L’Ufficio Valutazione Impatto del Senato ha pubblicato un focus ed un documento di analisi riguardanti l’impatto delle nuove regole contabili sui bilanci comunali.
Il decreto legislativo n. 118 del 2011 ha introdotto il principio dell’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi. Dopo tre anni di sperimentazione in circa 400 municipi, il decreto legislativo n. 126 del 2014 ha integrato e regolamentato la riforma, estendendo dal 2015 la nuova disciplina a tutte le amministrazioni locali italiane.
Punto centrale della riforma è stata l’introduzione del principio della competenza finanziaria potenziata: ogni entrata e ogni spesa deve essere registrata dal comune nell’esercizio in cui scade, quando cioè effettivamente l’entrata deve essere riscossa e la spesa pagata.
Per dare meglio evidenza alle spese imputate negli esercizi successivi è stato creato il nuovo Fondo pluriennale vincolato. Nel primo anno di applicazione della riforma è stato effettuato un riaccertamento straordinario dei residui (entrate non riscosse, debiti ancora da pagare) al 1° gennaio 2015, in modo da poterli cancellare o da reimputarli agli esercizi successivi, accrescendo la trasparenza dei bilanci. Dal 2015 inoltre i comuni devono accantonare su una specie di fondo rischi, il Fondo crediti di dubbia esigibilità, le risorse necessarie a far fronte a entrate che, pur iscritte in bilancio, già in passato si erano dimostrate difficili da riscuotere.
Non è stata una rivoluzione indolore: per rispettare i nuovi sistemi contabili – molto complessi da mettere in pratica: oltre 800 pagine di regole – molti sindaci hanno dovuto attuare una vera e propria operazione-verità sui conti del proprio comune, mettendo ordine tra entrate e uscite, cancellando crediti inesigibili, velocizzando i pagamenti e rendendo più efficace la riscossione. A essere in difficoltà si sono dimostrati soprattutto i comuni più piccoli, quelli con meno risorse umane e strumentali a disposizione: su 150 municipi che nel 2015 non hanno rispettato il patto di stabilità interno ben 103 erano sotto i 5 mila abitanti. Come se la sono cavata, in media, tutti gli altri? Quali effetti ha avuto la riforma?
In allegato i focus del Senato.