caos-riscossione-tributi-provincia-di-roma-comuni-dissestoLa riscossione dei tributi locali è spesso una materia molto delicata: nell’area Sud Est della provincia di Roma, a causa di una gestione non del tutto trasparente, decine di Comuni rischiano il dissesto.


Si tratta di una situazione poco chiara che si protrae ormai da qualche tempo: al centro del ciclone sarebbe finita la Società che si occupa della riscossione dei tributi locali, una società partecipata da decine di Comuni a sud est di Roma a capitale interamente pubblico.

Il CEP Spa – Consorzio Enti Pubblici ha infatti competenza su un vasto comprensorio che ingloba ben 15 Comuni della provincia di Roma (Artena, Bellegra, Casape, Cave, Colonna, Gallicano nel Lazio, Genazzano, Labico, Palestrina, Percile, Poli, Rocca di Cave, Rocca Priora, Roiate, Zagarolo).

Comuni che adesso rischierebbero il dissesto per non aver incassato le somme frutto della riscossione dei tributi locali sul territorio.

Scopriamo nel dettaglio l’evoluzione del caso e come si è giunti alla situazione attuale.

Riscossione tributi: alcuni Comuni della provincia di Roma rischiano dissesto

Già sul finire dello scorso anno la situazione era sembrata un po’ nebulosa: i lavoratori del Consorzio avevano già iniziato a lamentare la mancanza di stipendio per diversi mesi ed erano scesi in strada a protestare.

Nel frattempo come riportato da il quotidiano Il Messaggero il pm Stefano Luciani aveva aperto un fascicolo sul Consorzio, ipotizzando accuse anche molto gravi come peculato e autoriciclaggio. Secondo il quotidiano romano, infatti, le entrate tributarie sarebbero uscite dalle casse del Consorzio enti pubblici per finire nei conti in banca di manager dell’Ente e imprenditori.

A distanza di mesi, come riportato da Roma Today, emerge che queste entrate sarebbero stare spese per la gestione della struttura e per consulenze e incarichi che, come dovrà approfondire e stabilire la magistratura, non risulterebbero mai stati svolti.

A insospettire le autorità sono state una serie di operazioni finanziarie poco chiare, con migliaia di euro liquidati in affidamento ad aziende probabilmente create ad hoc. Risultato dell’equazione: i bilanci del Cep sono passati in pochi anni a un passivo milionario, con un giro di fatture false milionario, secondo quanto indicato dalla Procura.

A precedere le indagini delle autorità una condanna della Corte dei Conti aveva ingiunto il Consorzio a pagare poco più di un milione di euro al Comune di Cave per non aver “riversato le somme riscosse secondo la tempistica del contratto, nonostante diversi solleciti“.

Si attendono a questo punto gli esiti definitivi dell’indagini, per capire meglio la situazione e per scoprire se i Comuni che hanno subito la vicenda finiranno davvero in dissesto oppure no.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it