Il Concorso indetto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per l’assunzione di 198 Collaboratori Amministrativi di VII livello, si trova in una situazione di stallo dal 2023: crescono le tensioni tra l’Ente, i sindacati e il personale precario.
Nonostante l’importanza strategica del bando e l’interesse dimostrato da numerosi candidati, le prove selettive non hanno ancora una data ufficiale, alimentando malcontento tra i partecipanti. Lentezze burocratiche e scarse comunicazioni da parte dell’ente hanno ulteriormente aggravato la situazione.
Concorso CNR del 2023 ancora bloccato
Dal 2023, anno di pubblicazione del bando, le procedure selettive non hanno ancora avuto un’accelerazione concreta, lasciando i candidati in una frustrante attesa. La mancanza di una data ufficiale per lo svolgimento delle prove non solo alimenta l’incertezza, ma mina la fiducia nei confronti dell’ente, considerato un pilastro del panorama scientifico e tecnologico italiano.
Le difficoltà, però, non si limitano alla mancata definizione delle tempistiche. Le comunicazioni da parte del CNR, lente e poco frequenti, hanno aggravato il senso di abbandono percepito dai partecipanti. In un contesto in cui la trasparenza e la chiarezza dovrebbero rappresentare la norma, l’assenza di aggiornamenti puntuali e dettagliati sui progressi delle procedure concorsuali lascia spazio a preoccupazioni e polemiche.
Molti candidati, che hanno investito tempo e risorse nella preparazione, denunciano un trattamento che non rispetta le loro aspettative. La situazione è resa ancor più critica dal fatto che il concorso avrebbe dovuto rispondere a un’esigenza urgente: potenziare l’organico del CNR attraverso l’inserimento di personale amministrativo qualificato, indispensabile per il funzionamento e lo sviluppo dell’ente.
C’è anche il nodo delle graduatorie da risolvere
Inoltre, uno dei temi più controversi evidenziato dai sindacati riguarda il trattamento riservato ai vincitori delle graduatorie interne previste dall’articolo 54 del CCNL, conclusesi di recente. Per alcune categorie, tra cui Collaboratori Tecnici (CTER) e Collaboratori Amministrativi (CA), il riconoscimento giuridico ed economico slitterà al 1° gennaio 2024, in netto contrasto con altre graduatorie dello stesso bando pubblicate nel 2023. Questa disparità è stata denunciata dalla FLC CGIL, che definisce la situazione come una “grave ingiustizia” nei confronti del personale, costretto a subire le conseguenze di ritardi amministrativi.
Ancora più critica è la situazione legata agli articoli 53 e 54, dove alcuni lavoratori, pensionati entro il 31 dicembre 2023, rischiano di essere esclusi dalle graduatorie, nonostante abbiano regolarmente presentato domanda. Una decisione che, secondo i sindacati, penalizza ingiustamente i dipendenti più anziani.
Progressioni di carriera: un percorso ad ostacoli
Anche le procedure per il passaggio di livello di Ricercatori e Tecnologi sono fonte di polemiche. La FLC CGIL ha evidenziato numerose criticità nei criteri di valutazione, giudicati troppo discrezionali e poco trasparenti. L’assenza di regole uniformi, sostengono i sindacati, ha minato la coerenza e l’equità delle valutazioni, creando frustrazione tra il personale coinvolto.
Inoltre, molte graduatorie sono state lasciate scadere senza un adeguato utilizzo dei numeri reali delle assunzioni, precludendo a numerosi lavoratori la possibilità di essere inclusi tra i vincitori. Questo, secondo i rappresentanti sindacali, contrasta con l’obiettivo dichiarato del Piano di Rilancio del CNR, che punta a favorire la crescita professionale e la valorizzazione del personale.
La protesta dei precari: stabilizzazione al centro delle richieste
A questa complessa situazione si aggiunge la protesta degli assegnisti e dei lavoratori a tempo determinato del CNR, che nella giornata odierna hanno occupato la sede centrale dell’ente a Roma, nei pressi dell’Università “La Sapienza”. La manifestazione, organizzata da FLC CGIL e UIL Scuola RUA, chiede l’avvio di un percorso di stabilizzazione per i circa 2.700 assegnisti e mille lavoratori assunti tramite il PNRR, molti dei quali in servizio dal 2017 senza certezze contrattuali.
La stabilizzazione sarebbe possibile grazie all’articolo 20 del decreto legislativo 75/2017, prorogato fino al 2026, ma i lavoratori lamentano la mancanza di risposte concrete da parte dell’amministrazione e della presidente del CNR, Maria Chiara Carrozza. “Vogliamo numeri chiari sul precariato e un piano concreto per garantire un futuro a chi lavora da anni in condizioni di incertezza,” ha dichiarato Marilena Ripamonti, rappresentante della FLC CGIL.
Un appello per il futuro del personale
I sindacati chiedono che il CNR dia priorità alla valorizzazione del personale, rispettando quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e dal Piano di Rilancio. L’obiettivo è garantire procedure concorsuali regolari ogni due anni, trasparenti e rapide, per evitare discriminazioni e favorire la motivazione dei lavoratori.
Il personale amministrativo, tecnico e scientifico del CNR rappresenta il cuore pulsante dell’ente, e un trattamento equo e coerente è essenziale per assicurare il pieno funzionamento e il futuro della ricerca in Italia.
Per superare l’impasse, è fondamentale che l’ente adotti un approccio più responsabile, con un piano di comunicazione che preveda aggiornamenti regolari e puntuali e con l’impegno a fissare al più presto una data per le prove. Solo così si potrà evitare che il concorso, da opportunità preziosa, diventi l’ennesimo caso emblematico di inefficienza amministrativa.