agenzia entratePromozione della compliance, contrasto a evasione ed elusione. Queste le due direttrici principali alla base della strategia perseguita dall’Agenzia delle Entrate, illustrata da Rossella Orlandi in audizione alla commissione Finanze della Camera.


 

Una strategia a doppio binario quella perseguita dall’Agenzia delle Entrate basata sulla promozione della compliance e il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. Questo il nodo centrale dell’audizione tenutasi oggi d fronte alla VI commissione Finanze della Camera da parte del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi.

 

Agenzia delle Entrate: il punto su compliance, contrasto a evasione ed elusione

 

Partendo dal presupposto che l’evasione è un fenomeno che vìola i principi dell’equità fiscale, danneggia l’economia, alterando la concorrenza, e contribuisce a ostacolare la crescita e la competitività del nostro Paese, la numero Uno del Fisco ha ricordato che l’Italia si è dotata di un documento ufficiale attraverso il quale questo fenomeno è costantemente monitorato con metodologie chiare e trasparenti che permette ai policy maker di elaborare strategie fondate su riscontri obiettivi.

 

In base alla relazione presentata al Parlamento occorre rilevare che il tax gap riguardante le entrate tributarie e contributive, nel 2014 ammonta a 111,7 miliardi di euro, e per le sole entrate tributarie, l’importo complessivo è pari a 100,4 miliardi di euro. Questa cifra imponente dimostra che il nostro Paese rimane in una situazione di criticità rispetto ai suoi maggiori competitori europei e che occorre mettere in atto uno sforzo adeguato per incidere sulla struttura produttiva, sulla trasparenza delle procedure e sull’efficientamento dei processi amministrativi, oltreché sul perdurare di efficaci azioni di prevenzione e contrasto all’evasione fiscale.

 

Il tax gap è qualcosa di più della sola evasione fiscale, ha tenuto a precisare la Orlandi, perché tiene conto non solo delle cifre volutamente “nascoste” al Fisco, ma anche di quelle non dichiarate per errori nella compilazione delle dichiarazioni o per mancanza di liquidità da parte del contribuente che, nello specifico, rappresenta circa il 13% del divario delle entrate e vale circa 13 miliardi di euro.

 

Rispetto al 2013 il divario delle entrate tributarie nel 2014 è aumentato dello 0,8% e l’amministrazione finanziaria dopo una attenta analisi delle cause di tale variazione ha messo in atto una serie di contromisure per ridurre il gap, concentrando gli sforzi in particolare sull’Iva – la quota più rilevante di tale divario – che, nel 2014, è pari a 40,5 miliardi di euro, di cui 8,4 miliardi dovuti a mancati versamenti.

 

Per contrastare questo fenomeno nel 2015 sono state introdotte due importanti misure: l’estensione del reverse charge ai settori delle costruzioni e delle pulizie e l’adozione dello split payment per i fornitori della Pubblica amministrazione, ed entrambe le misure hanno contribuito alla riduzione del gap. In particolare, per quanto riguarda lo split payment si rileva una riduzione strutturale del gap di 2,5 miliardi nel 2015 e di un ulteriore miliardo nel 2016.

 

Per gestire al meglio questa innovazione l’Agenzia che ha dovuto erogare, negli anni 2014-2015, maggiori rimborsi, per un ammontare pari a 1,8 miliardi di euro comportando un onere a carico dell’amministrazione fiscale piuttosto impegnativo in quanto i rimborsi sono stati erogati, come previsto dalla legge, con procedura di urgenza per ridurre al massimo l’impatto negativo che lo split payment può produrre sulla liquidità delle imprese.

 

Proseguendo nel suo intervento, su Agenzia Entrate e Compliance la Orlandi ha fatto presente che “l’Agenzia delle Entrate è costantemente impegnata, con le sue articolazioni deputate al controllo e in collaborazione con la Guardia di finanza, in forme di investigazione, anche congiunta, finalizzate a contrastare i fenomeni di frode ed evasione Iva”, rappresentando, nel contempo ai membri della Commissione, che la sola azione di contrasto non è sufficiente per ridurre significativamente, e in tempi ragionevoli, un fenomeno di entità così rilevante come è il gap Iva italiano, ed è per questo che, negli anni 2015-2016,sono state introdotte iniziative di moral suasion basate sull’invio ai contribuenti di comunicazioni predisposte in seguito all’incrocio dei dati delle fatture comunicati dai contribuenti in base al cosiddetto spesometro.

