Assegni a vuoto dimezzati rispetto al 2012. E’ la fotografia che emerge dai dati raccolti dalle Camere di commercio ed elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere.
Tra il I semestre 2012 e 2015, i titoli “cabriolet” si sono infatti ridotti del 57% in termini di numero e del 63% in termini di valore, accentuando una discesa che ha caratterizzato anche l’andamento delle cambiali, in diminuzione, nello stesso periodo, del 37% in termini di numero e del 51% in termini di valore.
Fra gennaio e giugno 2015, in particolare, le occasioni in cui un cittadino o un’impresa si sono visti costretti a ricorrere ad un pubblico ufficiale per notificare un mancato pagamento hanno toccato quota 388.305, per un valore complessivo di quasi 714 milioni di euro. L’81% dei “pagherò” è rappresentato da cambiali (315.283), mentre gli assegni costituiscono il 18% (70.218). Rispetto al primo semestre 2014, si registrano quasi 90mila effetti levati in meno (-19%) e una riduzione del monte complessivo superiore ai 233milioni di euro (-25%).
Nell’ultimo anno, a ridursi un po’ di più è il numero degli assegni (-21%), mentre le cambiali calano del 18%. In termini economici, il valore delle cambiali protestate diminuisce di oltre 135 milioni di euro, quello degli assegni di oltre 95 milioni.
L’analisi territoriale mostra come la frenata più vistosa degli effetti protestati tra il I semestre 2014 e il I semestre 2015 si sia registrata in Valle d’Aosta (-48,77%); seguono Umbria (-28,66%) e Calabria (-23,40%). In termini monetari lo stop più evidente è però quello fatto registrare dalla Liguria (-61,54%) che distanzia di alcuni punti percentuali il dimezzamento dei “pagherò” valdostani (-51,17% rispetto al 2014).
Tra le province, se le grandi città come Roma, Milano, Napoli e Salerno guidano la classifica per numero di titoli protestati, in termini di importi levati salgono ai vertici della graduatoria Sondrio, Treviso, Pesaro e Urbino, in cui in media i “pagherò” superano i 3mila euro. All’altro capo della classifica i residenti di Trieste, Verbania (con importi medi di circa 800 euro) e Biella (911).