Intelligence, Umberto Broccoli ha concluso le lezioni del Master dell’Università della Calabria: “L’uomo d’intelligence deve essere un ricercatore, un filosofo, un uomo di pensiero e di analisi”.
Umberto Broccoli, archeologo, saggista ed accademico, ha concluso le lezioni del Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri, tenendo una lezione dal titolo: “L’intelligence con parole mie: le ragioni culturali”.
L’intervento di Umberto Broccoli
Broccoli si è soffermato sull’importanza della cultura e della contestualizzazione delle vicende storiche nonché sul ruolo fondamentale del “fattore umano” negli eventi che riguardano l’intelligence.
“ E’ fondamentale comprendere – ha detto – che il fattore umano è un elemento essenziale dell’intelligence. La fonte umana è determinante nella gestione dei conflitti”.
Nel ripercorrere la storia dell’intelligence italiana, ha evocato la figura del nonno, il Generale Umberto Broccoli, che è stato capo del Sifar tra il 1951 ed 1952, uomo al servizio delle istituzioni, reduce della battaglia di El Alamein, che era “allo stesso tempo rigorosamente anticomunista e rigorosamente antifascista, perché patriota einnamorato del suo Paese.
Si deve anche al Generale Broccoli la nascita dell’organizzazione paramilitare denominata “Stay Behind”, presente in tutta Europa occidentale, strutturata in vista di un’ ipotetica invasione sovietica dell’Europa occidentale.
“Stay Behind”
“Nel nostro Paese, questo esercito parallelo, aveva il compito di controllare le mire espansionistiche di Tito, il quale sognava una grande Jugoslavia che si espandesse fino alla pianura Padana. E’ importante contestualizzare le vicende storiche per comprendere gli avvenimenti accaduti nel corso del tempo.
Questo non solo al fine di essere in connessione con il nostro passato, e capire quindi il nostro presente, ma anche perché aiuta a comprendere il rapporto che c’è tra la tra la conoscenza e la tecnica. Non dimentichiamo, infatti, che la conoscenza ha inventato la tecnologia e non viceversa. Tuttavia, oggi, viviamo in un mondo capovolto dove la tecnologia si sta ibridando e staprevalendo rispetto alla conoscenza. Inoltre, nella società odierna le immagini hanno un potere molto pervasivo, sono molto importanti mentre nei secoli passati avevano grande rilevanza le parole. Basti pensare che il patrimonio culturale veniva trasmesso oralmente, senza l’utilizzo della scrittura”.
L’importanza dell’intelligence culturale
Broccoli ha quindi parlato anche dell’importanza dell’intelligence culturale, citando il libro “La Disfatta della CIA” di Robert Baer, il quale affermava che bisogna avere una visione totale per comprendere la realtà . “Nessuna immagine fotografica per quanto dettagliata può far comprendere cosa c’è dentro un edificio o nella mente umana, poiché per interpretare la realtà è necessario visitare i luoghi ed incontrare le persone. E’ essenziale comprendere le persone ed il contesto culturale per assumere decisioni consapevoli ed ottimali”.
A tal proposito ha citato l’archeologo Lawrence d’Arabia, uno dei protagonisti della Prima Guerra Mondiale, che ha favorito in maniera determinante l’autonomia e l’indipendenza dei popoli arabi rispetto all’Impero Ottomano.
Broccoli ha ricordato che “Lawrence d’Arabia conosceva molto bene la storia, la lingua, la cultura araba nonché la religione islamica. E la sua grande competenza gli ha permesso di comprendere e sostenere le ragioni del mondo arabo”.
Infatti, la conoscenza umana ed il fattore umano sono stati determinanti anche per portare avanti operazioni di intelligence ed evitare conflitti tra i popoli.
A tal proposito, ha ricordato la figura di Fulvio Martini, ammiraglio ed agente segreto che per diversi anni ricoprì la carica di direttore del Servizio per le informazioni e la Sicurezza per l’estero. “Martini – ha affermato – quando era ufficiale di marina fu inviato nel Bosforo per controllare i mercantili sovietici che attraversavano il Mediterraneo. Mentre era impegnato in questa operazione ebbe l’intuizione di fotografare le navi russe. La sua azione di intelligence consentì agli americani la scoperta di alcuni pezzi di missili che dovevano essere installati a Cuba. Inoltre, riuscì a comprendere ciò che stava accadendo nei Paesi oltre cortina semplicemente monitorando i giornali locali, riuscendo in questo modo di definire in modo abbastanza preciso gli organigrammi dei vari reparti delle forze armate”.
Ha quindi ricordato la vicenda del colonnello dell’Armata Rossa Stanislav Evgrafovic Petrov che ha dimostrato che per chi si occupa d’intelligence è necessaria la capacità di discernimento. Infatti, ha ricordato che “sebbene Petrov avesse ricevuto diversi segnali, tutti inequivocabili, di un attacco missilistico da parte statunitense verso l’Unione Sovietica, non effettuò le procedure automatiche previste, perché capì che poteva trattarsi di un errore di sistema. Infatti, con la sua decisione, impedì lo scoppio della terza guerra mondiale. Questi episodi dimostrano che è molto importante non fidarsi mai di quello che si vede perché non sempre quello che appare rappresenta la realtà”.
Il fattore umano
“Il fattore umano – ha affermato – è stato e sarà sempre preponderante nelle vicende dell’intelligence. Lo dimostra anche la vicenda di Charles- Maurice de Talleyrand, vescovo, politico, scrittore e diplomatico francese, il quale per avviare e portare avanti le trattative durante il Congresso di Vienna per ridisegnare la carta dell’Europa e ripristinare l’ancien regime, chiese di avere un buon cuoco e del buon cibo. Anche Umberto Federico D’Amato, direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, definito nel libro di Giacomo Pacini “La spia intoccabile”, era profondamente convinto che la buona tavola è uno strumento fondamentale per condurre azioni di spionaggio. Infatti, D’Amato, come Talleyrand, conosceva l’importanza della buona tavola collegata con le attività dei Servizi d’Intelligence a tal punto che firmò con lo pseudonimo di Libero Godio le recensioni su “L’Espresso” e diede vita a prima guida gastronomica d’Italia”.
“Inoltre non dimentichiamo – ha ribadito, che la “Guerra Fredda” è stata combattuta con le spie e con le informazioni che queste riuscivano a procurarsi. In quegli anni agivano anche i cosiddetti “agenti Romeo” della STASI che facevano innamorare persone inconsapevoli perottenere direttamente o indirettamente informazioni sensibili. Inoltre, ha ricordato la vicenda di John Profumo, Segretario di Stato britannico alla guerra nel Governo conservatore di Harold Macmillan, che aveva una relazione con la spoglierellista Christine Keeler, che era anche l’amante del colonnello russo Eugenij Ivanov, agente segreto del KGB. La vicenda fece cadere il governo dell’epoca”
Conclusioni
Broccoli ha concluso affermando che “tutte le vicende dimostrano che l’uomo d’intelligence deve essere un ricercatore, un filosofo, un uomo di pensiero, di analisi e di riflessione. E’ molto importante a tal fine coltivare ed alimentare con lo studio e la conoscenza la dimensione umana, pur essendo consapevoli dei limiti e delle debolezze umane che sono insite in ciascuno di noi”.
Fonte: articolo di Mario Caligiuri