agenzia-delle-entrate-camera-dei-deputatiL’Agenzia delle Entrate alla Camera dei Deputati. Il direttore Ernesto Maria Ruffini ha riferito su fatturazione elettronica, tax compliance (comunicazioni inviate ai contribuenti e indici sintetici di affidabilità fiscale) e risultati della riscossione.


Nell’audizione di ieri presso la VI Commissione finanze della Camera dei deputati, il direttore Ruffini si è soffermato su alcune questioni relative all’operatività dell’Agenzia delle entrate e dell’Agenzia delle entrate-Riscossione.

 

Tra i diversi temi affrontati, si segnalano i seguenti:

 

– fatturazione elettronica
– promozione della tax compliance
– indici sintetici di affidabilità fiscale
– istituzione dell’Agenzia delle entrate-Riscossione
– situazione del “magazzino” dei carichi da riscuotere e inesigibilità delle somme iscritte a ruolo
– prima “rottamazione”
– “rottamazione-bis“.

 

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Fatturazione elettronica

 

In materia di fatturazione elettronica, il direttore ha in primo luogo evidenziato che essa rappresenta la fase più avanzata dell’evoluzione del sistema delle certificazioni delle operazioni rilevanti ai fini Iva e del sistema dei controlli. A oggi, la fatturazione elettronica verso le pubbliche amministrazioni (B2G – Business to Government – introdotta dal Dlgs 55/2013) è già una realtà ampiamente consolidata: nel 2017, infatti, ha riguardato 22mila amministrazioni e 754mila imprese, per circa 30 milioni di fatture elettroniche trattate.

 

Il versante su cui si stanno concentrando gli sforzi dell’Agenzia negli ultimi mesi, quindi, è rappresentato dalla fattura elettronica tra privati. La legge di bilancio 2018, infatti, ha previsto che dal 1° gennaio 2019 l’obbligo si estende a tutte le operazioni commerciali che comportano l’emissione di una fattura (sia B2B sia B2C).

 

Ruffini, dopo aver ricordato quanto recentemente previsto dal Dl 79/2018 in ordine ai tempi di entrata in vigore del nuovo adempimento, ha riepilogato gli atti adottati dall’Agenzia per l’operatività della nuova disciplina (provvedimento e circolare del 30 aprile 2018 – vedi “Carburanti per autotrazione: e-fattura ” e circolare 13/E del 2 luglio 2018) e, soprattutto, i diversi servizi gratuiti messi a disposizione di tutti gli operatori Iva dall’Agenzia (procedura web e app per la predisposizione e trasmissione delle fatture elettroniche; procedura per la predisposizione delle fatture elettroniche in assenza di connessione internet; servizio di generazione di un QR-Code per l’acquisizione in automatico dei dati identificativi del cessionario; servizio di pre-registrazione dell’indirizzo telematico dove poter ricevere di default tutte le fatture; possibilità di utilizzare i canali telematici degli intermediari per trasmettere e ricevere le fatture elettroniche; servizio di conservazione delle fatture emesse e ricevute).

 

Il direttore ha altresì sottolineato che la fatturazione elettronica costituisce un ulteriore passaggio verso la progressiva dematerializzazione dei modelli di dichiarazione delle persone fisiche. Infatti, allorquando il nuovo sistema sarà completamente a regime, anche per i titolari di partita Iva si potrà procedere, come per le persone fisiche, alla precompilazione delle dichiarazioni fiscali (dichiarazione Iva e dichiarazione dei redditi).

 

Promozione della tax compliance

 

Sul versante dell’attuazione dei tributi, Ruffini ha ricordato che attualmente l’attività dell’Agenzia è orientata al raggiungimento di due obiettivi convergenti: la promozione della compliance spontanea e il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. Al centro dell’operato dell’Amministrazione vi è il cittadino-contribuente, rispetto al quale l’Agenzia, prima di esercitare poteri di controllo e di repressione, ha l’onere di svolgere un ruolo di “facilitazione“. Nel mutato contesto operativo, un ruolo decisivo assumono le comunicazioni per la promozione della compliance inviate a cittadini, professionisti e imprese, e sulla base delle quali è possibile rimediare a errori od omissioni beneficiando di sanzioni ridotte.

 

La nuova modalità di approccio al contribuente sta dando risultati positivi sia in termini di cambiamento dei comportamenti (anche per gli anni successivi) sia in termini di recupero di imposte non versate o versate erroneamente in misura ridotta. È un programma in pieno sviluppo, nell’ambito del quale l’Agenzia sta effettuando importanti investimenti tecnologici e operativi. I numeri confermano il trend di crescita: nel 2017, infatti, sono state inviate oltre 1.460.000 comunicazioni.

 

Indici sintetici di affidabilità fiscale

 

Nell’ambito della promozione della tax compliance, Ruffini ha poi affrontato il tema degli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa), che dall’anno d’imposta 2018 sostituiranno gli studi di settore. Gli Isa sono finalizzati a incrementare il clima di fiducia reciproco tra Amministrazione e contribuente, in quanto il nuovo meccanismo consentirà di cogliere l’andamento del ciclo economico e congiunturale e ottenere stime più precise rispetto al sistema precedente.

