Analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio in occasione del Giudizio della Corte dei Conti sul Rendiconto generale dello Stato. “Oltre a ridurre il peso del carico fiscale è necessario restituire stabilità, certezza e durevolezza alle norme fiscali, secondo principi costituzionali fondativi e non mutevoli”.
“L’Italia si colloca ormai ai vertici mondiali per carico fiscale, sia sulle famiglie sia sulle imprese. Quel che è peggio è che negli ultimi 15 anni, a fronte di riduzioni della pressione fiscale in molti paesi appartenenti o meno al sistema dell’euro, l’Italia ha seguito un percorso di chiaro incremento del peso dei tributi a fronte di innumerevoli, confusi e parziali interventi legislativi, spesso attraverso l’inopportuna decretazione d’urgenza, che hanno minato alle fondamenta il rapporto tra istituzioni e contribuenti.
E’, dunque, evidente che, oltre che ‘intollerabile’ come affermato dalla Corte dei Conti, superata una certa soglia, la pressione fiscale mortifica la crescita”. Questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio in occasione del Giudizio della Corte dei Conti sul Rendiconto generale dello Stato. “Oltre a ridurre il peso del carico fiscale – prosegue Confcommercio – è necessario restituire stabilità, certezza e durevolezza alle norme fiscali, secondo principi costituzionali fondativi e non mutevoli, in modo tale da ridurre il costo dell’obbligazione per tutti i contribuenti e favorire l’emersione di base imponibile.
L’altro presupposto per una riduzione del carico fiscale è la riduzione degli sprechi nella spesa pubblica, a partire dallo sfoltimento delle circa 40mila partecipazioni detenute da circa 6.300 enti pubblici in oltre 7.300 società partecipate. Non appare invece condivisibile- conclude la nota – il cenno che la Corte dei Conti fa alla necessità di modificare le tariffe dei servizi pubblici nella direzione di una proporzionalità alla capacità contributiva degli utenti.
Il sistema delle aliquote e degli scaglioni dell’Irpef già assicura la progressività, tanto che oggi l’1% dei percettori paga quasi il 13% di tutta l’imposta sul reddito. Sarebbe fortemente dannosa un’operazione di inasprimento della stessa progressività, ipotesi che potrebbe costituire un nuovo incentivo a nascondere base imponibile con riflessi perniciosi sugli obiettivi di gettito”.