormente della cancellazione dei residui sono, nell’ordine: la Sardegna, la Regione siciliana, la Puglia, il Piemonte e la Calabria, che da sole realizzano quasi il 92% dei residui attivi complessivamente eliminati (corrispondenti a circa un terzo del totale dei residui attivi risultanti dai rendiconti 2014 interessati dall’operazione).

 

In allegato il Report completo della Corte dei Conti.