“Siamo soddisfatti per l’accordo ma Anci Puglia predisporrà a breve una richiesta di modifica legislativa, magari con il sostegno di Regione e Upi, per far sì che gli spazi eccedenti dei piccoli Comuni non debbano tornare allo Stato. La Regione Puglia ha “comprato” quelli spazi, pertanto, devono restare sul territorio pugliese, anche a vantaggio dei Comuni più grandi risultati penalizzati dall’accordo 2014. La questione è sempre di “diseguaglianze competitive” tra territori, riteniamo inammissibile che una regione, i territori e le comunità, risultino doppiamente svantaggiati rispetto ad altre, per degli ingiusti vincoli di finanza pubblica che a questo punto devono essere corretti, anche in ottemperanza agli obiettivi di equità costituzionale”. Lo ha detto il presidente di Anci Puglia Luigi Perrone dopo la sigla dell’accordo che regola l’attuazione del Patto di Stabilità regionale verticale incentivato 2014 e che mette insieme Regione ed enti locali a sostegno dell’economia pugliese.
Il PdS Territoriale è uno strumento fondamentale perché consente di coniugare il rispetto dei vincoli di finanza pubblica stabiliti dalla Ue con la necessità di dare adeguata flessibilità di bilancio agli EELL, ma il meccanismo presenta distorsioni a cui va posto rimedio.
La Regione cede poco meno di 97 milioni della propria capacità di spesa agli enti locali pugliesi, di questi, 72 mln ai Comuni e 25 mln alle Province. Questo a seguito di una intesa in Conferenza Stato-Regioni tra la Puglia e Sicilia, per cui: la Regione Puglia cede alla Regione Sicilia euro 80.608.202 della propria dotazione Fondo sviluppo e coesione, mentre la Sicilia cede alla Puglia euro 96.729.842 di spazi finanziari ai fini del PdS interno.
La Regione Puglia per avere spazi finanziari, da cedere agli Enti Locali, per consentire loro far fronte agli impegni assunti con le imprese creditrici, rinuncia ad un’opportunità di sviluppo di oltre 80 milioni di euro di Fondo di coesione. Si concretizza quindi un evidente svantaggio competitivo per il territorio pugliese, una vera e propriasanzione da sforamento di patto di stabilità con decurtazione di trasferimenti, che penalizza fortemente l’economia della nostra regione e presenta gravi problemi di legittimità costituzionale.
A questo si aggiunge un’altra stortura, con conseguente problema di eguaglianza territoriale. La legge di stabilità 2014 prevede che la quota del 50% del contributo complessivo assegnato alle regioni dal PdS regionale verticale incentivato deve essere distribuito da ogni Regione, ai Comuni con popolazione compresa tra 1.000 e 5.000 abitanti, “fino al massimo del conseguimento del saldo obiettivo pari a zero” (praticamente, dei 72 mln di spazi assegnati ai comuni pugliesi, 36 mln dovrebbero andare ai piccoli comuni).
Dalla ricognizione Anci emerge che 47 piccoli comuni (su complessivi 79 interessati), hanno richiesto spazi per € 27.177.642,79 ma hanno un saldo obiettivo complessivo di 18.109.000,00, quindi circa 18.164.691 ritorneranno alla Ragioneria Generale dello Stato per essere attribuiti a tutti gli altri piccoli Comuni italiani.
Comunque, quest’ultima ricognizione Anci dimostra ancora una volta quanto il patto di stabilità soffochi la crescita dei territori. Resta il grande rammarico di non poter liberare l’effettiva capacità di spesa di circa 350.000.000,00 € che proviene da 130 Comuni soggetti al PdS che hanno disponibilità di cassa, segno tangibile di una amministrazione oculata, responsabile ed efficiente dei sindaci pugliesi, una grande potenzialità inespressa, in grado di dare una svolta alla nostra economia, rilanciando gli investimenti a vantaggio di tutto il sistema produttivo. Nei fatti, quindi per i Comuni più grandi le richieste di spazi finanziari avanzate nei prossimi giorni, sono state soddisfatte solo per il 10% circa.
FONTE: Anci