 

Molti contribuenti hanno aderito spontaneamente alle lettere di compliance dell’Agenzia delle Entrate, che consentono loro di ravvedersi spontaneamente usufruendo di condizioni agevolate, e il risultato acquisito di tale operazione ha evidenziato che per ogni 100 euro di maggiore Iva versata si riscontra un importo pressoché analogo di versamenti di altre imposte quali Irpef, Ires e Irap.

 

Continuando nell’esposizione delle principali innovazioni introdotte nel 2017 il direttore delle Entrate ha ricordato la trasmissione infrannuale dei dati delle fatture e delle liquidazioni periodiche Iva.

 

Duplice azione nel contrasto all’evasione

 

La strategia adottata dall’Agenzia delle Entrate su evasione e compliance si basa su due perni principali: la promozione della compliance e il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. Già a partire dal 2015, consolidando nel tempo il rapporto di fiducia con i contribuenti, l’Agenzia ha assunto un ruolo di guida nell’indicare il corretto assolvimento degli obblighi fiscali, sulla base di un dialogo collaborativo dove l’attenzione dell’Amministrazione è rivolta a svolgere una funzione di facilitazione prima di esercitare i poteri di controllo e repressione, facendo in modo che l’attività di contrasto, pur mantenendo un ruolo importante per il recupero dell’evasione fiscale, sia preceduta dall’attività di prevenzione che induce il contribuente verso l’adempimento spontaneo dei propri obblighi, anche prevedendo la possibilità di correggere omissioni o errori nelle dichiarazioni già presentate, con effetti positivi sui livelli di compliance e sul recupero del tax gap.

 

L’intento dichiarato è quello di raggiungere sempre migliori risultati in termini di gettito, di realizzare, attraverso l’adempimento spontaneo, le riduzione dei controlli nei confronti dei soggetti a basso rischio e, nello stesso tempo, potenziare il contrasto delle frodi e il recupero dell’evasione pregressa. La Orlandi ha evidenziato che il 2016 ha rappresentato l’anno in cui l’Agenzia, nello specifico ambito del recupero dell’evasione pregressa, ha ottenuto il maggior risultato mai conseguito dalla sua istituzione, con un gettito di 19 miliardi di euro.

 

I risultati del 2016

 

La promozione della compliance da parte dell’Agenzia delle Entrate è la sfida che maggiormente rappresenta il cambiamento dei rapporti tra Fisco e contribuente, coinvolgendo tutte le strutture dell’Amministrazione, sia centrali che periferiche, nella ricerca di soluzioni a nuovi problemi giuridici, nell’attuazione di piani di investimento in nuove tecnologie, nell’assistenza da fornire al cittadino sia di persona o tramite il call center, nella individuazione di errori e omissioni. Tutto questo complesso lavoro ha prodotto centinaia di migliaia di lettere per la compliance inviate nel 2015 e 2016: si tratta di 533mila comunicazioni spedite nel 2016 – senza contare quelle relative agli studi di settore – che hanno permesso il recupero di circa 500 milioni di euro consentendo a oltre 222mila cittadini di correggere, con sanzioni ridotte, errori che sarebbero costati molto di più. Nello specifico sono state inviate 268mila comunicazioni a cittadini che non avevano riportato una parte del loro reddito complessivo in dichiarazione consentendo loro di rimediare con sanzioni inferiori; 156mila lettere sono state inviate a quanti non avevano presentato la dichiarazione dei redditi e circa la metà di questi vi ha “posto rimedio” prima che scadessero definitivamente i termini per farlo. A queste comunicazioni si sommano le circa 60mila inviate a contribuenti che hanno omesso la dichiarazione Iva o l’hanno effettuata in modo incompleto, e oltre 43mila (pari al 72% dei riceventi) ha corretto la propria dichiarazione.

