Ogni frase ha il valore e un significato anche in base a chi la pronuncia. Allo stesso modo, si può valutare chi ha pronunciato la frase, dal valore e il significato che abbiamo scoperto avesse quella frase.
Nell’opinione comune, quando si parla di persone di alto profilo, si pensa a personaggi che hanno un profilo morale, psicologico, intellettuale e professionale di alto livello.
Non si era ancora capito che bastasse mischiare le carte, per far diventare competenti quelli che fino a un’ora prima erano incompetenti, aggiungere qualche altro personaggio, appartenente a qualche club, allo stesso modo di come si aggiunge la panna da cucina o le spezie per non far sentire il tanfo di un cibo scadente, per riuscire a far digerire all’opinione pubblica che si possono fare cose immorali per ragioni morali.
Crisi e competenze
Tutto viene generato da una crisi.
Ma le crisi sono date dall’incompetenza, a cui si è attribuito il fallimento di un governo. Questo ha una sua logica, in quanto, dietro ogni problema c’è sempre qualche incompetente.
Competenza che non si può simulare, alla stregua di un’erezione. Perché la vera competenza è dimostrata sempre dal risultato finale e non da presunzione spacciata per competenza o pensare che basti sapersi vendere per acquisire il talento necessario.
Usare il ricatto dei voti per acquisire potere, è un esercizio che arriva dalla presunzione che tutti coloro che si sono conquistati i voti, sappiano anche amministrare e gestire un ministero.
Eppure, è opinione comune, che potrebbe essere magari anche sbagliata, che i nostri politici sono o incompetenti o corrotti, magari entrambe le cose nello stesso tempo. Si è arrivati anche a dire che fa meno danni un competente disonesto di un onesto incompetente, abbandonando di fatto l’idea che possa esistere un onesto competente.
Eppure, tutto il teatrino di compensazione e del voto di scambio, tra l’assegnazione di un ministero per avere in cambio il voto di fiducia in parlamento, diventa normale, perché legittimato dalle regole.
Nessuno rimane scioccato da questa ipocrisia, mentre si rimane ormai scioccati solo da chi mantiene la coerenza. Se consideriamo oltretutto, che le persone competenti siano poche, dovremmo avere anche dei dubbi quando la competenza è rappresentata da una maggioranza, pertanto, il parere della maggioranza non può essere che l’espressione dell’incompetenza.
A questo punto, incompetenza per incompetenza, almeno era auspicabile attuare la democrazia con le elezioni. Ma la realtà è che se anche si rischia l’incompetenza, serve la maggioranza visibile per avere la forza di farsi obbedire.
Ed è quello che serve quando l’obiettivo finale e concreto, non sta nella gestione dei problemi nazionali, ma nell’attuare quegli obiettivi che prescindono dai ministeri che non siano quello delle finanze, dell’innovazione tecnologica e delle infrastrutture, che sono gli argomenti del Great Reset e pertanto non potevano andare a Speranza o a Di Maio, che di fatto hanno il peso del due di spade quando la briscola è a coppe, ma a cui non si può attribuire il male, ma esclusivamente la loro incompetenza e inconsistenza e di conseguenza, solo la mancanza di onestà.
La questione dell’alto profilo
È bene per questo ricordare ciò che disse il Presidente Sandro Pertini, personaggio di altra statura politica:
“Non esiste una moralità pubblica e una moralità privata. La moralità è una sola, perbacco, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è un politico. È un affarista, un disonesto.”
Ma evidentemente, erano altri tempi, quando l’alto profilo era inteso anche come profilo morale e la morale non era la morale del branco, intesa come l’indignarsi contro qualcun altro, basandosi su un’immorale globalizzazione dell’etica che prevede un sistema morale valido per tutti, secondo le regole dei mercati, fondata sull’autorità morale del più forte.
Per cui diventa immorale seguire un sentiero che non è stato battuto per trovare coraggiosamente la propria strada, per cui la coerenza viene addirittura ridicolizzata in quanto non conforme. I talk-show pullulano di pseudo intellettuali, oggi chiamati opinionisti, che impartiscono lezioni, vantando più che esprimendo il loro pensiero, svuotando il mondo della sua complessità e innestando materia per indignazione e scandalo.
Intellettuali, “cultura” e morale
Una volta gli intellettuali seminavano dubbi cercando delle verità, adesso professano certezze. Ormai si identifica la “cultura” con la cultura di massa, la morale con la morale di massa e l’ideologia con l’ideologia di massa, tutto costruito dalla potenza dei media, che fa esprimere un certo insopprimibile razzismo verso coloro che vivono, un’altra cultura e un’altra morale, che risulta sempre perdente quando si scontra con il profitto, anche quando tale morale di massa sta una tacca più sotto di quella di un pedofilo.
Purtroppo, ormai la politica nel senso pratico del termine, è inconciliabile con il coraggio intellettuale, perché implica solitudine, che è in antitesi con la pratica politica e implica stare distanti dall’esercizio del potere.
Questo fa sì che oggi assistiamo all’esposizione mediatica di opinionisti che preferiscono non urtare la suscettibilità del potere, che è quello che gli consente quella esposizione che ha voltato le spalle alla tradizione della libertà intellettuale e che in altri tempi avrebbe creato qualche sospetto. Adesso la tecnica è quella di essere all’opposizione dei regimi precedenti.
Utilizzando l’istruzione e non il pensiero, per cui anche degli stupidi eruditi, passano per intellettuali o con la nuova denominazione di opinionisti, per cui un cantante o un cuoco, può esprimere concetti di macro-economia, un medico si esprime su questioni di costituzionalità e un politico che non ha mai fatto niente in vita sua, discute di pandemia.
Forse stiamo aspettando invano, che arrivi qualcuno a dire: “Bambini, non si gioca con i fiammiferi”.
Allora tutti quelli che, per i loro sentimenti, sono legati al passato e per i loro pensieri al futuro, non trovano posto nel presente, tanto da pensare a una vecchia pubblicità dell’olio Sasso ai tempi di Carosello, che a un certo punto esclamava: “Fermate il mondo, voglio scendere!”, perché rimanendo in questo mondo, si rischia di dover tornare a rendere attuale una canzone di Fabrizio De André:
“Intellettuali d’oggi idioti di domani, ridatemi il cervello che basta alle mie mani”.
Fonte: articolo di Roberto Recordare