 

Istituzione dell’Agenzia delle entrate-Riscossione

 

Con riguardo all’attività di riscossione dei tributi, Ruffini ha ricordato il recente riassetto organizzativo che ha comportato lo scioglimento delle società del Gruppo Equitalia, l’attribuzione delle funzioni relative alla riscossione nazionale all’Agenzia delle entrate e l’istituzione di Agenzia delle entrate-Riscossione, ente pubblico economico, strumentale all’Agenzia delle entrate per l’esercizio delle funzioni relative alla riscossione in tutto il territorio nazionale (con esclusione della Sicilia dove opera una società regionale) e sottoposta all’indirizzo e alla vigilanza del Mef.

 

Situazione del “magazzino” dei carichi da riscuotere e inesigibilità delle somme iscritte a ruolo

 

Il direttore, quindi, si è soffermato sul valore contabile residuo dei crediti che i diversi enti hanno affidato, prima a Equitalia e poi all’Agenzia delle entrate-Riscossione, nel periodo dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2017; valore che è complessivamente pari a 871 miliardi di euro e che riguarda una platea di oltre 20 milioni di contribuenti. Esso risulta così ripartito:

 

  • 81% – crediti di natura erariale affidati alla riscossione dall’Agenzia delle entrate, dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, dall’Agenzia del demanio o da altri enti statali
  • 14% – crediti di natura contributiva o previdenziale affidati dall’Inps e dall’Inail
  • 3% – crediti affidati dai Comuni
  • 2% – crediti affidati da altre tipologie di enti impositori (regioni, Casse di previdenza, Camere di commercio, Ordini professionali, eccetera).

 

Ruffini ha poi sottolineato che questo “magazzino” risulta riferito per oltre il 41% a importi difficilmente recuperabili: 360,5 miliardi di euro sono dovuti, infatti, da soggetti falliti, da persone decedute e imprese cessate o ancora da soggetti nullatenenti (in base ai dati presenti in Anagrafe tributaria).

 

Per ulteriori 47,8 miliardi, la riscossione risulta sospesa a seguito di provvedimenti di autotutela emessi dagli enti creditori o sentenze dell’autorità giudiziaria o, ancora, per effetto delle richieste di accesso alla “rottamazione”. Inoltre, altri 13,7 miliardi di euro sono oggetto di rateizzazioni in corso.

 

Rimangono ancora 448,9 miliardi di euro, di cui oltre l’81% (364,7 miliardi) si riferisce a contribuenti nei confronti dei quali l’Agente della riscossione ha già tentato invano, in questi anni, azioni di recupero esecutive e/o cautelari e per i quali, come previsto dalla normativa, lo stesso Agente prosegue nelle ulteriori possibili attività di riscossione sulla base delle possidenze e dei rapporti economici presenti in Anagrafe tributaria.

 

Il rimanente importo di 84,2 miliardi di euro è comprensivo anche di debiti, per i quali, in ragione delle norme a favore dei contribuenti sono inibite, o limitate, per l’Agente della riscossione le azioni di recupero. Dall’analisi di questi dati emerge un’anomala consistenza del “magazzino” residuo dei crediti affidati all’Agente della riscossione, che rappresenta un’unicità rispetto al panorama internazionale.

 

Tale situazione, ha sottolineato Ruffini, risulta fortemente influenzata dal quadro normativo vigente in tema di discarico per inesigibilità delle quote iscritte a ruolo, ovvero la comunicazione che l’Agente della riscossione deve inviare agli enti creditori per rendicontare il proprio operato e documentare l’irrecuperabilità dei crediti affidati. In particolare, l’attuale disciplina non consente un rapido ed efficace svolgimento delle attività di recupero coattivo dei crediti. Inoltre, tale normativa è ancora ispirata a principi propri di un contesto di alterità tra la Pa e i soggetti privati (che erano incaricati dell’attività di riscossione coattiva fino al 2006); contesto ormai superato da oltre dieci anni. Nel suo complesso, quindi, il sistema si presenta eccessivamente macchinoso, in quanto impone lo svolgimento di attività di recupero pressoché indistinte per tutti i crediti iscritti a ruolo.

 

Prima “rottamazione”

 

Nella parte finale dell’audizione, Ruffini si è soffermato sui risultati delle due “edizioni” della definizione agevolata dei debiti affidati all’Agente della riscossione (“rottamazione delle cartelle”). Per quanto concerne la prima “rottamazione” (Dl 193/2016), le domande ricevute entro la scadenza del 21 aprile 2017 sono risultate complessivamente pari a oltre 1,7 milioni e fanno riferimento a una platea di circa 1 milione e 475mila contribuenti (era possibile presentare più istanze, ciascuna per carichi differenti) e a un totale di oltre 9,5 milioni di documenti (cartelle/avvisi di accertamento esecutivo/avvisi di addebito).

