La liquidazione dei crediti dovuti dalle pubbliche amministrazioni italiane alle imprese si è rivelata di entità addirittura inferiore a quanto previsto dal governo, nonostante quest’ultimo avesse indicato una cifra inferiore a quella che realmente spetta alle aziende. Alla fine dell’anno scorso, dei 27 miliardi di euro stabiliti come obiettivo, ne erano stati pagati poco più di 16, vale a dire il 60% circa (ultimo dato disponibile 29 novembre 2013). Tra le cause del ritardo, ci sarebbe la difficoltà a certificare i crediti delle imprese.
Per poter agganciare la ripresa, il ministero dell’Economia ha ritenuto necessario prevedere, per quest’anno, un’altra tranche da 20 miliardi. Resta il fatto che, per ora, siamo riusciti ancora una volta ad avere addosso gli occhi puntati di Bruxelles.
Pochi giorni fa, il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, aveva paventato il rischio dell’apertura di una procedura di infrazione o, in ogni caso, di una misura inflattiva nei confronti dell’Italia per mancati pagamenti. Ora, pare che si passerà dalle parole ai fatti, Tajani, infatti, ha spiegato che il nostro Paese, con le direttiva sui ritardi nei pagamenti, non solo non si è adeguata ai tempi imposti dall’Europa, ma non è riuscita a farlo mentre gli altri Paesi europei sì. All’inizio di febbraio, quindi, sarà inviata al governo italiano la prima lettera di messa in mora, dove saranno specificate le violazioni.
FONTE: CGIA Mestre