Via libera definitivo dell’aula del Senato, in terza lettura, al ddl delega di riforma del codice degli appalti. Ad ampia maggioranza, (con il sì di Forza Italia e il voto contrario dei Cinque Stelle che in prima lettura si erano astenuti) il Senato ha approvato in via definitiva il testo che consegna al governo il compito di riformare gli appalti, sulla base di ben 72 criteri direttivi. Ora scatta il conto alla rovescia per la riforma del sistema che vale più di 101 miliardi di euro.
Tra le principali novità del provvedimento il rafforzamento del ruolo di vigilanza e di indirizzo dell’Anac in funzione anti-corruzione. Il governo dovrà ora attuare, con decreto legislativo, le direttive europee interessate e le numerose deleghe contenute nell’articolo unico del provvedimento.
Le nuove regole prenderanno spunto dall’attuazione delle direttive Ue 2014/24 (appalti) e 23/2014 (concessioni) e conterranno una rivoluzione radicale per il settore: un paletto generale di concorrenza con “gare sempre” per appalti e concessioni «salvo casi espressamente previsti» per stroncare la selva delle deroghe, una razionalizzazione e una «centralizzazione» delle stazioni appaltanti, un «miglioramento delle condizioni di accesso al mercato degli appalti e delle concessione pubbliche» per le Pmi, «una riduzione degli oneri documentali» a carico dei soggetti partecipanti alle gare.
Il testo approvato, infatti, si legge in una nota della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, “si muove in coerenza con le indicazioni strategiche delle direttive, e conferma tutte le priorità in esse contenute: semplificazione, riduzione degli oneri, uso strategico degli appalti e, soprattutto, facilitazione all’accesso per le pmi. “Si apre in Italia una nuova stagione di trasparenza, efficienza, qualità, partecipazione, tempi e regole certi nei lavori pubblici”. Lo afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio della Camera.
Previsto il superamento della legge obiettivo e l’introduzione di clausole sociali, per cui le aziende pubbliche e private che decideranno i cambi di appalto, ovviamente con regolare bando, dovranno comunicare la decisione preventivamente alle organizzazioni sindacali. Viene inoltre prevista la razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato; il miglioramento delle condizioni di accesso per le pmi e le imprese di nuova costituzione; la sostituzione del criterio del massimo ribasso con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e la previsione di forme di dibattito pubblico nei territori interessati da opere infrastrutturali che hanno impatto sull’ambiente.
Il cuore della riforma è l’estensione e il rafforzamento dei poteri affidati all’Anac guidata da Raffaele Cantone. Cantone sarà dotato di poteri di intervento cautelari (possibilità di bloccare in corsa gare irregolari), mentre il rispetto degli atti di indirizzo al mercato (bandi-tipo, linee guida, pareri) diventerà vincolante per amministrazioni e imprese. In questa chiave va anche letta la nascita di un albo nazionale dei commissari di gara e il divieto di prevedere scorciatoie normative, bypassando o semplificando le gare, per la realizzazione di grandi eventi. Le deroghe potranno essere ammesse soltanto in risposta a emergenze di protezione civile.