 

Il valore complessivo dei debiti (comprensivi di mora, aggi, spese esecutive e diritti di notifica) inseriti nelle istanze presentate è pari a circa 34 miliardi di euro, di cui 2,7 miliardi sono risultati non rientranti nel perimetro applicativo oppure esclusi in base alla disciplina di riferimento. A fronte delle domande di adesione presentate, è stato comunicato, a circa 1 milione e 455mila contribuenti, un importo da corrispondere che, al netto dei debiti non rientranti nel perimetro della definizione agevolata e al netto degli importi “abbuonabili” per effetto della misura agevolativa, è risultato complessivamente pari a 17,8 miliardi di euro di carico iscritto a ruolo.

 

Questo importo, pertanto, si riferisce alle somme che tutti i contribuenti che avevano presentato le domande avrebbero dovuto corrispondere. A circa 20mila contribuenti, invece, è stato comunicato un rigetto totale della domanda di adesione in quanto tutti i debiti indicati nella richiesta erano esclusi dal perimetro applicativo della “rottamazione”. Su un totale di 1,455 milioni di contribuenti ai quali erano state comunicate le somme dovute per la definizione agevolata, circa l’84% (1,221 milioni di contribuenti) ha effettuato pagamenti per tutti o per parte dei debiti indicati nelle domande presentate.

 

L’ammontare complessivo delle riscossioni registrate a titolo di definizione agevolata nel corso del 2017 è stato pari a 6,5 miliardi di euro, a fronte di un dato previsionale di 5,073 miliardi di euro. Per le rate della definizione agevolata che scadono nel 2018, si prevede un riscosso pari a 2,174 miliardi di euro, per un totale di gettito complessivo di 7,247 miliardi di euro. Pertanto, rispetto alle previsione, le riscossioni della “rottamazione” consuntivate nel 2017 hanno registrato una variazione positiva di oltre 1,4 miliardi di euro, in parte dovuta alla scelta del contribuente di corrispondere gli importi da pagare per la definizione agevolata in un’unica soluzione.

 

All’importo riscosso a titolo di definizione agevolata si aggiunge quanto riscosso per l’ordinaria attività, pari a circa 6,2 miliardi di euro, per un risultato complessivo delle riscossioni da ruolo nel 2017 di 12,7 miliardi di euro. I pagamenti della prima definizione agevolata fanno riferimento a una platea di circa 1 milione e 221mila contribuenti (83,1% persone fisiche e 16,9% persone giuridiche), a fronte di 1 milione e 455mila contribuenti cui sono state comunicate le somme da pagare per definire i debiti da loro indicati nelle istanze di “rottamazione” (82,7% persone fisiche e 17,3% persone giuridiche).

 

Le persone fisiche hanno contribuito per circa il 52% al risultato di riscossione finora consuntivato, mentre le persone giuridiche hanno contribuito per il restante 48%.

 

“Rottamazione-bis”

 

Il Dl 148/2017 ha introdotto una nuova edizione della definizione agevolata, prevedendo una disciplina sostanzialmente simile a quella prevista per la prima “rottamazione”. In questo caso, le richieste di adesione, ricevute entro il 15 maggio 2018, sono state circa 950mila (riferibili a circa 840mila contribuenti). Le cartelle interessate dalle domande di ammissione sono oltre 4 milioni, per un valore complessivo di circa 14 miliardi di euro e un importo da pagare, al netto della quota “abbuonabile“, di circa 9 miliardi di euro.

 

Per trasmettere le domande di adesione i contribuenti hanno utilizzato:

 

  • nel 63% dei casi, le funzionalità web del portale di Agenzia delle entrate-Riscossione e la pec
  • nel 36% dei casi, gli sportelli operativi nei vari uffici
  • nel residuo 1%, i canali tradizionali quali, ad esempio, la raccomandata o la posta ordinaria.

 

Per quanto riguarda i soggetti richiedenti, l’85% è riconducibile a persone fisiche, il restante 15% a persone giuridiche. Dal punto di vista del carico oggetto di richiesta, invece, il 44% è riconducibile a persone fisiche, il 56% a persone giuridiche. Per la nuova edizione della definizione agevolata è stato previsto un gettito complessivo di 2,070 miliardi di euro, di cui 1,656 miliardi relativi al 2018 e 0,414 miliardi al 2019.

 

Dal confronto con la prima edizione della “rottamazione” emerge che il numero delle richieste delle persone fisiche è lievemente aumentato (dall’83% all’85%), ma per le persone fisiche si è ridotto l’importo complessivo dei debiti oggetto di richiesta, che passa dal 47% al 44% rispetto al totale dei debiti oggetto di richiesta di adesione.

 

Invece, le domande presentate dalle persone giuridiche diminuiscono dal 17% al 15% rispetto al totale delle richieste, ma aumenta il controvalore dei debiti oggetto di domanda, che passa dal 53% al 56% del totale. Infine, si conferma al 23% il numero dei contribuenti che ha scelto di saldare in unica rata piuttosto che richiedere un piano rateale.