Venezia: assurda l’introduzione di una tassa di ingresso per i turisti. Visitare liberamente la città è un diritto, no ai provvedimenti per fare cassa sui grandi numeri.
Apprendiamo con non poco stupore delle delibere predisposte dal Comune di Venezia per introdurre una tassa di ingresso alla città. Il Sindaco Brugnaro assicura che “non ci saranno chiusure” e che “la città resterà aperta e vivibile” ma è piuttosto difficile crederci, poiché l’obbligo di pagamento impedirà, di fatto, il libero accesso al capoluogo veneto. Parliamo di cifre non proprio trascurabili (tre euro nelle fasi di minore afflusso, sei euro nei giorni ordinari, otto euro nei momenti più affollati e addirittura dieci nei periodi in cui in città arriva il maggior numero di visitatori).
Chi pernotta a Venezia, pagando la tassa di soggiorno, non dovrà pagare il Contributo di accesso.
L’amministrazione comunale ha annunciato che le entrate verranno investite in servizi per i cittadini. Nonostante ciò, il provvedimento appare assolutamente iniquo e con ogni probabilità si rivelerà anche antieconomico nonché controproducente per l’intero settore turistico lagunare. È vero che l’imponente afflusso turistico può avere ripercussioni negative su una città fragile come Venezia ed è indubbiamente necessario mettere in atto controlli serrati per evitare che il suo inestimabile patrimonio venga messo a rischio ma è comunque possibile individuare altre soluzioni per tutelarne l’integrità nonché per coprirne i costi di gestione. Non è certo imponendo un pagamento che si può riuscire ad ottenere che i visitatori adottino condotte rispettose, poiché il denaro non garantisce né misura la civiltà di un turista: questa misura, seppure mascherata da investimento per i cittadini, è solo che strumento per “fare cassa” sui grandi numeri. Visitare liberamente la città è un diritto ed è inaccettabile porre vincoli economici all’arrivo dei turisti.