 

“L’idea di fondo è semplice. – ha sottolineato la Orlandi – L’Agenzia delle Entrate, con la compliance, non è interessata a “punire” chi vuole essere in regola ma sbaglia per puro errore o dimenticanza; a questi cittadini e imprese deve essere offerta l’opportunità di rimediare senza pagare troppo in termini di sanzioni”.

 

Passando all’esame della procedura di collaborazione volontaria, introdotta dalla legge 186/2014, la numero Uno delle Entrate ha messo in evidenza che delle oltre 129.000 istanze arrivate. 127.383 riguardano la cosiddetta collaborazione volontaria internazionale che hanno comportato l’emersione di investimenti e attività di natura finanziaria pari a circa 61,7 miliardi di euro. Nell’ambito del contrasto all’evasione fiscale internazionale nel 2016 l’Agenzia delle Entrate ha predisposto un elenco di soggetti italiani coinvolti nell’inchiesta Panama Papers. Si tratta di circa 750 italiani che, con la costituzione di entità offshore, hanno presumibilmente nascosto al Fisco attività rilevanti di tipo finanziario, detenute in altri Paesi non collaborativi, nonché attività di natura patrimoniale”.

 

Ancora soffermandosi sui risultati conseguiti nel 2016 la Orlandi ha ricordato che sono tuttora in corso le attività investigative riguardanti un importante gruppo bancario internazionale che ha messo in evidenza la sottoscrizione, da parte di migliaia di contribuenti, di polizze assicurative a contenuto finanziario e l’apertura di rapporti finanziari “cifrati”, funzionali all’occultamento e al trasferimento di fondi di provenienza illecita, derivanti, come dimostrato in diversi casi, dalla commissione di reati di frode e evasione fiscale. In questo contesto il gruppo bancario ha definito l’accertamento tributario con la corresponsione di oltre 100 milioni di euro a titolo di imposte, interessi e sanzioni.

 

Nel 2016, grazie all’azione di prevenzione e contrasto all’evasione sono entrati nelle casse dell’Erario circa 19 miliardi, con un incremento percentuale di circa il 28% rispetto al dato 2015; di questi 10,5 miliardi arrivano da attività di controllo sostanziale, in crescita del 36% rispetto al 2015 e 8 miliardi sono frutto dell’attività di liquidazione. Nei 10,5 miliardi sono compresi 4,1 miliardi derivanti dalla voluntary disclosure. Risultato che è andato oltre le previsioni di circa 3,8 miliardi di maggiori entrate, grazie all’attività di controllo portata avanti dai funzionari del Fisco sulle oltre 129mila richieste di adesione.

 

Circa 500 milioni provengono da versamenti spontanei da compliance mentre arriva “un segnale del riconoscimento della bontà dell’attività di accertamento” dal fatto che dei 19 miliardi complessivi recuperati, “ben 13,7 dipendono da versamenti diretti cioè da pagamenti che non hanno richiesto l’attivazione di procedure coattive: Un dato in crescita del 34%“. L’intervento del direttore è proseguito mettendo in evidenza che è cresciuta la riscossione coattiva di circa 400 milioni di euro così come è cresciuta l’adesione alla compliance del 67% rispetto al primo anno di adozione di queste misure: in pratica sono saliti tutti gli indicatori di recupero, passando da 4,4 miliardi del 2006 a 19 miliardi del 2016 con un trend negli ultimi tre anni sempre crescente.

 

Nell’analisi della tipologia dei soggetti controllati si evidenzia il dato, relativo al 2016, che il 40,3% è costituito dai grandi contribuenti, il 15,3% da imprese di medie dimensioni e l’1,4% da imprese di piccole dimensioni e lavoratori autonomi; per quanto riguarda i controlli sulle persone fisiche, sono stati oltre 280.000, per un totale di 378mila contribuenti controllati a cui vanno aggiunti 129mila controlli riguardanti coloro che hanno presentato le istanze di collaborazione volontaria.

