L’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) solleva criticità sul bonus TARI 2025 sull’introduzione della nuova componente perequativa prevista da ARERA: troppe incognite operative e costi a carico degli enti locali.
A rischio la tenuta dei bilanci e la chiarezza per i cittadini. La partita del bonus rifiuti si gioca dunque su un doppio binario: da un lato la necessità di sostenere chi è in difficoltà, dall’altro la richiesta dei Comuni di poterlo fare con strumenti chiari, tempi certi e senza nuovi carichi economici non sostenibili.
L’ANCI, insieme alla sua fondazione IFEL, ha espresso forti riserve in merito alla delibera n. 133/2025 dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), che introduce un nuovo contributo perequativo di 6 euro per ogni utenza domestica, destinato a finanziare un bonus sulla tariffa dei rifiuti per le famiglie in condizione di disagio economico. In una nota inviata all’Autorità, l’associazione dei Comuni italiani ha messo in luce numerosi aspetti problematici che, secondo gli amministratori locali, renderebbero impraticabile l’applicazione della misura già nel corso del 2025.
Agevolazioni sociali, ma con troppe incognite
Pur condividendo l’obiettivo di garantire un alleggerimento del peso della TARI per i nuclei familiari più fragili, ANCI contesta le modalità e i tempi con cui la misura è stata definita. La delibera ARERA, infatti, rinvia a un successivo provvedimento l’individuazione concreta dei criteri per l’erogazione del bonus, lasciando nell’incertezza amministrazioni e gestori. Resta da chiarire se il beneficio sarà concesso automaticamente o su richiesta e come verranno gestiti eventuali conguagli.
L’introduzione della misura, inoltre, non si coordina con gli strumenti già attivati da molti Comuni, che in base alla legge 147/2013 possono disporre autonomamente sconti sulla tariffa, spesso superiori al 25%, legati all’ISEE e finanziati con risorse proprie. Un sistema già articolato e calibrato localmente che rischia ora di essere sovrapposto da un meccanismo nazionale non ancora operativo.
Problemi tecnici e organizzativi per Comuni e gestori
Tra le principali criticità evidenziate nel documento, ANCI sottolinea l’impossibilità per gli enti locali di rispettare la scadenza del 30 aprile 2025 per aggiornare i regolamenti comunali e ridefinire le agevolazioni. In molti casi, gli avvisi di pagamento della TARI sono già stati inviati o predisposti: modificare in corsa le bollette comporterebbe spese aggiuntive, ritardi e disorientamento per i contribuenti.
L’automatismo previsto dal bonus richiede inoltre una piena integrazione tra il sistema SGAte (gestito da ANCI stessa, per l’acquisizione dei dati ISEE) e le piattaforme utilizzate dai Comuni e dai gestori per emettere le fatture. Un passaggio che implica aggiornamenti software e nuove procedure, ancora lontane dall’essere completate. Secondo l’associazione, l’infrastruttura necessaria per far dialogare in modo efficiente le banche dati non sarà pronta prima della fine del 2025.
Il nodo della copertura finanziaria
Oltre alle difficoltà operative, ANCI solleva una questione di principio: l’onere del contributo da 6 euro risulterebbe calcolato sulla base delle bollette emesse e non su quelle effettivamente incassate. Una scelta che, secondo l’associazione, rappresenterebbe un peso ingiustificato per i bilanci comunali, costringendo i Comuni a coprire eventuali mancati pagamenti con fondi propri, senza alcun supporto normativo nazionale.
Nel settore dei rifiuti, infatti, le percentuali di morosità sono significative e, a differenza di altri servizi regolati, non esiste la possibilità di sospendere l’erogazione per gli utenti inadempienti. Questo significa che, in presenza di utenti che non versano la TARI, gli enti locali sarebbero comunque obbligati ad anticipare alla CSEA (Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali) l’importo della quota perequativa, con ripercussioni gravi sui bilanci.
Bonus TARI 2025: l’ANCI chiede rinvio al prossimo anno
Alla luce di queste osservazioni, ANCI chiede formalmente ad ARERA di posticipare l’entrata in vigore della misura al 2026. Questo rinvio permetterebbe di definire in modo chiaro e condiviso le regole applicative, consentendo a Comuni e gestori di adeguare le proprie strutture entro la fine dell’anno.
Secondo l’associazione, solo attraverso un percorso di preparazione trasparente e coordinato sarà possibile garantire l’efficacia dell’agevolazione, evitando effetti distorsivi sul sistema e disservizi per i cittadini. In assenza di un rinvio, il rischio è quello di compromettere la credibilità del sistema regolatorio e mettere in seria difficoltà gli enti locali già alle prese con molteplici criticità gestionali e finanziarie.