Il Consiglio Ambiente dell’UE ha approvato definitivamente la cosiddetta “Direttiva rider”, che riguarda tutti i lavoratori gestiti da piattaforme digitali.


La direttiva, frutto di un accordo raggiunto l’11 marzo 2024 tra gli Stati membri (con la sola astensione della Germania), è volta a migliorare le condizioni di lavoro dei circa 28 milioni di persone impiegate nelle piattaforme online in Europa, cifra che, secondo alcune previsioni, arriverà a 43 milioni entro il 2025. Si tratta di un importante passo avanti, poiché regola per la prima volta l’uso dei sistemi algoritmici nel mondo del lavoro.

UE approva direttiva sui rider: ecco cosa prevede

La direttiva mira a garantire maggiore trasparenza e controllo sull’utilizzo degli algoritmi, che oggi giocano un ruolo fondamentale nella gestione dei lavoratori.

Controllo dei sistemi automatizzati

Tra le novità principali, la direttiva stabilisce che i sistemi automatizzati dovranno essere monitorati da personale qualificato e che i lavoratori avranno il diritto di contestare decisioni prese automaticamente, come i licenziamenti o la disconnessione dalle piattaforme. Nessuno, ad esempio, potrà più essere licenziato tramite un messaggio automatico su WhatsApp, come tristemente avvenuto in passato.

Viene quindi introdotto l’obbligo di supervisione umana nei processi decisionali automatizzati. Fino ad oggi, tramite l’impiego degli algoritmi, venivano prese decisioni cruciali per la vita professionale dei lavoratori senza alcun intervento umano. Tale sistema ha purtroppo generato diversi casi di abuso, come quello del licenziamento di un rider, il quale era deceduto mentre eseguiva una consegna.

Con la nuova direttiva quindi la supervisione umana diventa obbligatoria, garantendo una maggiore equità e trasparenza nei rapporti di lavoro.

Maggiori tutele ai lavoratori

La direttiva riconosce anche il diritto dei lavoratori a non subire penalizzazioni in caso di mancato raggiungimento degli standard imposti dagli algoritmi, i quali spesso si rivelano irrealistici. Un esempio emblematico, riportato dalla Cgil, riguarda una lavoratrice penalizzata con una sanzione pari a 3 ore di multa per non aver completato una consegna di 6,4 km a una velocità media di 26,3 km/h, un tempo paragonabile a quello di ciclisti professionisti. Con l’applicazione della direttiva, tali richieste non saranno più ammissibili.

Un altro aspetto rilevante della nuova direttiva è l’introduzione della presunzione legale di occupazione per i lavoratori delle piattaforme. Questo significa che, in presenza di determinate condizioni che indicano un rapporto di subordinazione, come il controllo e la direzione da parte del datore di lavoro, i lavoratori saranno qualificati come dipendenti e non più come lavoratori autonomi. Questo rappresenta un’importante inversione di tendenza rispetto alla prassi diffusa tra le piattaforme digitali di trattare i lavoratori come autonomi ha spesso determinato un loro sfruttamento.

Oltre a regolamentare i diritti lavorativi, la direttiva introduce anche norme più stringenti in materia di protezione dei dati personali dei lavoratori. Ai datori di lavoro sarà vietato elaborare informazioni sensibili, quali ad esempio lo stato emotivo, psicologico o le convinzioni personali dei propri dipendenti. Si tratta di misure fondamentali per tutelare la privacy e la dignità delle persone che lavorano per le piattaforme digitali.

Adesso tocca agli stati membri recepire la direttiva

Ora che la direttiva è stata approvata, spetta ai singoli Stati membri recepirla nel proprio ordinamento. La senatrice del Partito Democratico, Annamaria Furlan, ha sottolineato l’importanza di un’adozione rapida delle nuove norme da parte dell’Italia. “Possiamo essere pionieri nella ricezione di norme che daranno giustizia a una delle categorie di lavoratori più sfruttati e precari”, ha dichiarato Furlan, membro della commissione Lavoro e Salute.

La senatrice ha evidenziato che in Italia i lavoratori delle piattaforme sono spesso inquadrati come autonomi e quindi esclusi dal godimento di diritti fondamentali come ferie, indennità di malattia e un contratto di lavoro sicuro. La direttiva, secondo Furlan, rappresenta un’occasione per porre fine a questa ingiustizia e garantire che i lavoratori delle piattaforme ricevano le tutele che meritano.

La direttiva sarà ora firmata dal Consiglio e dal Parlamento europeo ed entrerà in vigore dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per adeguare le loro normative nazionali alle disposizioni della direttiva.

Gli scenari futuri

In conclusione, la direttiva rappresenta sicuramente un passo significativo nel tentativo di adeguare la normativa del lavoro all’era digitale. L’uso crescente di algoritmi per la gestione dei lavoratori, specie nelle piattaforme online come quelle per le consegne o i trasporti, ha creato nuove sfide che richiedono un adeguamento delle normative nazionali.

La previsione di una supervisione umana dei processi automatizzati mira a prevenire abusi e a ripristinare una forma di giustizia sociale nelle relazioni lavorative.

Tuttavia, l’adozione di questa direttiva potrebbe scontrarsi con gli interessi delle piattaforme digitali, che finora hanno tratto vantaggio dalla flessibilità e dall’assenza di regolamentazioni rigide. La resistenza di queste aziende a essere soggette a regolamentazioni nazionali e sovranazionali potrebbe rallentare il processo di applicazione della direttiva in alcuni Paesi.