La BCE alza i tassi d’interesse di 75 punti base, per cercare di tenere sotto controllo l’inflazione. Ecco cosa succede.
BCE alza i tassi 75 punti: la lotta all’inflazione rimane una delle battaglie principali della Banca Centrale Europea, che ha deciso di aumentare nuovamente i tassi d’interesse di 75 punti base (ovvero lo 0,75).
Si tratta del terzo rialzo, dopo quello di luglio (arrivato dopo 11 anni di tassi fermi nell’area europea) e quello di inizio settembre.
Ovviamente la decisione condizionerà anche la vita dei cittadini, soprattutto di chi dovrà stipulare un mutuo o chi ne ha stipulato uno a tasso variabile.
Vediamo cosa succede.
BCE alza i tassi di 75 punti: la decisione della Banca Centrale Europea
I tassi d’interesse stanno subendo un grave rialzo, già dal mese di luglio: l’ultimo aumento è arrivato ieri, pari a 0,75 punti.
Il tasso principale sale al 2%, il tasso dei depositi all’1,5% e il tasso sui prestiti marginali al 2,25%.
La comunicazione è arrivata con una nota, dopo la riunione del Consiglio direttivo, nella quale si comunicava che si prevedono ulteriori aumenti dei tassi e che le decisioni saranno prese di volta di volta, alle riunioni.
Si tratta di dati che non vedevamo da 13 anni: è dal 2009, infatti, che non si vedeva un valore del 2% per i tassi principali.
L’obiettivo dell’Istituto bancario europeo è quello di proteggere l’Europa dall’inflazione. Come dichiarato infatti:
“Il Consiglio della BCE ha deciso di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo prefissato”.
La Presidente della BCE, Christine Lagarde, ha invitato i governi ad abbassare i debiti e ad aumentare il PIL:
“I governi devono perseguire politiche di bilancio che portino alla discesa dei debiti elevati, e le politiche strutturali devono aumentare il potenziale di crescita”,
richiedendo anche una rapida attuazione delle riforme relative al PNRR e alla Next Generation EU.
BCE alza i tassi di 75 punti: le conseguenze per i cittadini
Come sappiamo, i tassi d’interesse sono lo strumento principale nella politica monetaria e rappresentano il “costo del denaro”.
Più i tassi sono alti e minore sarà la convenienza, per i cittadini, di fare investimenti. Il rialzo dei tassi si ripercuote in un aumento per i mutui per comprare casa e per richiedere un prestito o un finanziamento.
In questo modo, i consumatori e gli imprenditori rimandano gli investimenti, provocando una situazione di stallo nell’economia e una relativa diminuzione dell’inflazione. Comprando di meno, s’investe di meno e i prezzi si abbassano.
La decisione, però, rischia di rendere la vita difficile ai cittadini, soprattutto quelli che vogliono stipulare un mutuo o per chi ne ha già uno a tasso variabile.
Il primo rialzo dei tassi di luglio ha portato i tassi a salire dal 2,07% al 2,17% in media e ciò ha diminuito le richieste di mutui a tasso fisso.
Brutte notizie anche per chi ha un tasso variabile: come riportato in un report di Mutuionline, a fronte di un mutuo a tasso variabile da 140mila euro, rimborsabile in 20 anni, la rata salirebbe di 50 euro, a causa del nuovo rialzo dei tassi, che si aggiungerebbero ai 90 euro medi delle precedenti strette.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it