Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sta valutando l’ipotesi di «rimodulazioni» dell’imposta per rendere più «razionale» il sistema delle aliquote. Rischiano però così alberghi e ristoranti.
Aumenti IVA su Ristoranti e Alberghi?
Il mondo del turismo va in allarme. L’ennesimo annuncio di aumenti IVA ha infatti scatenato parecchie rimostranze nel comparto turistico.
Ma di cosa si tratta nello specifico?
Aumenti IVA su Ristoranti e Alberghi
L’ipotesi riguarda nello speicifico un aumento selettivo dell’Iva: ma solo per gli alberghi di fascia più alta.
In pratica i consumatori pagherebbero l’IVA sui servizi relativi ad alberghi e ristoranti non più al 10%, bensì al 23%.
Oggi lo Stato incassa dunque 6,7 miliardi di Iva. Tassando queste strutture al 23% il gettito salirebbe a 14,9 miliardi, 8,2 miliardi in più. Al netto delle detrazioni, il maggior gettito sarebbe di 6-7 miliardi l’anno.
La dichiarazione della FIPE
E la FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) si scaglia nettamente contro la misura.
Ecco quanto dichiarato in un recente comunicato:
Una misura del genere colpirebbe in maniera trasversale milioni di Italiani per cui un pasto fuori casa fa ormai parte dei consumi quotidiani, per necessità o per stili di vita consolidati e condivisi.
Un panino in pausa pranzo dal lavoro, un caffè al bar, o una semplice pizza con la propria famiglia non possono essere considerati come un lusso. Se, come dichiarato a più riprese, si vogliono far ripartire i consumi non è certo questa la strada da seguire.
La contromossa di Federalbeghi
Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca non nasconde la sua preoccupazione:
“Basta tasse sul turismo e sul lusso. Ci auguriamo davvero che non accada ma, se l’Iva fosse rimodulata e salisse al 22% per gli hotel di alta fascia, abbiamo già pronta una contromossa. Declasseremo tutti gli alberghi a 5 stelle per risparmiare quel famoso 10% di cui si parla. L’Italia si troverà a non avere più alberghi a 5 stelle.”