 

Per quanto riguarda l’attività di contrasto delle frodi sono state conclusi, direttamente dall’ufficio Antifrode, 166 controlli per un totale di Iva contestata pari a 269milioni di euro e per le imposte dirette e Irap pari, rispettivamente, a 154 milioni di euro e a 135 milioni di euro. Attenzione particolare è stata data alle frodi intracomunitarie, e non è stato tralasciato il fenomeno di frode caratterizzato dall’utilizzo di false dichiarazioni d’intento e di quelli connessi all’effettuazione di acquisti intracomunitari. Attivato un focus specifico sulle auto di lusso rientranti tra le e frodi sugli autoveicoli. Non è da meno il fenomeno delle indebite compensazioni, il cosiddetto “facility management”, dove i costi per il personale e i relativi oneri contributivi sono spesso “abbattuti” tramite l’utilizzo di falsi crediti.

 

Le strategie del 2017

 

Nel procedere dell’audizione il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha messo i evidenza quali sono i principali obiettivi da perseguire nell’anno in corso. Prioritario è il recupero delle imposte evase che snaturano la libera concorrenza e creano inefficienze nel mercato, ponendo al centro dell’azione un notevole potenziamento delle attività di contrasto all’evasione dell’Iva. A questo scopo sarà rafforzato l’uso delle banche dati e delle applicazioni utili per effettuare analisi di rischio, attraverso una maggiore tempestività di acquisizione dati e della loro elaborazione e messa a disposizione degli uffici e delle Pubbliche amministrazioni con cui sono condivisi i dati acquisiti dall’Anagrafe tributaria.  Nel contempo saranno potenziate le misure per il recupero del tax gap Iva, quelle di contrasto alle frodi Iva, quelle finalizzate all’indebita fruizione dei rimborsi fiscali e quelle indirizzate a contrastare efficacemente le indebite compensazioni mediante crediti inesistenti.

 

Proseguirà l’impegno nel contrasto del fenomeno delle false compensazioni. Anche quest’anno l’Agenzia delle Entrate sarà impegnata nella gestione delle istanze di collaborazione volontaria, poiché sono stati riaperti i termini per aderire alla procedura di collaborazione volontaria. In particolare, dal 24 ottobre 2016 fino al 31 luglio 2017 è possibile definire la propria posizione relativa a infedeltà dichiarative di carattere sostanziale connesse alle attività costituite o detenute all’estero, in quanto relative ai redditi che servirono per costituire le attività stesse o derivanti dalla loro utilizzazione, ma anche violazioni sostanziali che non abbiano alcuna connessione con tali attività estere e siano, invece, riferibili a fattispecie evasive cd. “interne”

 

Per le attività oggetto della “nuova procedura”, i termini per l’accertamento e per l’irrogazione delle sanzioni relative alle violazioni in materia di monitoraggio fiscale che scadono a decorrere dal 1° gennaio 2015 sono fissati al 31 dicembre 2018. In campo internazionale si procederà a verificare fenomeni di fittizia residenza all’estero, a individuare l’illecita costituzione de detenzione di attività all’estero e a contrastare le condotte evasive realizzate attraverso l’interposizione di società e istituti esteri nell’esercizio di attività economiche e nella detenzione di beni in Italia.

 

Nel corso del 2017 sarà dedicata particolare attenzione all’attuazione della strategia di gestione della compliance per migliorare i risultati ottenuti in termini di gettito, attraverso l’aumento dell’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti e la riduzione dell’invasività dei controlli nei confronti di soggetti considerati a basso rischio. A tale scopo, si rafforzerà il rapporto fiduciario con i contribuenti complaint, puntando sulla facilitazione degli adempimenti tributari e la crescente qualificazione dei servizi erogati, anche per favorire una maggiore competitività delle imprese italiane, nonché l’attrattività degli investimenti in Italia per le imprese estere che intendono operare nel territorio nazionale. All’attività di promozione della tax compliance sarà, poi, affiancata un’attività di controllo nei confronti dei contribuenti a cui è stata segnalata un’anomalia inerente la loro posizione tributaria e che non hanno chiarito l’anomalia né corretto il proprio comportamento.

 

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