revisore-dei-conti (1)Lo scorso 8 giugno è stata presentata, presso il Ministero della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione, la “Relazione 2016 sul costo del lavoro pubblico” deliberata il 16 maggio 2016 dalle Sezioni Riunite della Corte dei conti.

 

La sentenza della Corte costituzionale n. 178 del 24 giugno 2015, nel dichiarare l’illegittimità costituzionale dell’ulteriore proroga del blocco della contrattazione collettiva per i dipendenti pubblici, chiude di fatto la fase, durata oltre sei anni, dell’adozione di severe misure di contenimento della spesa per redditi da lavoro e sollecita, superata l’emergenza finanziaria, la ripresa di ordinarie politiche di personale. Si tratta di un aspetto che era stato più volte segnalato anche da questa Corte, nel commentare gli effetti finanziari delle manovre per gli anni ricompresi tra il 2010 ed il 2016, derivanti dagli interventi in materia di personale pubblico, adottati a partire dal decreto legge n. 78 del 2010. Con la citata pronuncia, la Corte costituzionale, nel riscostruire l’attuale sistema di riparto delle fonti in materia di pubblico impiego, rileva, peraltro, come la contrattazione collettiva abbia non solo il compito di garantire l’adeguatezza delle retribuzioni al costo della vita, ma anche quello di delineare lo scenario per un utilizzo della leva salariale finalizzato a migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’azione amministrativa.

 

Il percorso indicato non è tuttavia agevole, sia sotto il profilo finanziario, sia in relazione al necessario completamento del quadro ordinamentale di riferimento per la ripresa delle trattative. Per il rinnovo degli accordi collettivi la legge di stabilità per il 2016 ha stanziato per il settore statale risorse pari a 300 milioni, corrispondenti, in pratica, alla sola indennità di vacanza contrattuale, finanziati attraverso un nuovo inasprimento delle politiche di contenimento delle assunzioni, riproponendo, dunque, una misura che sembrava superata nella manovra per l’esercizio 2015.

 

Il quadro normativo per la ripresa dell’attività contrattuale si presenta tuttora fluido. La raggiunta intesa sulla ridefinizione dei comparti di contrattazione lascia aperto il problema della necessaria riaggregazione di quelle sigle sindacali che rischiano di perdere rappresentatività all’interno delle più ampie aggregazioni del personale e postula il raggiungimento di un effettivo riallineamento retributivo nei diversi enti inseriti nel medesimo raggruppamento.

 

La procedura per la contrattazione definita nell’Intesa di aprile 2009 per l’applicazione nel pubblico impiego dell’accordo quadro sull’assetto delle relazioni sindacali (sinora mai sperimentata) necessita di essere coordinata con le disposizioni introdotte dal d.lgs. n. 150 del successivo mese di settembre. Occorre infine procedere a ridefinire, in linea con l’evoluzione dell’assetto ordinamentale, margini di autonomia per i comparti di contrattazione riferiti al personale non statale e la composizione ed i poteri dei rispettivi Comitati di settore.

 

In allegato il testo completo della Relazione.