salariAmpliare da subito la capacità assunzionale dei Comuni, questa è la pressante richiesta dei sindaci emersa nell’Assemblea di Bari. I Comuni vengono da una stretta sugli organici che ha ridotto di 60.000 unità il personale impiegato nel comparto nel periodo 2007-2014 (13% del totale) e dal 2015 ad oggi hanno subito il blocco delle assunzioni sostanziale in ragione dell’esigenza di ricollocare il personale soprannumerario di Città metropolitane e Province: questo vuol dire che di fatto il personale cessato dal servizio nel 2014 e nel 2015 è stato sostituito solo in minima parte tramite processi di mobilità obbligatoria che non hanno di certo soddisfatto l’ulteriore esigenza di ricambio generazionale.

 

Siamo in una situazione di stallo,  è necessario un forte segnale di apertura. Il Governo ha annunciato un piano di assunzioni di personale sanitario e nelle forze dell’ordine, con risorse aggiuntive che saranno stanziate nella prossima legge di stabilità. Bene, parliamo di settori sensibili e importanti. Ma ricordiamo che i Comuni, ai quali la Costituzione affida il ruolo di istituzioni di prima istanza, sono diventati negli anni della crisi il vero “pronto soccorso” per le fasce più deboli della popolazione, e hanno dovuto fronteggiare sul campo le nuove emergenze dell’emarginazione sociale, dell’immigrazione e dell’integrazione, della sicurezza urbana.

 

Il limitato turn over consentito dall’ultima legge di stabilità non è sufficiente per garantire il soddisfacimento di queste esigenze. Non chiediamo di fare assunzioni ulteriori che impattano sui conti pubblici, non chiediamo di stanziare risorse aggiuntive, chiediamo solo di poter sostituire integralmente il personale cessato dal servizio, senza spendere un euro in più, quantomeno nei comuni che abbiano organici già ridotti, e cioè un numero di dipendenti inferiore a quello consentito dal decreto ministeriale per gli Enti dissestati.

 

Un’ulteriore questione che deve trovare celere definizione è quella relativa alla semplificazione della disciplina del finanziamento del salario accessorio. Il rebus di regole negoziali e normative stratificatesi negli anni del congelamento dei contratti pubblici deve trovare opportuna soluzione nel riavvio della stagione contrattuale e nell’attuazione della delega per il riordino normativo del lavoro pubblico. Ma per garantire la continuità dei servizi è indispensabile individuare anche efficaci soluzioni per superare le difficoltà, determinate proprio dal quadro di incertezza regolativa, in cui si trovano molti Comuni chiamati ad effettuare insostenibili recuperi di risorse sui fondi, e quindi privati di una fondamentale leva datoriale: su questo punto l’ANCI ha fatto precise proposte.