I Comuni capofila delle Unioni di comuni hanno tempo fino a oggi 8 luglio per chiedere la rimodulazione del Patto di stabilità interno all’IFEL, che per conto dell’ANCI ha attivato un’apposita rilevazione rivolta a tutti i Comuni che, appunto, hanno gestito in qualità di capofila funzioni e servizi in forma associata nel periodo 2009-2012.
Il termine, come prevede l’articolo 31, comma 6-ter, della legge n. 183 del 2011, è di norma il 30 giugno, ma è stato prorogato all’8 luglio.
L’acquisizione dei dati avviene da parte dell’IFEL tramite compilazione di una maschera, con autenticazione nell’area riservata sul portale IFEL http://www.fondazioneifel.it/areariservata/dati-comune (voce menù “Obiettivo patto di stabilità 2015 – rimodulazione Enti capofila) da parte del Comune capofila. L’accesso avviene tramite le credenziali (username e password) già in possesso del Comune; in caso di smarrimento delle credenziali si può inviare una mail agli indirizzi: info@fondazioneifel.it oppure indagini@fondazioneifel.it.
Il Patto di Stabilità Interno (PSI) nasce dall’esigenza di convergenza delle economie degli Stati membri della UE verso specifici parametri, comuni a tutti, e condivisi a livello europeo in seno al Patto di stabilità e crescita e specificamente nel trattato di Maastricht (Indebitamento netto della Pubblica Amministrazione/P.I.L. inferiore al 3% e rapporto Debito pubblico delle AA.PP./P.I.L. convergente verso il 60%).
L’indebitamento netto della Pubblica Amministrazione (P.A.) costituisce, quindi, il parametro principale da controllare, ai fini del rispetto dei criteri di convergenza e la causa di formazione dello stock di debito.
L’indebitamento netto è definito come il saldo fra entrate e spese finali, al netto delle operazioni finanziarie (riscossione e concessioni crediti, partecipazioni e conferimenti, anticipazioni), desunte dal conto economico della P.A., preparato dall’ISTAT.
Un obiettivo primario delle regole fiscali che costituiscono il Patto di stabilità interno è proprio il controllo dell’indebitamento netto degli enti territoriali (regioni e enti locali).
Il Patto di Stabilità e Crescita ha fissato dunque i confini in termini di programmazione, risultati e azioni di risanamento all’interno dei quali i Paesi membri possono muoversi autonomamente. Nel corso degli anni, ciascuno dei Paesi membri della UE ha implementato internamente il Patto di Stabilità e Crescita seguendo criteri e regole proprie, in accordo con la normativa interna inerente la gestione delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.
Dal 1999 ad oggi l’Italia ha formulato il proprio Patto di stabilità interno esprimendo gli obiettivi programmatici per gli enti territoriali ed i corrispondenti risultati ogni anno in modi differenti, alternando principalmente diverse configurazioni di saldi finanziari a misure sulla spesa per poi tornare agli stessi saldi.
La definizione delle regole del patto di stabilità interno avviene durante la predisposizione ed approvazione della manovra di finanza pubblica; momento in cui si analizzano le previsioni sull’andamento della finanza pubblica e si decide l’entità delle misure correttive da porre in atto per l’anno successivo e la tipologia delle stesse.