multeOccorre fare chiarezza sull’accesa polemica che riguarda l’utilizzo dei proventi delle multe stradali da parte dei Comuni. I Comuni non usano le multe «per fare cassa», come spesso viene loro attribuito. I Comuni, semplicemente, si attengono alla legge. E la legge, purtroppo, al momento non consente il pieno ed effettivo utilizzo degli introiti provenienti dalla sanzioni per interventi sulla sicurezza stradale. Argomenterò nel dettaglio questa mia affermazione. Ma mi preme anche sottolineare che, a monte di ogni ragionamento a riguardo, non si può non tener presente che le multe vengono elevate nei confronti dei cittadini che non rispettano le norme del Codice della strada. Dimenticare l’esigenza, il dovere di far rispettare le regole a beneficio dell’intera comunità, per tuffarsi in polemiche a volte pretestuose, non rende giustizia ad un tema così delicato. Torniamo dunque al tema dell’utilizzo dei proventi delle multe da parte dei Comuni. Come dicevamo, i Comuni rispettano le norme.

 

E nonè un caso se da tempo, come Anci, ne chiediamo una modifica. Parliamo, in particolare, degli articoli 208 e 142 del Codice della strada. Riguardo l’articolo 208, il comma 4 impone al Comune di destinare il 50% dei proventi di ogni multa per specifiche finalità, e secondo una rigida ripartizione. Sarebbe semplice, se su questo principio non si innestassero le complicazioni di una norma farraginosa, modificata per ben sei volte negli ultimi 12 anni, che ad oggi non delinea un quadro uniforme entro il quale muoversie non facilita l’utilizzo dei proventi in favore dei cittadini e del territorio. Basti un solo esempio: all’interno della rigida ripartizione a cui abbiamo accennato, la norma prevede che il 12,5% della quota di proventi destinata a interventi per la sicurezza stradale sia utilizzata per la segnaletica.

 

Se il Comune è però già provvisto di cartellonistica adeguata e non ha necessità di aggiornarla, il vincolo non permette di destinare queste risorse a favore di altri interventi di sicurezza stradale, costringendo il Comune ad accantonare quelle somme per gli anni successivi. Lo stesso meccanismo si verifica per le ulteriori ripar- tizioni previste nell’utilizzo dei proventi da multe. È anche così che si alimenta la percezione del mancato utilizzo di quelle risorse per i fini previsti dalla legge. Ma è proprio la legge che costringe i Comuni, in casi come questi, ad accantonare e non spendere gli introiti delle multe. A tutto questo si aggiunge un’ulteriore stortura che riguarda l’articolo 142, nel quale sono contenute disposizioni relative ai proventi delle sanzioni con autovelox.

 

Abbiamo già fatto notare più volte che si tratta di norme non applicabili: viene prevista la decurtazione del 90% degli introiti provenienti dalle sanzioni se il Comune non invia entro il 31 maggio di ogni anno una relazione in cui viene indicato l’ammontare complessivo dei proventi da multe. Trattandosi di entrate proprie dei Comuni, e non di trasferimenti, non si comprende però in che modo sarebbe mai possibile la decurtazione di risorse già iscritte nei bilanci comunali. Cambiamo finalmente le norme di riferimento. Rendiamole applicabili, flessibilie univoche. Questo, al di là di ogni polemica, dovrebbe essere l’anelito principale di chiunque abbia davvero a cuore gli investimenti sulla sicurezza delle nostre strade.