europa-schengenIl Vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e il Commissario per gli affari economici e monetari, la fiscalità e l’unione doganale Pierre Moscovici hanno inviato una lettera al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, in risposta alla sua comunicazione del 30 maggio.


 

Con quella lettera, il ministro Padoan aveva indicato alla Commissione la portata dell’aggiustamento strutturale (0,3 punti percentuali di PIL) da programmare per il 2018 in quanto ritenuta adeguata allo stato delle finanze pubbliche dell’Italia, anche alla luce dello sforzo di riforma che prosegue ininterrotto da alcuni anni. Alla lettera era allegata un’analisi comparata dello sforzo di consolidamento dei conti pubblici realizzato dall’Italia dal 2009 in avanti, che colloca il nostro Paese in cima alla lista degli Stati virtuosi dell’Unione europea.

 

La risposta della Commissione europea conferma alcune importanti novità nell’approccio alla governance economica dell’eurozona emerse di recente. Innanzitutto la Commissione ribadisce, come già fatto nelle raccomandazioni specifiche per Paese, la consapevolezza che le economie in uscita dalla recessione degli anni passati devono bilanciare la duplice esigenza di sostenere la ripresa e proseguire nel percorso di aggiustamento dei conti pubblici.

 

Inoltre, la Commissione riconosce l’opportunità di affiancare allo strumento dell’output gap – utilizzato per stimare la posizione strutturale dell’economia di un paese al fine di produrre prescrizioni sull’intonazione e le politiche di bilancio, oggetto di analisi critica da parte del Governo dell’Italia e di altri Stati membri – anche indicatori aggiuntivi dello stato di salute dell’economia.

 

In conclusione, questi criteri consentono alla Commissione di avallare un aggiustamento di bilancio anche inferiore a quanto prescritto dalla matrice della flessibilità, purché coerente con l’esigenza di ridurre il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Nel 2018 una riduzione del deficit nominale ulteriore rispetto ai risultati già conseguiti, sebbene inferiore a quella indicata nel DEF, consentirebbe al Governo italiano di proseguire nella politica economica che tra il 2014 e il 2017 ha assicurato una costante riduzione del rapporto deficit/PIL (0,3% di PIL per anno) e la sostanziale stabilizzazione del rapporto debito/PIL (atteso in calo per l’anno in corso), e al tempo stesso ha dato un supporto all’economia, grazie al quale la crescita si va irrobustendo di anno in anno (dallo 0,1% del 2014 all’1,1% nel 2017 – stima, quest’ultima, che i dati più recenti indicherebbero come destinata ad essere superata).