L’Unione Europea condanna l’Italia, colpevole di aver violato i diritti di una bambina nata con maternità surrogata: ecco nei dettagli.
Interviene l’Europa per condannare l’Italia, a causa della violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il motivo è legato al mancato riconoscimento del rapporto di filiazione tra padre biologico e una bambina, nata nel 2019 in Ucraina, con la maternità surrogata.
La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che, come rilevato in casi precedenti, il diritto interno deve prevedere la possibilità di riconoscimento del rapporto giuridico tra un bambino nato attraverso un accordo di maternità surrogata all’estero, qualora ci sia un genitore biologico tra i genitori.
Ecco cos’è successo.
Diritti bambina surrogata: l’Ue condanna l’Italia
Secondo l’Unione Europea, l’Italia ha violato i diritti di una bambina nata col ricorso alla maternità surrogata, impedendo il riconoscimento legale del rapporto di filiazione col padre biologico, rendendola un’apolide.
A portare il caso alla Corte di Strasburgo, nel settembre del 2021, sono stati il padre biologico e la madre intenzionale della bambina, entrambi cittadini italiani.
Il ricorso è arrivato dopo il rifiuto di diversi visti, da parte degli uffici dell’anagrafe e dai tribunali italiani, che non volevano riconoscere legalmente il legame con la bambina.
Nel ricorso si specifica che:
“il rifiuto delle autorità nazionali di riconoscere il padre biologico e la madre intenzionale come suoi genitori, da un lato e il fatto che non avesse la cittadinanza, dall’altro, la ponevano in uno stato di grande incertezza giuridica”.
La bambina non ha documenti d’identità, tessera sanitaria o accesso alla sanità e all’istruzione pubblica.
Nella sentenza, la Corte di Strasburgo ha detto che la piccola
“è stata tenuta fin dalla nascita in uno stato di prolungata incertezza sulla sua identità personale. I tribunali italiani hanno fallito nell’adempiere all’obbligo di prendere una decisione rapida per stabilire il rapporto giuridico della bimba col padre biologico”.
La Corte ha, quindi, stabilito che le autorità italiane dovranno versare alla bimba 15mila euro di danni morali e 9536 euro per le spese legali sostenute dai genitori.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it