Il Ministero della Salute aveva stabilito che il vaccino per la bronchiolite sarebbe stato gratuito solo in alcune Regioni, per poi ritrattare: ecco cos’è successo.


In una circolare dello scorso 18 settembre, il Ministero della Salute aveva avvisato che, nelle Regioni in piano di rientro (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia), il vaccino per la bronchiolite non sarebbe stato somministrato in maniera gratuita, a differenza delle altre Regioni.

La motivazione era che la prestazione “non era inclusa nei Livelli essenziali di assistenza (LEA)”.

Ma nella giornata di ieri, 19 settembre 2024, il Ministero ha fatto dietrofront, avviando i contatti con l’Aifa, per rendere disponibile a tutte le Regioni l’anticorpo monoclonale, a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Ecco cos’è successo.

Cos’è la bronchiolite e chi colpisce

La bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio dei bambini di età inferiore ad un anno, in particolare nei primi 6 mesi di vita e nel periodo compreso tra novembre e marzo.

Il microrganismo infettivo più coinvolto è il virus respiratorio sinciziale (VRS), ma a causarlo possono essere anche altri virus (come il rinovirus, l’adenovirus e diversi virus influenzali e parainfluenzali).

L’infezione interessa i bronchi e i bronchioli e s’innesca un processo infiammatorio, che porta alla produzione di muco e all’ostruzione delle vie aree.

Vaccino bronchiolite: le polemiche per la prima circolare che esclude alcune regioni

Nella prima circolare del Ministero della Salute, a firma del direttore generale del Ministero Americo Cicchetti, si rilevava che

“risulta, a livello nazionale, che più Regioni abbiano previsto, autonomamente, la somministrazione monodose dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab, contro la bronchiolite dei neonati, senza oneri per i pazienti. Appare quindi necessario, alla luce di quanto sopra rappresentato fornire i seguenti chiarimenti: le Regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia), non possono, ad oggi, garantire la somministrazione dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab, in quanto, come già rappresentato, trattasi di prestazione ‘extra Lea’”.

Il farmaco, infatti, non è inserito nel piano nazionale di prevenzione vaccinale, perciò non è rimborsabile.
Tuttavia, la regione Puglia ha approvato una legge, non impugnata dal Governo, che ne autorizza la somministrazione gratuita.

Nonostante ciò, la circolare del 18 settembre ha sollevato diverse polemiche, che hanno evidenziato l’ineguaglianza tra regioni.

Come detto da Fabiano Amati, presidente della commissione regionale Bilancio e programmazione:

“La lettera dice cose impossibili da credere. In buona sostanza, i bambini pugliesi possono essere condannati alla terapia intensiva e pure alla morte, come ogni anno purtroppo accade, mentre i bambini lombardi possono essere salvati dal virus”.

La decisione sembra, appunto, solo un anticipo di quello che succederà in futuro con l’Autonomia Differenziata, con grandi dislivelli tra le diverse regioni, soprattutto sul tema della sanità.

Vaccino bronchiolite: il dietrofront del Ministero

Nella nuova circolare alle Regioni, sempre a firma di Americo Cicchetti, si chiarisce che

“in considerazione dei possibili profili di iniquità territoriale nell’accesso alle terapie basate sull’anticorpo monoclonale Nirsevimab-Beyfortus, utilizzato per la cura delle infezioni di virus respiratorio sinciziale (Vrs) in età pediatrica, derivabili dall’applicazione della nota del 18/09/2024, il ministero ha già avviato le opportune interlocuzioni con l’Agenzia Italiana del Farmaco e la Direzione Generale della Prevenzione dello scrivente Ministero, al fine di garantire un equo e tempestivo accesso per i pazienti a tutte le terapie approvate che mostrano adeguati profili di appropriatezza, sicurezza ed efficacia su tutto il territorio nazionale”.

Da quanto si apprende, il problema è che esiste una normativa restrittiva per le Regioni in piano di rientro che rende difficoltosa l’erogazione di farmaci non compresi nei Lea, mediante una decisione autonoma da parte di queste.

Per superare l’ostacolo formativo, come comunicato dal Ministero, è previsto per oggi, 20 settembre, una riunione tra i dipartimenti della Prevenzione e della Programmazione.