che-cose-lo-spreadChe cos’è lo Spread? Ecco alcune risposte e alcune sintetiche delucidazioni su una delle parole che più sta circolando sulla bocca di tutti in questi giorni.


“Spread” significa in inglese “ampiezza”, “apertura”. Ma a prescindere dall’etimologia e un termine che incute timore un po’ a tutti, mercati e cittadini. Nessuno escluso. Proviamo a vedere, tuttavia, un po’ più nello specifico, di cosa si tratta.

Che cos’è lo Spread?

 

Spread, parola oramai diventata famigerata nel linguaggio quotidiano, è una parola inglese che è tipicamente usata in Italia, nel linguaggio politico o finanziario (the difference in price between related securities), per indicare la differenza di rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi.

 

Il principale riferimento è la differenza tra i tassi di interesse tra i titoli di Stato di Italia e Germania sulla scadenza a 10 anni. Tale differenza oggi è arrivata a 300 punti ed il risultato del rendimento del Btp al 3,11% con quello del Bund allo 0,28%.

 

Come funziona?

 

Più è alto, più il tasso di interesse sui titoli italiani è alto rispetto a quello sui titoli tedeschi. In realtà lo spread cambia perché è cambiato il prezzo dei titoli che vengono comprati e venduti liberamente sui mercati.

 

Ciò, in parole povere, significa che chi ha soldi da investire accetta di usarli per comprare i titoli di stato italiani solo se costano meno e rendono di più, perché li ritiene un investimento più rischioso. E il clima di fuoco nella politica degli ultimi giorni, di certo, non sta aiutando in questo senso.

 

Il Titoli di Stato rappresentano il debito pubblico italiano e sono posseduti sia da investitori italiani che stranieri. Per sapere chi stia facendo crescere lo spread in questo periodo, cioè per sapere chi stia vendendo titoli del debito pubblico del nostro Paese, bisognerà confrontare la composizione del debito pubblico italiano prima e dopo la crisi.

 

Quali rischi stiamo correndo?

 

Lo spread misura la diffidenza dei mercati su titoli “vecchi”, e su quelli non c’è alcun danno diretto per lo Stato (gli interessi che deve pagare non cambiano). Il problema è che la stessa diffidenza colpirà i nuovi prestiti che lo Stato deve continuamente chiedere. Siccome i titoli devono comunque essere venduti, lo Stato dovrà offrire (e pagare) interessi sempre più alti per attrarre gli investitori.

 

Quando gli interessi schizzano troppo in alto il costo per lo Stato può diventare insostenibile. Lo spread ha un effetto anche sulle banche: più sale e più rischia di incepparsi il sistema del credito (tassi più alti, prestiti più difficili da ottenere etc…). A lungo andare questo danneggia imprese e famiglie.