Oggi a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei ministri che darà il via libera al nuovo quadro macroeconomico: il Pil sarà rivisto leggermente al rialzo, ma la vera partita si gioca sulle misure per sterilizzare le clausole di salvaguardia che rischierebbero di “ammazzare i primi spiragli della ripresa”.
Crescita appena più sostenuta del previsto, a +0,7% invece di +0,6%, deficit che resta comunque al 2,6% del Pil quest’anno e leggermente sopra l’1,8% nel 2016 per avere più margini di manovra, e almeno 10 miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica per sterilizzare clausole di salvaguardia che valgono 16,8 miliardi di euro solo il prossimo anno e che rischierebbero di ammazzare i primi spiragli della ripresa. Dovrebbero essere queste le linee della politica economica che il governo traccerà con il primo giro di tavolo sul Def, il Documento di economia e finanza: la riunione del Consiglio dei ministri di oggi darà intanto il via libera al nuovo quadro macroeconomico, lasciandosi invece qualche giorno in più, fino a venerdì, per definire il piano nazionale di riforme, allegato al documento.
Il ‘piatto forte’ sarà appunto il piano per evitare l’aumento di Iva e accise, un ‘salasso’, che stroncherebbe gli sforzi di rilancio dell’economia, con un impatto depressivo calcolato dal Mef in una perdita di Pil a fine periodo (2016-2018) pari a 0,7 punti percentuali. Nuove tasse, ha assicurato Matteo Renzi, non ce ne saranno, l’Iva non aumenterà e, anzi, “se ci saranno ulteriori risorse la priorità sarà per le famiglie e per rendere stabili gli incentivi alle imprese per assumere”.
Il premier starebbe accarezzando l’idea di destinare fondi freschi in particolare in favore delle fasce più povere, quegli ‘incapienti’ che sono rimasti esclusi dal bonus degli 80 euro. Di sicuro, avverte intanto anche Francesco Boccia, minoranza Pd e presidente della commissione Bilancio, bisogna evitare operazioni di ‘ maquillage’ che spostano in là il problema, come ad esempio limitarsi a rinviare gli aumenti al 2017, senza fare tagli veri, a partire da municipalizzate e spese di grandi Ministeri “che non hanno fatto cura dimagrante”. E il contributo principale dovrebbe arrivare appunto dalla spending review che si concentrerà, ha annunciato il nuovo responsabile Yoram Gutgeld, sulla riduzione dei costi della macchina pubblica.
Le forbici dei nuovi commissari (con Gutgeld anche Roberto Perotti) dovrebbero puntare a sforbiciare uffici territoriali (tutti in un unico palazzo), corpi di polizia (a partire dall’ accorpamento della Forestale), centrali uniche di acquisto e partecipate locali, tutte misure già previste dalla legge di stabilità e dalla delega P.a. che vanno implementate. Ma ci saranno anche controlli più stringenti sulle prestazioni sociali a partire dagli assegni di invalidità e accelerazione dei costi standard, con le spese dei Comuni che dovranno essere tutte messe online.
Proprio i sindaci, già alle prese con la gestione dei 2,2 miliardi di minori risorse previste per quest’ anno, sono i primi a lanciare l’ allarme sulla impossibilità di reggere altri tagli. Intanto giovedì ci sarà, ha ricordato Piero Fassino, una riunione delle città metropolitane per valutare il da farsi, mentre un altolà arriva anche sulla local tax, che il governo dovrebbe inserire nel Programma nazionale di riforma, e che non deve essere penalizzante per i Comuni. Il Piano dovrebbe arrivare solo a fine settimana, dopo un approfondimento con i vari dicasteri, insieme all’allegato Infrastrutture che indicherà 49 opere davvero prioritarie, tra cui dovrebbe rimanere, ha precisato il viceministro Riccardo Nencini, anche la Tirrenica, che collegherà Livorno a Civitavecchia.